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Lazio ferma nonostante Correa. Il motivo? L’indice di liquidità: cos’è e a cosa serve
Una sconfitta da 25 milioni. Domenica sera la Lazio è uscita da San Siro nerazzurro senza punti nelle tasche, ma con la consapevolezza che ben presto il portafoglio si riempierà. Perché l’Inter, battendo proprio i biancocelesti, ha fatto scattare la clausola del riscatto di Correa : da accordi, infatti, il diritto sarebbe diventato obbligo al primo punto conquistato nel 2022 dalla squadra di Inzaghi. Dunque, ecco 25 milioni di euro (dopo i 5 per il prestito in estate) per le casse di Lotito, che però non saranno utili per risolvere lo spinoso problema dell’indice di liquidità, perché il saldo avverrà soltanto dal 1 febbraio.
Il mercato della Lazio è ancora fermo per l’indice di liquidità, il motivo che ora impedisce alla società di acquistare giocatori. «Non so neanche caz** sia», ha detto domenica sera Sarri, riferendosi al parametro istituito dalla Figc nel 2015 all’interno del sistema di controlli economico-finanziari. A cosa serve? A dimostrare quanto un club sia in grado di poter rispettare i propri impegni finanziari a breve termine. Come si calcola? Facendo il rapporto tra le Attività Correnti e le Passività Correnti: il valore minimo di 0.8 dell’anno scorso quest’anno è stato abbassato ed è di 0.6.
Alla Lazio servono soldi, come un po’ a tutti. Derivanti sia dalla monetizzazione sulla cessione dei cartellini dei giocatori (qui diventano fondamentali Lazzari e Muriqi) che dal risparmio sugli stipendi, che incidono sull’indice di liquidità. Lazzari (lo vuole il Torino, si lavora al prestito con riscatto) e Muriqi saranno il vero l’ago della bilancia, ma per Tare sarà fondamentale anche a cedere i tanti esuberi presenti, che pesano 10 milioni sul monte ingaggi: di questi, sono andati via solo Escalante (prestito all’Alaves, prendeva 1,3 milioni annui) e Rossi al Monopoli, che gravava poco sugli assegni di Lotito. Il prossimo in uscita è Lukaku, in scadenza a giugno e con un ingaggio da 1 milione: su di lui diversi club, tra cui il Vicenza.
Il mercato della Lazio è ancora fermo per l’indice di liquidità, il motivo che ora impedisce alla società di acquistare giocatori. «Non so neanche caz** sia», ha detto domenica sera Sarri, riferendosi al parametro istituito dalla Figc nel 2015 all’interno del sistema di controlli economico-finanziari. A cosa serve? A dimostrare quanto un club sia in grado di poter rispettare i propri impegni finanziari a breve termine. Come si calcola? Facendo il rapporto tra le Attività Correnti e le Passività Correnti: il valore minimo di 0.8 dell’anno scorso quest’anno è stato abbassato ed è di 0.6.
Alla Lazio servono soldi, come un po’ a tutti. Derivanti sia dalla monetizzazione sulla cessione dei cartellini dei giocatori (qui diventano fondamentali Lazzari e Muriqi) che dal risparmio sugli stipendi, che incidono sull’indice di liquidità. Lazzari (lo vuole il Torino, si lavora al prestito con riscatto) e Muriqi saranno il vero l’ago della bilancia, ma per Tare sarà fondamentale anche a cedere i tanti esuberi presenti, che pesano 10 milioni sul monte ingaggi: di questi, sono andati via solo Escalante (prestito all’Alaves, prendeva 1,3 milioni annui) e Rossi al Monopoli, che gravava poco sugli assegni di Lotito. Il prossimo in uscita è Lukaku, in scadenza a giugno e con un ingaggio da 1 milione: su di lui diversi club, tra cui il Vicenza.
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