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Ghirelli risponde a TC: "Riforma, noi ci siamo. Ma la C serve o no?"TUTTO mercato WEB
© foto di Filippo Venturi
venerdì 1 ottobre 2021, 22:00Altre news
di Matteo Ferri
per Tuttoc.com

Ghirelli risponde a TC: "Riforma, noi ci siamo. Ma la C serve o no?"

Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, con una nota ha risposto all'editoriale di Luca Bargellini sulle nostre pagine: "Carissimo Luca, è sempre un piacere leggerti, offri riflessioni e stimoli. Lo farò su due punti:
A) arbitri, i nostri arbitri sono giovani in formazione ,non hanno gli strumenti tecnologici che hanno quelli più esperti delle serie superiori. Noi, con i nostri denari di lega, li abbiamo dotati di aurecolari  in modo da favorire il dialogo tra arbitro, assistenti senza subire l’impatto esterno. Fra qualche giorno saranno dotati, sempre a nostre spese,  di cardiofrequenzimetri in modo che da remoto si possano monitorare gli allenamenti. La trasmissione di tutte le nostre partite consente di fornire i materiali su cui studiare, un altro punto importante. Il sistema VAR sarebbe molto utile ,specialmente ,come mezzo per accelerare e qualificare la formazione. Il problema è alla nostra attenzione, evidente sorge  il tema dei costi perché comporterebbe non solo costi di acquisto degli strumenti tecnologici ma anche determinerebbe un aumento del numero degli arbitri. Gli arbitri sbagliano ? Certamente si, direi naturalmente. Alcuni , pochissimi in verità, anzi casi isolatissimi pensano come loro sono abituati a pensare, che ci possa essere malafede. In questo caso consiglio di andare alla Procura della Repubblica.
Qualche genio pensa che il sottoscritto diriga gli arbitri, non conosce le regole o è in malafede.
So il dispiacere dei presidenti quando gli arbitri sbagliano, tutti siamo impegnati al miglioramento delle prestazioni, noi fornendo strumenti e occasioni di formazione, la CanPro in accordo con l’Aia svolgendo la funzione di direzione e di didattica, anche di selezione.
B) La riforma. Noi della Lega Pro abbiamo fatto atti concreti.  
Primo dato. L’unica riforma in sessanta anni, anzi autoriforma è la nostra, abbiamo ridotto da 90 a 60 i club di Serie C. Risultato? Scarsissimo. La riforma non è un problema di numeri o meglio chi vuole fare la riforma mette i numeri al termine del processo. Se li metti prima accendi paure, preoccupazioni, agiti gli interessi. O non sai che le riforme hanno un quadro di riferimento temporale da cui dipende la riuscita della riforma o proponi per pura demagogia populistica.
Secondo dato.

Qualche mese fa demmo ,come consiglio direttivo,  mandato al presidente Gravina, sottraendoci poteri di intervento, gli altri lo hanno fatto ?
Terzo dato. Abbiamo proceduto con proposte, via ripescaggi e riammissioni e nuovi criteri per coprire vuoti di organico. Via le deroghe sugli stadi. Licenze nazionali a settembre e preiscrizione a marzo. Flessibilità dei contratti. Cambiare il peso dei procuratori. Abbiamo inciso sulla carne viva nostra.
Quarto dato. Noi siamo per una riforma di sistema, serie A, Serie B, Serie C e Serie D. La riforma si fa se si raggiunge la sostenibilità economica, ad iniziare dal ridiscutere la ripartizione della legge Melandri.
Quinto dato. Ad ottobre faremo una assemblea specifica dei club di Lega Pro, le prime proposte sono già state portate da me nell’ultima assemblea.
Sesto dato. La serie C è un patrimonio unico al mondo per il calcio italiano, deriva dalla storia dei Comuni d’Italia e per questo è così radicata e può annoverare come proprietari i più grandi industriali “veri” d’Italia.
Settimo dato. Chi è per la riforma accetta di discutere tutto, deve essere disponibile come in laboratorio a mettere se stesso in ballo per il bene comune. Un particolare, lo devono fare tutti perché altrimenti da pasdaran della riforma divento il pasdaran  dello scoprire i bluff. Noi ci arriveremo sino a fare una domanda provocatoria, serve o no la Serie C ?
ULTIMA CONSIDERAZIONE: il calcio italiano non si può stoltamente “beare” della vittoria a Londra, deve porsi il problema se ci sia un campionato che applichi il modello Mancini, quello di far giocare giovani calciatori per vincere. Rispondo io, no, non c’è. E quindi bisogna cambiare. Noi vogliamo essere il campionato della formazione di talenti, per farlo abbiamo bisogno di infrastrutture materiali ed immateriali, tradotto vuol dire centri sportivi e “maestri” capaci."