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Morrone (ADiCoSp): "Necessaria riforma del calcio, ma anche riforma culturale"

ESCLUSIVA TMW - Morrone (ADiCoSp): "Necessaria riforma del calcio, ma anche riforma culturale"
venerdì 3 giugno 2022, 13:34Altre Notizie
di Claudia Marrone

Mesi di intenso lavoro - con la nuova stagione calcistica ormai pronta al via - per il presidente ADiCosP Alfonso Morrone, eletto anche Responsabile del Cantiere Cultura, Sport e Bellezza con Italia Viva e nominato membro della Commissione Dirigenti e Collaboratori Sportivi FIGC: con occhio attento sul mondo pallonaro italiano, Morrone è pronto a rimettersi in pista.
Il dirigente ha parlato ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com.

Il momento della verità sta per avvicinarsi: le iscrizioni ai campionati sono prossime. Tremano anche in Serie B...
"Il discorso in questo senso sarebbe molto ampio, ma ovviamente si lega alla riforma che tutti vogliono ma non si fa mai: credo però sia giunta l'ora di guardare più al sistema calcio e meno alle leghe singole, si deve ragionare con un concetto unitario. Poi chiaramente si apre anche il discorso della sensibilità dei presidenti verso una gestione più oculata della società, perché spesso la smania di vincere a tutti i costi fa fare passi che si rivelano poi insostenibili, e a questo aggiungo che anche in certe scelte, come quelle dirigenziali, si dovrebbe ragionare più per merito che per conoscenze. Oltre alla riforma dei campionati, serve anche una riforma culturale".

Riforma culturale che dovrebbe toccare anche la visione del calcio femminile. Perché solo la Serie A sarà professionistica?
"E' stato rispettato un programma del quale si parlava da tempo, ma ora serve anche regolamentare il tutto, perché non basta dare lo status, serve anche andare oltre. Come presidente ADiCoSp ho chiesto un tavolo per discutere anche dell'inserimento di figure dirigenziali abilitate nel professionismo femminile, un tavolo con la FIGC e la Divisione Femminile della stessa".

A proposito di calcio femminile, la Nazionale regala gioie al paese. Come si spiega invece il crac della Nazionale maschile?
"Il problema nasce dal fatto che, come dicevo prima, urge una riforma che tocchi in toto il sistema calcio, dove ci sono tante leggi da rivedere. Sottoscrivo quanto ha detto il CT Mancini, è inutile obbligare le società a giocare con i giovani, si deve premiare quelli che meritano e sono pronti, smettendo poi di prenderli solo ed esclusivamente da fuori: iniziamo a dare più valore ai settori giovanili, spesso visti solo come costi e no come opportunità. Le istituzioni devono riflettere e aiutare il sistema. Noi come Italia Viva, insieme anche al altri partiti e appoggiati dalla FIGC, abbiamo chiesto di rivedere i parametri del Decreto Crescita, che non agevola i nostri talenti: abbiamo avallato un emendamento che prevede agevolazioni, per chi viene da fuori, solo ai contratti da almeno 1 milione di euro lordo, mentre prima non c'era limite. Non è la legge migliore, ma intanto un inizio".

Si parla di giovani, risorsa proposta dalla C. Ma Nicolato ha visto la terza serie come un impiccio per le convocazioni...
"Non credo che l'intento di Nicolato fosse quello di denigrare la Serie C, oggettivamente fucina di talenti. Talenti che però, prima, si devono formare, partendo proprio da li. Dovendosi però formare non sono pronti come quelli che già calcano i campi della Serie A, ma per esser competitivi con le altre nazioni si deve avere un livello alto. C'è semmai da dire che andrebbe data più fiducia ai giovani meritevoli, osare in tal senso".

Da scrivere, comunque, ci sarebbe anche il suo futuro: bolle qualcosa in pentola?
"Mi piacerebbe molto tornare in pista, trovando chi ha voglia di sposare un progetto con me. Sono pronto per nuove avventure, mi guardo intorno e auspico che presto qualcosa possa muoversi".

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