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Difensore o difenditrice? Patruno: "I mestieri sono neutri, non maschili o femminili"
"Non c'è da festeggiare oggi, quella dell'8 marzo è una celebrazione che serve per far capire cosa nel tempo ha conquistato la donna e cosa ancora c'è da conquistare, oltre poi a omaggiare chi le battaglie le ha fatte. Serve coraggio per farsi rispettare, e il rispetto deve essere sempre garantito, ma verso chiunque intendo: la base è questa, e da li partono le conquiste": così, ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com, l'agente Silvia Patruno, che in questo giorno particolare - la Giornata internazionale della donna - ha detto la sua sulla figura della donna nel calcio.
Si parla ancora di un mondo maschilista, quando si dice "calcio", tanto che sul calcio femminile ci sono ancora molte riserve. Perché?
"Io sono sempre andata oltre, non mi sono mai preoccupata di cosa la gente potesse dire o pensare, ho cercato di far parlare i fatti per me e non ho mai avvertito preclusione da parte degli uomini. Poi è vero che verso il calcio femminile ci sono ancora riserve, nell'ideologia collettiva il calcio, essendo sport di contatto, anche duro, è ancora visto come maschile, spesso anche dalle donne stesse, e si fa fatica per questo a guardare con passione alla mondo dei club femminili: ma i risultati a esempio della Nazionale, stanno appassionando, e tutti ci stiamo rendendo conto di quanto sia spettacolare. Del resto, quando si fanno valere preparazione e competenza i risultati arrivano, in tutti gli ambiti".
Con anche Sanremo, si è scatenata la diatriba sulla declinazione al femminile della professione: giusta battaglia?
"In questo momento di grande fluidità sui generi, credo che i mestieri non debbano avere declinazioni ma stare sul neutro, si rischia sennò di cadere in gaffe e andare sul banale. Una neutralità sarebbe migliore anche per coloro che, in questo mondo giustamente aperto, decidono di cambiare sesso e stanno riscontrando difficoltà nell'essere declinata anche sulla carta di identità. In un mondo libero si deve andare oltre, non ghettizzarci dietro la declinazione di un termine. I mestieri sono neutri, non maschili o femminili".
"Quote rosa", altro tema cardine. Nel calcio si tende a sottolineare ancora molto le presenze femminili all'interno dei club, come fosse una straordinarietà...
"Ed è sbagliato, perché con le quote rosa sembra che le donne siano inferiori e incapaci di conquistare posti di lavoro anche prestigiosi se non c'è qualcuno a difenderle. Torno a ribadire il concetto di prima: se si mostrano preparazione e competenza, e il tutto senza mortificare avvenenza e bellezza che non devono però essere gli unici parametri su cui fare leva, si ottiene tutto da sole. Difendiamo preparazione e competenza, non il genere, quello viene dopo: serve meritocrazia".
Si parla ancora di un mondo maschilista, quando si dice "calcio", tanto che sul calcio femminile ci sono ancora molte riserve. Perché?
"Io sono sempre andata oltre, non mi sono mai preoccupata di cosa la gente potesse dire o pensare, ho cercato di far parlare i fatti per me e non ho mai avvertito preclusione da parte degli uomini. Poi è vero che verso il calcio femminile ci sono ancora riserve, nell'ideologia collettiva il calcio, essendo sport di contatto, anche duro, è ancora visto come maschile, spesso anche dalle donne stesse, e si fa fatica per questo a guardare con passione alla mondo dei club femminili: ma i risultati a esempio della Nazionale, stanno appassionando, e tutti ci stiamo rendendo conto di quanto sia spettacolare. Del resto, quando si fanno valere preparazione e competenza i risultati arrivano, in tutti gli ambiti".
Con anche Sanremo, si è scatenata la diatriba sulla declinazione al femminile della professione: giusta battaglia?
"In questo momento di grande fluidità sui generi, credo che i mestieri non debbano avere declinazioni ma stare sul neutro, si rischia sennò di cadere in gaffe e andare sul banale. Una neutralità sarebbe migliore anche per coloro che, in questo mondo giustamente aperto, decidono di cambiare sesso e stanno riscontrando difficoltà nell'essere declinata anche sulla carta di identità. In un mondo libero si deve andare oltre, non ghettizzarci dietro la declinazione di un termine. I mestieri sono neutri, non maschili o femminili".
"Quote rosa", altro tema cardine. Nel calcio si tende a sottolineare ancora molto le presenze femminili all'interno dei club, come fosse una straordinarietà...
"Ed è sbagliato, perché con le quote rosa sembra che le donne siano inferiori e incapaci di conquistare posti di lavoro anche prestigiosi se non c'è qualcuno a difenderle. Torno a ribadire il concetto di prima: se si mostrano preparazione e competenza, e il tutto senza mortificare avvenenza e bellezza che non devono però essere gli unici parametri su cui fare leva, si ottiene tutto da sole. Difendiamo preparazione e competenza, non il genere, quello viene dopo: serve meritocrazia".
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