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Simeone e l'evoluzione del catenaccio all'italiana

Simeone e l'evoluzione del catenaccio all'italiana TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 28 aprile 2016, 10:302016
di Raimondo De Magistris

Altra prova di forza. L'Atletico Madrid non vuole smettere di stupire e ieri sera al Vicente Calderon ha dato l'ennesima dimostrazione di forza. Dopo aver eliminato ai quarti di finale il grande favorito per la vittoria finale - il Barcellona di Luis Enrique - i colchoneros hanno avuto la meglio anche nel primo atto delle semifinali conquistando un 1-0 che rende decisamente più complessa la qualificazione in finale del Bayern Monaco di Guardiola.
La ricetta adottata da Diego Pablo Simeone, l'allenatore più in voga in Europa, è sempre la stessa: difesa granitica e ripartenze letali. Un classico catenaccio all'italiana, verrebbe da pensare. In realtà, la squadra di Madrid da quando s'è insediato Simeone in panchina mostra qualcosa di diverso, qualcosa in più. Perché il Cholo oltre alla sua proverbiale garra ha portato una organizzazione difensiva che a livelli così alti, e per così tante stagioni consecutive, non s'era mai vista. Il raddoppio sistematico non manca mai, nemmeno dopo 70 minuti di corsa forsennata.

I centrali di difesa non vanno in affanno grazie al prezioso lavoro dei centrocampisti, esterni sempre attenti a entrambe le fasi di gioco, squadra costantemente racchiusa in 30 metri e una capacità di ribaltare l'azione da difensiva a offensiva quasi unica.
Il resto lo fa la qualità dei calciatori offensivi. Antoine Griezmann è la punta di diamante di un reparto avanzato che può contare anche sul carattere e la determinazione di un Fernando Torres ritrovato e sulle perle, come quella mostrata ieri sera, di Saúl Ñíguez.
Infine spazio ai numeri, quelli che danno sempre un quadro chiaro di cosa sta accadendo: dopo l'inattesa sconfitta col Benfica nella prima partita della fase a gironi, l'Atletico Madrid in casa non ha più subito reti. Solo tre i gol subiti nelle 10 gare di Champions successive al 2-1 incassato nella prima partita. E poi il Vicente Calderon, un fortino che anche contro il Bayern - per tutti i 90 minuti - ha sostenuto e spinto l'Atletico Madrid verso un'ambitissima finale che dopo ieri è più vicina.