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Sampdoria, Giampaolo: "Andersen è dello stesso ceppo di Skriniar"

Sampdoria, Giampaolo: "Andersen è dello stesso ceppo di Skriniar"TUTTO mercato WEB
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport
venerdì 14 dicembre 2018, 16:192018
di Raimondo De Magistris

L'allenatore della Sampdoria Marco Giampaolo ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di DAZN a due giorni dal match contro il Parma. E ha affrontato diversi temi: "La sfortuna è figlia di qualcosa che io devo pensare di poter controllare, devo pensare anche di poter deviare la traiettoria di una palla solo con la forza della mente, senza rifugiarmi in un evento sfortunato. Ho avuto diversi giocatori che diventeranno allenatori, ad esempio Colucci. Magari in un futuro potrà prendere il mio posto alla Samp".

"La missione è un ideale - continua Giampaolo - la realizzazione di un pensiero alto che noi rincorriamo. Questo mestiere ti usura, ti toglie, ti rende arido, nei rapporti e negli affetti, è una cosa che non mi rende orgoglioso. Ero un calciatore mediocre, che però capiva come bisognava stare in campo, non avevo qualità, non ero veloce, avevo intelligenza calcistica ma non avevo i mezzi per esprimerla. Non avevo metodo, e il metodo è la cosa più importante per un allenatore".

Il mister abruzzese è poi passato a parlare di moduli e tattica: "Questa è la mia terza Sampdoria, sono 3 squadre diverse. La matrice di tutte e tre è comune, ma le sfumature diverse. Giocavo il 4-3-1-2 già a Siena, poi a Empoli era nel DNA di quel club e io mi sono accorto subito che quella squadra respirava quel tipo di sentimento".

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Sui difensori: "Mi piacciono i difensori che sappiano giocare, centrocampisti aggiunti qualitativamente parlando, devi avere però anche lo spirito difensivo. Riguardo Skriniar mi sono accorto subito che aveva un livello di attenzione altissimo, che ti permette di assorbire velocemente quello che l'allenatore consiglia, un'applicazione feroce. Per Andersen ho respirato le stesse sensazioni, sono dello stesso ceppo".

Su un possibile cambio di modulo: "La sfida è sempre con me stesso, fondamentalmente sono un orgoglioso. Qui mi danno del talebano ogni tanto, perché non cambio sistema di gioco. Dietro un sistema di gioco c'è un mondo di lavoro, cambiare modulo manda i giocatori in confusione. Se non li avessi allenati sul metodo ci starebbe cambiare, perché non avresti fissato un principio. Io sono molto coerente, non è una coerenza autodistruttiva, credo in quello che faccio, la porto avanti con passione ma la rivisito, la ristudio, la riguardo".

Infine, una chiusura sui suoi obiettivi: "Vorrei vincere qualcosa con la mia squadra, che ora è la Samp. Il calcio è una competizione difficile, di settimana in settimana cambiano equilibri, riuscire a lavorare nello stesso club per un medio lungo periodo è già una grande vittoria".