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TMW RADIO - Fiore: "Di Italia-Olanda a Euro2000 ricordo l'arancione ovunque"

TMW RADIO - Fiore: "Di Italia-Olanda a Euro2000 ricordo l'arancione ovunque"TUTTO mercato WEB
lunedì 29 giugno 2020, 18:36Altre Notizie
di Dimitri Conti
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Stefano Fiore intervistato da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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L'ex centrocampista Stefano Fiore, presente nella semifinale di Euro 2000 tra Italia e Olanda, ricorda quei momenti ai microfoni di TMW Radio, nel corso della trasmissione Stadio Aperto, condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini: "Di quella partita ricordo tanto arancione, l'arena di Amsterdam era stracolma, piena di olandesi che giocavano in casa. Le maglie arancioni in campo andavano forte, e fuori dallo stadio c'era un'atmosfera incredibile, degna della partita che è stata".

L'inferiorità numerica rende tutto più epico.
"Quella partita è stata scritta da un giallista davvero bravo, è un giallo d'autore. Sono successe talmente tante cose a renderla epica... Dal campo la sensazione era quella di temere una débacle, contro una squadra fortissima, piena di giocatori al top e in casa. Ci misero in gravissima difficoltà e dopo mezz'ora siamo rimasti in dieci: pensavamo che potesse finire in goleada e invece alla fine il nostro saper fare, compattarci nelle difficoltà e saper giocare un certo tipo di partita ha reso psicologicamente tutto più difficile per l'Olanda. Dopo due rigori sbagliati e nessun gol ai supplementari si è fatta dura".

Zoff non si scompose.
"Anche lì, dove c'erano emozioni clamorose, riuscì ancora una volta a mantenere il suo aplomb, il suo equilibrio. Era la sua e la nostra forza, e vedere uno così tranquillo ci rendeva abbastanza sereni".

Quando ha visto il cucchiaio di Totti invece?
"Il confine tra fare il fenomeno, nell'episodio specifico, e passare da pirla è sottile. Io sono uscito a dieci dalla fine e non potevo essere al centro del campo lì con loro. Non ho potuto sentire il suo annuncio in diretta, quando disse agli altri che avrebbe provato a fare questa sciocchezza. Probabilmente nessuno gli credette, ma il fatto che l'Olanda ne avesse già sbagliati un paio gli dette meno peso. Un colpo da campione, perché aveva la qualità".

La finale persa con la Francia una ferita aperta?
"Sì, per quanto epica quella con l'Olanda era una semifinale, non dava nessun titolo. Ovviamente c'è soddisfazione di aver preso parte a quella partita anche a distanza di tanti anni, ma l'epilogo con la Francia ha nettamente cambiato quanto di buono avevamo fatto. Il calcio è crudele: con l'Olanda non meritavamo, mentre in finale giocammo meglio della Francia, più forte degli orange, ma a pochi secondi dal fischio finale successe quello che tutti ricordiamo, il golden gol di Trezeguet che ci tagliò le gambe. Ce lo aspettavamo tutti perché il gol di Wiltord ci aveva ammazzati. Per me fu la prima esperienza azzurra e rimane comunque un'esperienza abbastanza dolce".

Come ha trascorso il lockdown?
"Il lockdown, sportivi e non, l'abbiamo vissuto tutti allo stesso modo. Siamo stati chiusi in casa, ci ha reso tutti molto simili. Per fortuna non avevamo mai vissuto una situazione del genere, e speriamo rimanga tale per tantissimi altri anni. Sono stato con la famiglia e i bambini, cercando di stare più sereni possibile, provando a capire cosa stava accadendo, seguendo le notizie, e non solo quelle del nostro paese. La situazione è stata nuova per tutti, e ci ha fatto capire quanto a volte possa essere precario tutto ciò che ci circonda. Da sportivo non vedevo l'ora si riprendesse a giocare, seppur senza pubblico".

L'atmosfera è surreale.
"Sì, si fa fatica ad arrivare alla fine delle partite, i tifosi sono l'anima dello sport e senza pubblico ti viene tolto quasi tutto: è un po' triste ma ovviamente la situazione per ora deve essere questa. Accontentiamoci, è comunque una ripartenza. Speriamo presto si possa tornare a una sorta di normalità".

Come vede il Parma?
"Questo è un Parma completamente diverso a quello che ho conosciuto io, non sono paragonabili. Il nostro Parma aveva vinto e avrebbe dovuto e potuto vincere qualcosa in più. Ha comunque una sua identità, e D'Aversa viene sottovalutato: questo perché tutti noi siamo attratti magari dal calcio spettacolare o qualcosa che ti rubi l'occhio. Il Parma è molto pratico, così come il suo allenatore. D'Aversa è in gamba: ha un certo tipo di squadra e sta facendo un campionato sopra le righe, ieri vincevano fino a 10 minuti dalla fine e sarebbero stati dentro la zona Europa League. Tecnicamente non ha quei valori lì, e questo aumenta la considerazione verso Faggiano e D'Aversa: fanno rendere il giocattolo nel miglior modo possibile. Il progetto è interessante, non so se continuerà su questa strada ma è tra le squadre che ha fatto sicuramente meglio".

Cosa pensa di Simone Inzaghi?
"Per me è tra gli allenatori più bravi degli ultimi anni, considerando che allena da poco. Si è portato avanti, bruciando un po' di tappe. Vero è che ha avuto la fortuna, o la bravura, di partire con una signora squadra tra le mani. Sicuramente ha dei vantaggi ad allenarli, ma lui è molto migliorato: il mondo è vario e troverai sempre qualcuno che, anche se vinci uno Scudetto, dirà che è successo per qualche altro motivo o troverà qualcosa che non va bene. Non mi è sembrato finora uno stratega: ha iniziato in un modo, ma se una cosa funziona perché toccarla? Sarebbe una sciocchezza: la squadra ha questa mentalità, e lui anzi ha avuto l'intuizione di tirar dietro Luis Alberto, la svolta per aumentare la qualità negli undici e trovare posto anche ai vari Caicedo, Correa e Immobile. Non farà magari un gioco spregiudicato e spettacolari ma la squadra lotta per lo Scudetto, segna spesso e volentieri, e quindi merita gli elogi che sta ricevendo".

Buffon ha rinnovato fino al 2021. Che dire?
"Se c'è un ruolo nel nostro sport che può pensare di giocare fino a una certa età, è quello del portiere. Altrimenti si fa fatica a rimanere a livelli così alti: correre logora sicuramente di più, ma Gigi è stato un professionista esemplare ed ha avuto merito, bravura e fortuna di poter giocare in un certo tipo di squadre che ti consentono di allungarti la carriera. Viceversa, se cominci ad andare, con tutto il rispetto, prima al Bologna e poi al Parma, per dire, hai meno stimoli e voglia di continuare a metterti in discussione. Giocare ogni anno per Scudetto, Champions e trofei importantissimi aiuta. Questo però non toglie niente al suo valore: ho avuto la fortuna di vederlo crescere, facendoci un piccolo pezzo di Nazionale. Non sta a me elogiare il più forte portiere del mondo: il fatto che continui a giocare è una nota di merito per lui".

Le carriere dei calciatori sembrano essersi allungate.
"A me hanno fatto ritirare, è diverso (ride, ndr): se non trovi nessuno che ti vuole far giocare, ahimè, devi farti una domanda e darti una risposta. Il problema sono solo a volte delle valutazioni erronee fatte da qualcuno. Giocatori come Ribery, come Buffon, come Ibrahimovic e tanti altri, anche se per ovvie ragioni non hanno più la brillantezza, hanno qualità ed esperienza tale che in un calcio andato via via impoverendosi, permettono loro di poter giocare. Da un punto di vista fisico il calcio si è modificato negli anni, ma rimane il concetto che chi ha determinate qualità non invecchia. Ad avercene di Ribery, insomma... Per tanti giocatori che non hanno la sua grandezza o il suo passato è penalizzante, e penso a Montolivo: per me poteva continuare a giocare e come lui ce ne saranno tanti altri. Il punto è trovare chi ti dà fiducia e credito".

Alla luce della sua esperienza a Perugia, come valuta la B?
"Per me era la prima esperienza sul campo, e credo che il campionato di Serie B sia buono, nulla di più. Quest'anno ovviamente c'è stata una squadra che non c'entrava niente (il Benevento, ndr) tant'è che l'ha già stravinto con merito da qualche mese: nettamente superiore alle altre. Per il resto c'è grande equilibrio, vedo tanti progetti con giovani che si affacciano per la prima volta in questo tipo di campionato. Ai miei tempi la B era tosta, dura, mentre negli ultimi anni abbiamo visto che chi viene in Serie A, negli ultimi anni, spesso si trova costretto a smantellare la squadra: non c'è una sola categoria di differenza, il margine è maggiore. Rispetto al passato ci sono tanti giovani, questa può essere una nota positiva. Tecnicamente lascia un po' a desiderare, ma credo sia normale per la piega che sta prendendo il calcio".

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