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Le nuove tecnologie al centro del mercato, Argurio: "Ecco la ricetta per il futuro"

ESCLUSIVA TMW - Le nuove tecnologie al centro del mercato, Argurio: "Ecco la ricetta per il futuro"TUTTO mercato WEB
lunedì 11 settembre 2023, 10:04Altre Notizie
di Daniel Uccellieri

Christian Argurio, dirigente italiano attualmente all’NK Istra, scopritore di numerosi talenti da scout di Juventus, Udinese e Catania in Serie A e già Ds di Messina e Catania, racconta a TuttoMercatoWeb.com da addetto ai lavori le nuove dinamiche del calciomercato dopo l’ultima estate di trattative, soprattutto in ambito internazionale: “Finché si parla di Premier League, sappiamo che ormai è una cosa esistente da tanti anni e te l’aspetti. L’ingresso dell’Arabia Saudita però, come predetto da Cristiano Ronaldo, nell’arco di pochissimo tempo ha generato delle situazioni di mercato a dir poco improponibili. Ci vuole la forza avuta dal Napoli e dal Liverpool per Osimhen e Salah, ma fino a quando? Rischiano di essere una scheggia impazzita, di far saltare tantissime situazioni. Rischia di non esserci più competizione e lì devi sperare nella volontà di un calciatore di rimanere dov’è o sulla propria stabilità a priori. Nella sessione dopo Ronaldo guardate che nomi… Benzema aveva ancora qualche anno in Europa davanti, se decide di andare lì già adesso ci deve far riflettere, l’apertura rischia di essere sempre più ampia. Questo definirà il mercato di molti altri club, la soluzione è anche nello scouting e in una ricerca sempre più ampia e accurata. Uno dei mezzi per riuscirci è sicuramente anche nella tecnologia moderna”.

Dobbiamo andare a cercare lì una possibile soluzione?
“Vengo da una generazione in cui non c’era questo sviluppo tecnologico, era necessario andare a vedersi le partite nei posti, facendosi dei programmi di settimana in settimana. Ormai siamo quasi nel 2024, però… Sono il primo a pensare che un giocatore se e quando possibile sia sempre meglio vederlo dal vivo e conoscere sia lui che le persone che fanno parte del suo mondo ed eliminare il maggior numero di variabili possibili. Il progresso ci permette però di vedere un nuovo metodo di ricerca e, per quanto sia ancorato ai vecchi dogmi, anche io adesso conosco questi nuovi sistemi e li utilizzo naturalmente con la giusta percentuale di attendibilità, ma come in ogni cosa non si può accettare un -ismo, non è tutto bianco o nero, si può anche sfruttare la tecnologia di cui si è in possesso”.

Quali sono i pro?
“Oggi ci sono moltissimi contenuti e c’è la novità degli algoritmi che non è giusto criminalizzare. Se una persona che viene dal calcio, un dirigente che non sia un neofita, ha uno strumento del genere può fare una scrematura importante, una prima fase di selezione che poi deve essere accompagnata quantomeno da una visione approfondita sullo schermo. Così si possono abbattere un po’ i costi e i viaggi a volte inutili e farli in modo più specifici e selettivo magari anche a cose più “fatte” e quando si è già più convinti. Tutto questo, però, deve essere fatto da chi è abituato a lavorare nel settore, che sia uno scout o un dirigente. E vale soprattutto per il mercato internazionale. Non dimenticando mai che la visione dal vivo deve rimanere sempre quella fondamentale”.

Quanto inciderebbe, nel complesso?
“Puoi fare una selezione molto accurata, sono mezzi che danno parametri su ogni singolo aspetto dei giocatori. Ti forniscono la possibilità immediata di una prima conoscenza del singolo calciatore ma comprendendo una fascia veramente molto ampia di giocatori e campionati. Poi l’importante è non fermarsi a quello o credere che sia verità assoluta, questo non deve acccadere mai, ma deve essere semplicemente uno strumento da primo step che anticipi la visione. La conoscenza tramite algoritmi è più vasta ed economicamente come soluzione può essere più valida anche per alcune realtà più specifiche. Non è giusto schierarsi in senso assoluto, né da una parte né dall’altra. Il calcio ormai è cambiato”.

E poi c’è l’esempio concreto del Milan.
“Ancoriamoci a questo tipo di visione, fatta non a caso da una proprietà americana che lavora in un certo tipo di modo. Il Milan riesce a fare certe cose avendo nei suoi obiettivi quelli di vincere lo Scudetto e di andare avanti in Champions League. Questo testimonia che ci si può appoggiare agli algoritmi perseguendo grandi obiettivi, ma vale anche per realtà che debbano salvarsi in Serie A o chi voglia fare una bella B e anche per concretizzare in prospettiva delle plusvalenze anche importanti. E non è solo il Milan in Italia a lavorare con questa metodologia. Tutti noi dobbiamo aprirci a questo nuovo mondo, l’importante è che ciò venga fatto da gente che abbia anche una certa conoscenza dei mercati, soprattutto internazionali che oggi più che mai è un know how direi fondamentale nel calcio di oggi. La macchina, però, va data in mano a chi ha le conoscenze ed i mezzi per farla correre in maniera intelligente".

Quindi, in pratica, nuove mansioni.
“Credo che oggi, così come in futuro sia fondamentale avere all’interno dell’area tecnica, di un club in Serie A ma anche in B, la figura di una competenza specifica riguardante il mercato internazionale. Una figura che avvalendosi della tecnologia ma anche di una certa esperienza e conoscenza del calcio internazionale, possa mettere a disposizione del suo club la capacità di lavorare sì con la tecnologia, ma anche grazie ai rapporti diretti, le conoscenze calcistiche a livello internazionale, con tanti altri club esteri e con addetti ai lavori di altre nazioni. Tutto ciò nell’era di un calcio sempre più aperto a frontiere calcistiche diverse diventa aspetto prezioso risorsa veramente importante per un club nella ricerca di calciatori da tutto il mondo ma anche per creare rapporti di partnership con altre società. Questa figura può permettere a qualsiasi club con qualsiasi obiettivo di crearsi delle relazioni che poi diventeranno sempre più fitte e soprattutto molto rilevanti in fase di mercato”.

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