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Masina: “Io, terzino “filosofo”: gioco nel Torino, ma studio Platone”TUTTO mercato WEB
Adam Masina
© foto di www.imagephotoagency.it
lunedì 25 marzo 2024, 13:00Notizie
di Elena Rossin
per Torinogranata.it
fonte Il Fatto Quotidiano

Masina: “Io, terzino “filosofo”: gioco nel Torino, ma studio Platone”

“Studiare il dualismo tra anima e corpo, approfondirne le ragioni, conoscere l’esito teorico sembra la prova di chi ha deciso di trascorrere la sua vita chino sui libri e non di uno come me” così Adam Masina terzino sinistro del Torino, da gennaio in prestito dall’Udinese, nell’intervista rilasciata  Il Fatto Quotidiano.

Per lei è il pallone invece il principio e il destino della sua esistenza.
“Giocare sempre, fare ogni sforzo per convincere il mister a schierarmi in campo ogni domenica. Questo è ciò che faccio. I miei piedi mi conducono avanti o indietro nella gerarchia che ogni squadra produce. Perché esistono le obiezioni, le diverse valutazioni, le critiche, le proposte di sostituzione in campo. E tu devi fare resistenza allenandoti il doppio per persuadere, convincere e possibilmente vincere”.

Masina è italiano di seconda generazione con doppio passaporto (gioca nella nazionale marocchina) ed è rimasto irretito ai tempi del liceo – tra un tackle e un fuorigioco - nella speculazione filosofica.
“Dovevo valutare, nella tesi della maturità, se fosse condivisibile l’idea del corpo come pura materia, come disvalore e non corredo insostituibile dell’anima. Ho studiato (appassionandomi parecchio) le differenze tra le visioni esistenzialistiche di Schopenhauer e quelle di Platone”.

Perché il tifoso è incontinente, vi adora e vi ingiuria, usa un vocabolario scurrile, volgare, offensivo? Si permette di tutto.
“Perché il tifoso non vede la persona dentro la maglia. Non sono corpi, vite, personalità: solo avversari da incenerire con urla e gesti anche scurrili. La linea di difesa della dignità altrui non esiste sugli spalti, ma noi siamo consapevoli che questa incontinenza è definita dai ruoli e circoscritta negli stadi”.

Fare il calciatore è difficile?
“È faticoso, a volte è un peso ragguardevole. Si vivono le gioie quando il cammino è vincente, i giudizi sulle tue qualità sono positivi e la carriera si allunga sempre verso nuovi traguardi e obiettivi”.

Poi però bisogna fare i conti con declini improvvisi, emarginazione dal campo di gioco, relegamento in panchina, infortuni gravi.
“Gli infortuni e anche le sostituzioni ripetute rappresentano per un calciatore i vuoti, sono la paura che ognuno di noi vive e a volte per i più fragili anche l’incubo di non trovare speranza, di non sapersi riconquistare la prima linea”.

La filosofia non ti insegna a stare in campo.
“La filosofia ti insegna a stare al mondo”.