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tmw / venezia / Editoriale
Una nuova fusione?
mercoledì 20 maggio 2020, 15:24Editoriale
di Manuel Listuzzi
per Tuttoveneziasport.it

Una nuova fusione?

La notizia dell’addio di Serena alla presidenza del calcio Mestre ha gettato nello sconforto gli appassionati arancioneri, spaventati da un futuro ancora più incerto e nuvoloso di ciò che si sarebbero aspettati solamente pochi mesi fa. Un congedo che era nell’aria da tempo ma che alla luce dell’emergenza Covid e della situazione economica della città e del paese, non può lasciare fiduciosi i tifosi di casa al Baracca. Nello stesso periodo la prima compagine cittadina sembra navigare a vista, legata alle decisioni di una lega calcio  sempre più confusa sulla ripresa del torneo, ed appesa alle parole di un presidente che ha fatto chiaramente intendere come il mantenimento della categoria sia requisito fondamentale per il progetto Venezia FC. Mentre il progetto stadio sembra affondare nella melma della burocrazia e della mancanza di supporti concreti come da tradizione, il popolo unionista inizia a chiedersi se siamo vicini ai titoli di coda di un progetto targato Tacopina che prevedeva tempi decisamente diversi per raggiungere alti livelli e bilanci importanti.

A 33 anni dalla fusione delle due compagini cittadine un folle pensiero rimbalza sui social e sui vari gruppi sportivi veneziani e mestrini. E se ci riprovassimo? Se fosse questo il momento giusto per regalare alle città di mare e di terra un’unica squadra che rappresenti una volta per tutte le due anime del nostro popolo? Una squadra che evidenzi e sottolinei costantemente la propria storia figlia di due gloriose realtà? Perché sebbene l’Unione coinvolga già in sé le due squadre originali e storiche dell’A.C.Venezia e dell’A.C.Mestre, è evidente che una piccola parte degli abitanti di terraferma ed originali tifosi arancioneri si siano defilati dal tifare la nuova creatura di Zamparini in seguito all’accantonamento del nome VeneziaMestre, titolo destituito sulla carta per univoci ed evidenti scopi pubblicitari. Un nome ed un’anima che il popolo unionista ha invece sempre difeso, combattendo per anni a baluardo del tricolore arancioneroverde e di una storia che dal 1987 ha scolpito ed illuminato le vite di tutti noi. Un appellativo ed uno spirito che la curva sud ha portato in giro per l’Italia per un trentennio, trasmettendo alle nuove generazioni il significato dell’arancio, del nero e del verde.

Ma se fosse quindi arrivato il momento di riabbracciare quei cugini che per anni hanno vissuto all’ombra del campanile e dei successi dei vicini? Se quei ragazzi che ostentano con orgoglio la propria “mestrinità” si sentissero nuovamente parte di un progetto che a quel punto avrebbe un bacino d’utenza vicino alle big del paese? Se il nome VeneziaMestre campeggiasse sulle pagine dei quotidiani nazionali ed anche la terraferma si riappropriasse di un livello sportivo di altissimo livello?

Nel 1987 la fusione fu un azzardo ed un dolore per chiunque vivesse quella dicotomia come un vero scontro ideologico. Ma a più di trent’anni dalla nascita del sogno unionista nessuno in isola ed in terraferma può ancora ritenere un derby Venezia e Mestre, fatto salvo alcune sparute sacche di nostalgici che si ostinano a mantenere viva una rivalità che è più vicina ad un modo di dire che ad un’inimicizia. A dimostrarlo c’ha pensato l’ennesima schiacciante sconfitta nel referendum di dicembre che ha palesato una volta di più  quanto gli abitanti della laguna e della terraferma si sentano appartenere alla stessa città. I figli del campanile e quelli della torre hanno davanti a sé una nuova opportunità per riportare la città dove merita, hanno l’occasione di riscoprirsi fratelli e sorelle in un mondo che vede sempre più giovani senza entusiasmo davanti alla tv, dove per la provincia si vedono molte più magliette di CR7 rispetto a quelle di Zigoni o Sottovia. Ed inoltre è forse l’ultima, grande speranza per rilanciare il progetto di uno stadio proporzionato alla maestosità di Venezia.

Nessuna identità andrebbe perduta, nessun ricordo dimenticato. Dalle crisi nascono le migliori opportunità di crescita, allora perché non farlo assieme?

E magari un giorno tornerete con noi a cantare “Semo bei, semo sani, mestrini e venessiani!”.

Avanti Unione!