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Juve: l’attesa di Pirlo tra Dzeko-Suarez e Chiesa. Inter: un Vidal per Conte e la formula-Kante (ma prima...). Tris Milan: Ibra, la "non-promessa" Tonali, Diaz. E Messi ha già scelto…

Juve: l’attesa di Pirlo tra Dzeko-Suarez e Chiesa. Inter: un Vidal per Conte e la formula-Kante (ma prima...). Tris Milan: Ibra, la "non-promessa" Tonali, Diaz. E Messi ha già scelto…TUTTO mercato WEB
© foto di Alessio Alaimo
martedì 1 settembre 2020, 12:16Editoriale
di Fabrizio Biasin

Per prima cosa ci tengo molto a salutare il signore che venerdì sera sfrecciandomi di fianco con la sua 500 in zona Città Studi a Milano ha urlato “Ué Biasin!”. E io: “Ué!”. E lui: “Inculet!”. Infame. Sei il solito leone da tastiera ma col semaforo verde al posto della tastiera.

Per seconda cosa ci tengo molto a dare il benvenuto alla piccola Giulia. Tale Vincenzo Mossino mi ha scritto: “Puoi mettere una riga nel tuo editoriale del martedì per salutare mia figlia appena nata? Tanto non mi sembra che tu ti faccia troppi problemi”. E infatti non me ne faccio. Ebbrava Giulia.

Per terza cosa ci tengo molto a dire che ho visto con colpevole ritardo “Sunderland Til I Die” su Netflix. Se vi piace il calcio è la cosa più bella del mondo. Se non vi piace il calcio mi domando cosa stiate leggendo a fare. In entrambi i casi sappiate che anche voi potete fare i portieri del Sunderland, perché fare peggio di quelli visti nella docu-serie è impossibile.

Per quarta cosa ci tengo molto a dire al ricco proprietario del Chelsea Roman Abramovic che da qualche mese ho un Atari in vendita online, ma non se lo fila nessuno. È un bel pezzo vintage e il prezzo è modico. Visto che sta comprando qualunque cosa, io la butto lì.

Per quinta cosa ci tengo molto a dire che non ho capito benissimo cosa sia successo nella famosa riunione di settimana scorsa tra Zhang, Conte e dirigenza nerazzurra. Come molti, mi aspettavo che saltasse il tecnico, oppure che saltassero i dirigenti. E invece sono rimasti tutti. Ottimo l’intervento di mediazione di patron Zhang, ma solo se le parti sono realmente convinte di andare avanti insieme. Loro confermano di “sì”, noi ci fidiamo.

Per sesta cosa ci tengo molto a dire che la leggenda dell’Inter che sta clamorosamente “invecchiando” la sua rosa è, appunto, una leggenda. Ad oggi in nerazzurro sono arrivati Hakimi e si sta per chiudere con Kolarov. Tutti ‘sti vecchi non li abbiamo ancora visti. C’è una tendenza clamorosa ad abbassare la soglia di vecchiaia dei giocatori: entro fine settimana rischia molto anche il piccolo Esposito.

Per settima cosa ci tengo molto a dire che sì, è vero, l’Inter ci prova per Kante, ma non può ragionare sul valore del cartellino (circa 60 milioni) e deve trovare una formula magica di qualche genere (prestito con diritto e simili). In ogni caso la priorità in casa nerazzurra rimangono le cessioni: prima di prendere questo o quello si deve liberare spazio, motivo che ha portato i nerazzurri ad abbandonare la pista Tonali.

Per ottava cosa ci tengo molto a dire che, a me, Tonali piace assai (e ve lo spiego qui in fondo). Anche ai dirigenti dell’Inter piaceva assai ma, appunto, avevano una priorità: vendere. Questa cosa ha lasciato campo libero al Milan, che ha capito alla grande il momento e ha portato a casa un gran prospetto. Ottimo colpo di Maldini. E molti chiedono: “Ma è Conte che l’ha mollato?”. Mollato no ma, certo, se l’ex giocatore del Brescia fosse stata una effettiva priorità del tecnico… ora il ragazzo sarebbe nerazzurro.

Per nona cosa ci tengo molto a dire che l’Inter sta effettivamente provando a portare a casa Vidal e questa volta pare vero. Che Conte lo voglia lo ha capito anche mia nonna, di sicuro il giocatore avrebbe fatto meglio a tacere l’altra sera. Dire “Se Pirlo o la Juventus mi chiamano sono contento, ma bisogna stare tranquilli. Se succede, succede” non è stata una gran mossa. Del resto 1) La Juve non può prenderti per una questione di slot extracomunitari occupati e 2) Se sai che c’è una possibilità di venire all’Inter, per una questione strategica, eviti.

Per decima cosa ci tengo molto a dire che non ho idea di dove andrà a giocare Messi, ma una cosa è certa: lui e il suo futuro club lo sanno già. Cioè, credere che Leolino un bel giorno abbia detto “mi levo dai maroni da Barcellona e poi vedrò che fare” significa vivere nel pianeta delle fatine incantate.

Per undicesima cosa ci tengo molto a dire che la nuova maglia azzurra è molto bella. "Come facciamo la nuova maglia azzurra?". "Potremmo farla a pois. Oppure leopardata. Oppure...". "Ho un'idea! Facciamola azzurra!". "Genio!". Dev’essere andata così.

Per dodicesima cosa ci tengo molto a dire che Immobile che rinnova fino al 2025 con la Lazio a 4 milioni + bonus è una bella notizia. Sicuramente lo è per le sue tasche, ma lo è anche per il mondo del calcio, laddove il termine “bandiera” ha da tempo perso ogni significato.

Per tredicesima cosa ci tengo molto a dire che Pirlo con buona probabilità avrà Dzeko, ma solo quando la Roma avrà trovato il suo sostituto (Milik). La scelta bianconera ha tanto senso, soprattutto se dovesse arrivare anche Chiesa (ma per il figlio d’arte serve grano a chili). Su Suarez, invece, facciamo un passo indietro, anche solo per questioni di mera logica-economica.

Per quattordicesima cosa ci tengo molto a dire che Lavezzi è a un passo. Non si sa da chi/cosa, ma è a un passo.

Per quindicesima cosa ci tengo molto a dire che è quasi mezzanotte e posso scrivere cose come "Ibra è ufficiale", "Milan a un passo da Diaz ma anche Bakayoko", "Schiappacasse-Sassuolo si fa", "Mkhitaryan è ufficialmente della Roma", "Nagatomo al Marsiglia", "Molti club vogliono Brozovic, pure il Chelsea", "un intermediario lavora per portare Skriniar al Psg" che non sono affatto farina del mio sacco ma servono a rendere l’editoriale minimamente più collegato con la realtà.

Per ultima cosa ci tengo molto a dire che le regole vorrebbero che non si scrivesse in prima persona perché “non sta bene”. Se siete arrivati fin qui, però, significa che delle regole ve ne siete fottuti e io vi ringrazio. Mandiamo tutti insieme a quel Paese coloro che non sono arrivati fin qui, che tanto non si possono offendere (del resto non stanno leggendo).

Vi lascio a queste quattro balle scritte qualche mese fa in occasione del 20esimo compleanno di Sandro Tonali. Saluti.

Eccoci qua. Vi confidiamo un segretone: quando il pallone tornerà a fare il suo dovere (rotolare) di sicuro vedremo in campo un enorme calciatore del quale, per il momento, non vogliamo svelare l’identità. Vi diamo solo un indizio: il nome inizia per San e finisce per DroTonali.

Sandro Tonali è forte come pochi altri, “forte forte” come Braccio di Ferro, “forte forte forte” come diceva la Carrà, già Raffa Nazionale. E lo diciamo adesso che puzza ancora di latte, figuriamoci quando diventerà “grande”.

Siffatto certificato “d’amore preventivo”, contrasta assai con la tesi degli esperti che “guai a marchiare un ragazzo con le stigmate del predestinato, che è un attimo vederlo sparire!”. Vero, capita spesso: ti innamori di un giocatore, quello promette bene, poi veste una maglia più “pesante” e si perde come Jack Nicholson nel labirinto ghiacciato dell’Overlook Hotel. Ma, perdonateci, noi in questo caso ce la sentiamo di rischiare: Sandro Tonali è destinato a far faville, lo abbiamo già capito, e non perché siamo illuminati conoscitori del giuoco calcio, ma perché abbiamo occhi funzionanti.

Ok, è vero, il suo Brescia è nel guano che di più non si può, ma non è questo il punto. Il punto è che chi ha visto anche solo tre partite con in campo il ragazzo, si è accorto di queste cose qua: 1) Anche se puzza ancora di latte (e due…) è già leader della sua squadra. In serie A, non al torneo dei rioni. 2) Interpreta il ruolo del regista come neanche un premio Oscar. E dirige la fase difensiva. E imposta quella offensiva. 3) Che si tratti di accelerare, rallentare, allargare o verticalizzare, raramente sbaglia la scelta. 4) Tutti dicono “ricorda Pirlo” e francamente questo ci pare un inutile accostamento, ché quelli forti non assomigliano a nessuno: di Pirlo ce n’è stato uno, di Tonali ce ne sarà solo uno. Ne siamo convinti.

 

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