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INTERVISTA TC - Praticò: "Reggina come la mamma. Lascio e sogno la A”
martedì 22 gennaio 2019, 22:00Interviste TC
di Sebastian Donzella
per Tuttoc.com

INTERVISTA TC - Praticò: "Reggina come la mamma. Lascio e sogno la A”

"La Reggina è come la mamma: quando ti chiama devi correre da lei". Così Demetrio Praticò, per tutti Mimmo, ci racconta chi gliel'abbia fatta fare di prendere il club amaranto in D e di portarlo, mantenendolo per un paio d'anni, in C. Senza lingotti d'oro sotto il letto o diamanti dentro al materasso. L'ormai ex numero uno del team calabrese ha raccontato a cuore aperto la sua avventura alla Reggina ai microfoni di TuttoC.com.

Dopo tre anni e mezzo di presidenza, come sarà questo 2019 da semplice tifoso?
"Con la soddisfazione di aver lasciato la squadra in buone mani, considerati gli interventi che la nuova proprietà sta facendo. Interventi che possono portare la squadra verso traguardi più ambiziosi. Non perché noi non lo fossimo ma perché le nostre finanze non erano in grado di competere con quelle attuali, nonostante le spese della mia famiglia siano stati molto pesanti. Sono anche speranzoso, da tifoso, per la scalata verso la A: il presidente Gallo la vuole fortemente e mi auguro di cuore che possa farcela".

Una prima parte di stagione difficilissima: la fideiussione Finworld, i fondi bloccati, la curatela fallimentare...
"Ho sempre saputo che, in fondo al tunnel, avrei trovato la luce. Ho sempre avuto la speranza che mi ha dato il buon Dio di risolvere fino all'ultimo minuto la situazione. E, infatti, si è risolta. Il più grande rammarico è quello di non esser riuscito a evitare i punti di penalizzazione. Pur bussando a tutte le porte per avere un prestito per poter sbloccare i fondi in Lega Pro bloccati dalla vertenza dell'avvocato Grassani, non sono riuscito a evitare il segno meno nella nostra classifica. C'è anche il rammarico dei mancati contributi e della mancata collaborazione da parte di persone che potevano contribuire e collaborare. Non dimentichiamoci, inoltre, che per due mesi abbiamo dovuto giocare sempre in trasferta a causa dell'inattesa e non prevista inagibilità dello stadio "Granillo".
Riguardo la fideiussione vorrei ricordare che era stata accettata, tant'è che la federazione ci aveva chiaramente dato l'ok. Poi la Finworld ha avuto problemi e la situazione è precipitata. Avevamo vinto il primo ricorso, poi in secondo grado il giudizio è stato ribaltato ma c'era ancora un terzo giudizio al quale appellarci. Però volevo trovare una soluzione, non continuare una battaglia con la FIGC. E fortunatamente è arrivata la migliore soluzione possibile".

Una società modello divenuta improvvisamente un esempio negativo: è cambiato qualcosa in questi anni con Gravina e Ghirelli?
"Per nulla. Io devo ringraziare entrambi i presidenti e tutti i dirigenti in FIGC e Lega Pro. Ho sempre trovato porte aperte. Avendo avuto in alcuni casi rapporti di amicizia trentennale, in un certo momento del nostro viatico ho capito che non potevo spingermi oltre, altrimenti avrei approfittato dell'amicizia".

Cosa ha sbagliato in questi anni?
"Chi opera sbaglia, in un'attività così frenetica come questa è abbastanza facile commettere errori. Di sbagli ne abbiamo fatti ma il peggiore, forse, è stato quello di aver avuto troppa fiducia nelle persone. E forse son passato sopra a delle situazioni che mi avevano ferito, sarei dovuto intervenire. Ma non l'ho fatto perché non volevo creare problemi alla società".

Che rapporto ha oggi con i tifosi?
"La invito a passeggiare con me nella via centrale della città. Vedrebbe, senza falsa modestia, quante mani strette, quanti ringraziamenti e quanti incitamenti verso la mia persona. Poi, purtroppo, in questi anni ho avuto contro una minoranza mentalmente poco onesta, 4-5 persone che hanno un microfono in mano o un computer davanti e che ci hanno messo continuamente in cattiva luce, perché miravano a distruggere prima la società e poi Mimmo Praticò. Ma "Vattene" in faccia non me l'ha detto mai nessuno, nemmeno questi signori, gli è mancato il coraggio di farlo e anche di guardare in faccia la realtà".

Come è nato questo avvicendamento societario?
"In questi tre anni e mezzo avevamo avuto diverse richieste e come sempre, a porte aperte, abbiamo mostrato a chi la volesse la documentazione. Purtroppo, però, sono sempre rimasti tutti sull'uscio. A fine 2018 un professionista di Reggio ci aveva domandato informazioni e gliele avevamo tranquillamente date. Poi, il 21 dicembre ci ha chiesto un incontro: in giornata abbiamo concluso il passaggio societario in maniera inaspettata. In 12 ore: dall'incontro alla mattina fino al pomeriggio, quando sono arrivato io e abbiam trovato la quadra. Dovevo assolutamente dare continuità alla società, alla città, alla mia Reggina: quando ho visto la disponibilità sia a livello di determinazione che economica, ho subito aderito alla proposta. Non si poteva pensare di correre il rischio di far scomparire il calcio a Reggio dopo i sacrifici enormi fatti dalla mia famiglia, con l'orgoglio di aver lasciato una società stimata e rispettata in tutta Italia".

E qui torniamo all'inizio: come sarà il tifoso Praticò?
"Un assiduo frequentatore della sua squadra del cuore. Seguirò la Reggina al "Granillo" e spero anche di riuscirci fuori casa: da presidente ho saltato solo due trasferte perché non stavo bene. Ricordo ancora a Marsala, il primo anno in Serie D: un freddo cane, sugli spalti nove tifosi più me dieci. Ma l'ho fatto da tifoso, non da presidente: la Reggina mi ha lasciato il segno sin da piccolo. Metaforicamente ma anche praticamente: a quattro anni ero nel vecchio stadio e caddi dalla gradinata in un dirupo. Mi beccai quattro punti sul mento, porto ancora il segno di questo amore dopo oltre 60 anni. Però nel vecchio stadio non posso cascare più: ricordo ancora quando firmai, da assessore allo sport, la delibera per la costruzione del "Granillo".

Che rapporto ha con il nuovo patron Gallo? Quest'ultimo ha detto di aver rilevato la società in condizioni "incresciose, con ulteriori problematiche oltre a quelle prospettate”.
"I rapporti col nuovo presidente sono ottimi. Io ho dato la mia disponibilità per mettere in condizioni le persone serie come lui di lavorare al meglio. Riguardo quelle dichiarazioni ritengo che probabilmente sarà stato informato non in modo perfetto, avrò modo di chiarire con lui questo suo intervento".

Sfogliamo in chiusura l'album dei ricordi...
"Il primo anno in Serie D andavamo in paesi che non sapevi nemmeno esistessero. Ma, in generale, ricordo con gioia l'incontro con tutti i club: abbiamo sempre ringraziato gli avversari e i loro tifosi, ricevendo anche applausi a scena aperta. E poi anche tante partite di sofferenza, vinte con le nostre forze contro chi aveva promesso aiuti mai dati. Quando non si è dentro non si capisce cosa significa portare avanti un club in un campionato di Serie C. Per quelli che sono stati i costi di gestione abbiamo fatto un piccolo miracolo nel continuare. Avrei dovuto alzare bandiera bianca diverse volte ma per passione, orgoglio e amore non ho voluto portare la Reggina nel baratro, lottando oltre ogni misura. Questo è il ricordo più bello di tutti".

Cosa lascia alla Reggina?
"Una nuova proprietà che vuole la A e che, difficilmente, si sarebbe accostata al club senza i nostri sforzi in questi anni. Diversi giocatori come Marino, Mastrippolito e Navas che, secondo me, in A possono arrivarci nei prossimi anni. Senza contare gli oltre 250 ragazzi e bambini nel settore giovanile che potrebbero essere tutti potenziali calciatori di alto livello visto che Berretti, Under 17, Under 15 e non solo, sono prime in classifica. E anche un discreto gruzzoletto in Lega: grazie al minutaggio e ai contributi della Lega la Reggina vanta un credito di poco meno un milione di euro. Direi che come ciliegina sulla torta della mia esperienza da presidente non è male".

Tornerà mai dentro il club?
"Sono stato vicepresidente della Reggina nel vecchio Millennio, presidente in quello nuovo. Quando la Reggina chiama è come una mamma: devi accorrere. Se mai richiamerà, io ci sarò".