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Moratti: "Non arriverei a far paragoni tra Orsato e Ceccarini"

Moratti: "Non arriverei a far paragoni tra Orsato e Ceccarini"TUTTO mercato WEB
© foto di Stefano Porta/PhotoViews
giovedì 3 maggio 2018, 21:152018
di Simone Lorini
fonte dall'inviato Alessandro Rimi

Massimo Moratti, ex patron dell'Inter, parla così dall’Istituto Nazionale Tumori Milano in occasione dell’evento ‘Inter passione infinita’: “Da tifoso vivi in maniera differente il calcio rispetto a quando sei presidente di un grande club come l’Inter. Bisogna comunque sempre rispondere ai tifosi con la stessa passione e gioia. Se minimamente ti senti presidente hai perso la connessione con loro. Presidente sì, ma tifoso nerazzurro prima di tutto. E’ stato un privilegio guidare questa squadra, ma una settimana dopo aver lasciato sembrava quasi non lo avessi mai fatto. Non torno più a casa con il peso di dover pensare a cosa fare il giorno dopo. Adesso si soffre e basta, al massimo si critica qualcosa, ma certamente è tutto molto diverso. L’Inter è in condizione di mantenere costantemente le proprie caratteristiche nel tempo. Che non c’è solo il vittimismo anche se vittima ci si potrebbe pure sentire. Inter-Juve? I ragazzi sono stati eroici fino alla fine, o quasi. Si poteva restare concentrati ancora qualche minuto. Orsato? Non arriverei a fare paragoni con Ceccarini che fu davvero ‘meraviglioso’. La VAR è importante perché toglie il dubbio, quindi emozionalità, ma della sua importanza ce ne accorgiamo subito non appena si guarda la Champions. Detto questo, dietro c’è sempre una figura umana. Ho vissuto la gara con molta ansia: sembrava che in ogni momento potesse accadere qualcosa. Tante situazioni non quadravano, ma pensavo alla giustizia della VAR. Al di là di tutto, senza i cambiamenti fatti nel finale, l’avremmo portata a casa. Cambiamenti nell’Inter? Ci sono e mi sembrano evidenti. Spero che ai nuovi proprietari, a quel bravo ragazzo di Steven Zhang, venga la passione dovuta agli eventi interisti nel corso del tempo. Con me sono sempre stati molto cortesi, consapevoli di avere tra le mani una società che è un gioiello. Va osservato anche il carattere del club che cambia a seconda di chi prende in mano la società. Mi auguro fortemente che diano sempre il massimo. Bisognerà anche sapersi muovere in determinati ambienti e contesti. Il mercato è cambiato, le cifre esplose, il rischio economico aumentato. Per questo devi saper vendere prima di comprare. Una volta le differenze da coprire erano di 5-6 milioni, adesso si aggirano sui 30-40. Vanno ceduti spesso e inevitabilmente alcuni pezzi pregiati. Certi cartellini molte famiglie non possono più permettersele, le grandi aziende invece sì. Suning lontana? L’Europa è il gioiello a cui tutti vogliono arrivare. Il calcio riflette i mercati in crescita nel mondo: la Cina, l’America e tanti altri. Si dice che la globalizzazione annulla le distanze, ma di fatto la lontananza esiste e bisognerà abituarsi. Serve tanta pazienza. Pochi investimenti sul mercato? In realtà ne hanno fatti.

Se poi parliamo di Dalbert, bisogna dire che su di lui non c’era solo l’Inter. Sarà stato un investimento in ottica futura. Intanto i nuovi proprietari si son portati a casa Skriniar e, anche se solo in prestito, Cancelo. Qualcosa han fatto. Il campionato nel girone di andata è andato talmente bene che ha portato a fare alcune valutazioni sbagliate. Di tutti questi giri, l’unica cosa che avrei fatto io sarebbe stata acquistare un attaccante. Quanto è milanese l’Inter? Se prendiamo i giocatori non lo è per niente e, in questo, anche io sono colpevole. Ronaldo all’Inter? Allora non ci aveva pensato nessuno, forse perché la parola clausola a quei tempi destava un po’ di dubbi. Era molto forte e, quando decisi di prenderlo, fu più semplice del previsto, nonostante un leggero turbamento da parte degli altri presidenti. E’ stata l’idea più brillante perché le cose difficili, molto spesso, sono collegate ai calciatori importanti. Simoni? Forse sbagliai a mandarlo via perché aveva creato una bella alchimia tra lo spogliatoio e lo stesso Fenomeno. Continuavo però a pensare che, con un altro tecnico, Ronaldo avrebbe fatto il doppio dei gol. In quel momento ammetto che avrei voluto con me Capello. Il rapporto con Mourinho? Sempre molto buono. E’ stato l’allenatore che mi ha chiesto meno. Non ho mai ricevuto una richiesta ufficiale da parte sua. Forse Quaresma... ma proprio per questo non ha più fatto altri nomi (ride, ndr). A parte lo scherzo, José è un uomo serio, professionale e capace. Un ottimo allenatore: viene ricordato di più per la sua comunicazione, ma la verità è che era davvero bravo nel suo lavoro. Sapevo sarebbe andato a Madrid, anche se non mi aspettavo quella stupidata della macchina nera in attesa fuori dal Bernabeu. Il giorno dopo però era a casa mia a Milano. La cessione con maggiori rimpianti? Quando le fai è perché devi farle. Magari ti stufi di certe facce tristi. L’acquisto mancato? Cantona, ma anche Mancini. L’errore? La poca attenzione alla difesa. Samuel in questo senso era stato un acquisto fondamentale. La vittoria più bella? Beh Vienna la ricordo con emozione, a Madrid è stato meraviglioso. La sconfitta? Contro la Lazio fu piuttosto negativa e quella con Ronaldo non si può dimenticare. La comunicazione? E’ importantissima, più di ieri. Specchio di un calcio che sta modificandosi sempre di più. Paragoni con mio padre? Mai fatti, l’ho sempre considerato un fenomeno. Da lui ho imparato davvero tanto”.