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Giana Erminio, la solitudine del numero uno

Giana Erminio, la solitudine del numero unoTUTTO mercato WEB
© foto di Francesco Inzitari/ILoveGiana
mercoledì 26 luglio 2017, 09:152017
di Claudia Marrone

La solitudine dei numeri primi. O meglio, dei numeri 1. Perché Sergio Viotti, seduto sui gradoni dello stadio a guardare le sue squadre, ha fatto un certo effetto: si sono infatti affrontate in amichevole Brescia e Giana Erminio, e il portiere, esattamente come accaduto domenica scorsa nel test match contro l'Atalanta, è stato l'unico tra i gianesi a non essere convocato.
Al “Rigamonti” lo si è visto spesso in quella che è stata la sua Curva, un bresciano di nascita da sempre tifosi delle rondinelle, ma in tribuna a vedere la Giana Erminio è una cosa insolita, soprattutto se si pensa al valore che il calciatore ha dato alla squadra nella passata stagione, che ha visto la truppa di mister Albè non solo tra le migliori rivelazioni della terza serie ma anche tra le maggiori protagoniste alla lotta alla Serie B, terminata solo la seconda fase dei playoff contro il Pordenone.
Ma adesso la situazione sembra chiara: qualcosa – difficile sapere cosa senza dichiarazioni dei diretti interessati – si è rotto, e l'estremo difensore è sul piede di partenza. O di rescissione, come è rimbalzato nei giorni scorsi. Difficilmente, data la sua esperienza, accetterà di fare da secondo o addirittura terzo a due giovanissimi che dimestichezza con la categoria devono ancora prenderla, e ovviamente questa è una considerazione lecita in ambito professionale che non manca di rispetto a chi comunque lavora per farsi le ossa, ma punti di incontro sembrano ostici da trovare. Magari a giorni lo saranno, ma per il momento Viotti può essere considerato sul mercato.
Di certo, pesa non avergli dato neppure l'opportunità di giocarsi i test match, quello contro il Brescia soprattutto, dato che non solo ne è tifoso, ma è anche la squadra con la quale ha esordito nel calcio che conta: un po' di sano amarcord non avrebbe fatto male.


Ma il sole tornerà presto a spendere perché, come dice Stefano Sorrentino nel suo libro Gli occhi della tigre, “i portieri, da sempre, hanno qualcosa in più degli altri. Folli forse. Spericolati anche. Meno calciatori degli altri sicuramente. Nel senso migliore del termine. Cadono e si rialzano. Sorridono di più, perché in porta vivono da soli e conoscono il valore della compagnia, delle amicizie”.