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Marani for PresidentTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
venerdì 8 settembre 2023, 09:00Archivio
di Claudio Nassi
per Claudionassi.com

Marani for President

Quando Matteo Marani diventò Presidente della Lega Professionisti di Serie C, domandai chi glielo aveva fatto fare. Venticinque anni di Guerin Sportivo e otto e passa di Sky non dovevano essere buttati, viste le difficoltà in cui versava la categoria. D'accordo, l'avevano preceduto dei signori nessuno, ritiratisi con gravi perdite. Invece ha smentito tutti. Oggi Matteo si fregia di aver potenziato il Museo del Calcio, di cui è Presidente, con cinque dipendenti e programmato di portarlo ad essere uno dei più importanti, ma la cosa che lo inorgoglisce è l'avvento di Sky in Serie C, che significa soldi a chi ne ha bisogno e una maggiore visibilità indispensabile. Non so come ci sia riuscito. Pare con una pressione continua degli ex colleghi all'A.D., tanto da farlo ricredere. So per certo che al momento della stipula, presenti 52 Presidenti su 60, l'alto dirigente ha detto che senza Marani non l'avrebbe fatto.

D'improvviso è aumentata la credibilità di chi in sei mesi centra quello a cui altri non avevano pensato. Che cosa significa? Un grave danno per l'autore. In un mondo dove tutto cambi perché niente cambi, ha mostrato capacità non riconosciute, da portarlo allo scoperto e a imboccare un'autostrada per la Presidenza. Gravina, che ha paura delle ombre, fatta fuori da Presidente del Calcio Femminile Ludovica Mantovani, laureata, poliglotta, organizzatrice del "Trofeo Ravano", figlia di tanto padre e benvoluta da molti, anche per paura potesse essere la prima donna a raggiungere la Presidenza, si trova davanti, inaspettatamente, Marani, autore di un'impresa e con gli sponsor alla porta, perché non potranno non essere presenti.

Quindi in mezzo all'immobilismo più completo, un cambio di passo, da parte di chi doveva rimanere allineato, coperto e portare i 17 voti della categoria a Gravina. Da oggi sarà guardato con sospetto, tanto da essere il candidato numero uno alla Presidenza. Certamente da abbattere, anche se stavolta di fronte non ci sarà una gentildonna, ma un giornalista, con il 99% della categoria a spingerlo.    

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