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esclusiva

Alfredo Romano: "Meritocrazia avvilita da regole sbagliate"

ESCLUSIVA TMW - Alfredo Romano: "Meritocrazia avvilita da regole sbagliate"TUTTO mercato WEB
© foto di Marco Rossi/Tuttocesena.it
mercoledì 31 luglio 2013, 09:082013
di Stefano Sica

A Cosenza lo chiamavano il "Professore". Sicuramente per la tecnica che ne faceva un centrocampista di governo più che di lotta. Ma anche per i modi garbati e un po' didattici. Alfredo Romano (31), in effetti, è stato un signore della mediana atipico. A volte regista, in altre occasioni trequartista libero di suggerire assist e invenzioni. La partita che ne descrive più di tutte la versatilità è proprio la finalissima play-off di un anno fa vinta in rimonta contro il Sandonà Jesolo ad Arezzo. "All'inizio eravamo partiti con un 4-2-3-1 ed io ero stato posizionato alle spalle dell'unica punta - ricorda -. Quando siamo passati al 4-3-3 sono stato messo come vertice basso. Con Patania, fino all'arrivo di Napoli, facevo la mezz'ala sinistra. Insomma, ho interpretato tanti ruoli e posso adattarmi dappertutto anche oggi".

Quell'anno, dopo pochi mesi, sembrava fossi destinato all'Ancona. Poi non se ne fece più niente.
"Vero, stavo ad un passo dall'Ancona. A Cosenza si avvertiva una situazione di ridimensionamento e iniziai a guardarmi intorno. Mi arrivò la proposta dell'Ancona ma il Cosenza decise poi di ripartire secondo gli obiettivi che si era prefisso ad inizio stagione. A quel punto decisi di restare. Il club prese anche Longobardi, Marano e Arcidiacono. Insomma, si erano ricreati i presupposti per fare un buon campionato, come poi fu, grazie anche a Napoli che si rivelò un ottimo gestore".

Per la prima volta ti alleni con gli svincolati del Team Napoli Soccer: il motivo di questa scelta?
"Qui ci sono tanti amici con cui ho condiviso l'esperienza di Marcianise. A partire da Bruno Di Napoli, uno dei responsabili del progetto, per finire a Russo, Galizia e Manco".

Marcianise, una pagina lunga ed emozionante della tua carriera.
"E' così. E proprio nell'ultimo anno di vita del club, il 2009/10, credo di aver disputato la mia stagione migliore. Feci anche il miglior gol di tutta la mia avventura calcistica, a Lanciano, da centrocampo. Aridità non poté fare nulla. Vincemmo 2-1. Eravamo una grande squadra, allenata da un maestro come Boccolini. Peccato che quelle favola abbia avuto una fine".

Ma credi che Bizzarro possa un giorno rituffarsi nel calcio?
"Lui aveva con noi un rapporto paterno. Era un presidente di campo, sempre vicino alle esigenze e agli umori del gruppo. Un grandissimo presidente. Ogni tanto mi capita di sentirlo. Non palesa il desiderio di tornare a fare calcio ma sono certo che in cuor suo resta un amante di questo mondo. Chissà".

A Marcianise ci arrivasti dopo la parentesi a Forlì in D. Eri giovanissimo.
"Avevo 18 anni quando mi prese il Forlì. In precedenza avevo svolto tutta la trafila nelle giovanili del Real San Prisco. Quindi feci due anni alla Granarolo Bologna, esordendo anche con gli Allievi. A Forlì sfiorammo la promozione in C2. Ci giocammo tutto all'ultima giornata: il Russi, che era un punto sotto di noi, vinse. Noi pareggiamo a Camaiore. Loro dovevano salvarsi. E così perdemmo il campionato. Un aneddoto antipatico da ricordare".

A Cosenza come si consumò la separazione dopo quel bel campionato?
"Fu una scelta mia. Stava per nascermi un bambino e volevo riavvicinarmi a casa. Ebbi contatti con Turris, Aversa e Ischia. Poi scelsi i gialloblù".

Ma quei pochi mesi lì non sono stati esaltanti.
"Con Campilongo ho avuto un buon rapporto, chiaro e diretto. Lui a un certo punto ha preferito puntare su Armeno, un ottimo calciatore in cui il club credeva tanto. E' stata una scelta rispettabile. Ci siamo parlati e abbiamo deciso di dividere le nostre strade. Senza alcun rancore".

Quindi il Fondi.
"La possibilità di riprendermi una categoria professionistica, dopo l'annata col Sudtirol, mi allettava. Anche se sapevo che la situazione era difficile".

Sulla carta la squadra non era certo da retrocessione.
"Ma nel calcio ci sono tanti equilibri e tanti fattori che devono incastrarsi. La situazione era comunque al limite dell'impossibile e non era facile ribaltarla. Non siamo stati capaci di imprimere la svolta nel periodo a cavallo tra gennaio e febbraio. Dopo la vittoria con l'Aversa abbiamo incamerato 4 sconfitte consecutive. A quel punto era troppo tardi".

Ora sei svincolato: hai anche tu qualche impressione da esternare circa le normative su età media e utilizzo degli under?
"E' evidente che le società hanno tutta l'intenzione di abbassare i costi. E lo fanno un po' perché sanno che i più esperti costano di più, un po' perché il minutaggio fornisce introiti facili. La meritocrazia è scomparsa. Si gioca in base alla carta di identità e non secondo criteri che rispondono a bravura e qualità. In queste condizioni, lo sciopero mi pare una forma giusta di protesta. Sarà estrema, ma ben venga. Io, se devo tornate in D, non ho problemi a rimettermi in discussione. Specie di fronte ad un buon progetto".

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