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La strategia per rilanciare il Milan, Maldini, Elliott e lo stadio. L'ad Gazidis fa il punto a 360°

La strategia per rilanciare il Milan, Maldini, Elliott e lo stadio. L'ad Gazidis fa il punto a 360°TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 24 settembre 2020, 00:56I fatti del giorno
di Simone Bernabei

L'amministratore delegato del Milan Ivan Gazidis ha parlato a The Athletic del momento del Milan, dei progetti per il futuro, dei piani del gruppo Elliott, del rapporto con Paolo Maldini e più in generale di tutta l'attualità rossonera. Questi i suoi pensieri:

Sulla rinascita del Milan: "La mia ambizione è quella di riportare il club ai suoi livelli. E' un'opportunità magica per me, ho passato gli ultimi 18 mesi a capire come rafforzare la squadra, come creare un nuovo Milan. Ma uno che ha tutti i valori del Milan. Quel Milan che tutti amiamo e che conosciamo attraverso la storia del calcio".

Sui cicli: "Lo abbiamo visto con il Liverpool. Hanno attraversato un periodo molto lungo e impegnativo, ma il legame con il club è rimasto lì pronto per essere ripristinato".

Sul calcio italiano: "Spogliandosi delle emozioni, chiunque guardi al Milan e al calcio italiano può vedere le sfide. Ma quello che ho trovato sono sorprese in termini di opportunità. Conosciamo la tabella di marcia per riportare in alto il Milan"

Sulla situazione finanziaria all'arrivo di Elliott: "La posizione finanziaria era tale che alla fine abbiamo dovuto accettare l'esclusione dall'Europa. Tutti i soldi che stavamo perdendo erano principalmente riferiti agli stipendi dei giocatori e alle commissioni di trasferimento che erano molto alte e non si riflettevano nelle prestazioni della squadra. Questa è la grande sfida del calcio. Dobbiamo essere molto più efficienti nel modo in cui utilizziamo i soldi che abbiamo e dobbiamo migliorare le prestazioni della squadra".

Sulla strategia del club: "Non volevo che la nostra identificazione del giocatore fosse guidata dagli agenti. Volevo avere il giusto tipo di supporto e collaborazione per i nostri direttori e questo significava avere un'operazione di scouting di livello mondiale, in particolare concentrata sui giovani giocatori perché quello sarebbe stato il cuore della nostra strategia. Significava anche avere un'operazione analitica di livello mondiale che è sempre più ed estremamente importante".

Su Maldini: "Non c'è nessuno come Paolo Maldini quando crede in qualcosa per convincere un giocatore a venire al Milan e per far crescere la sua carriera calcistica in questo grande club. E dietro a tutto ciò hai ancora il potere del nome del Milan, che nel calcio significa ancora qualcosa".

Sulla filosofia del club: "Cambiare pensiero e metodologia non è stato facile, però adesso quando guardiamo i risultati di questo lavoro e vediamo un Milan con tanti giovani talenti che non ancora raggiunto il loro top, ma penso che i tifosi del Milan siano abbastanza intelligenti per capire che c'è un progetto calcistico in costruzione che va in una direzione molto chiara".

Sulle voci di una guerra interna al club: "C'è un solo Milan. Il Milan è sopra a tutti. È al di sopra di ogni tipo di interesse personale. Il successo del Milan è l'obiettivo comune. Non c'è da litigare per questo. I risultati sono migliori quando abbiamo dibattiti. Quando abbiamo disaccordi, mettiamo in discussione abilità e prospettive diverse perché abbiamo tutte queste sfide. Abbiamo le sfide finanziarie. Abbiamo le sfide per progredire sul lato del calcio".

Sul calcio femminile: “Elliot supporta il movimento del calcio femminile. Io sono orgoglioso che siamo capaci di dire alle nostre ragazze di prendersi cura di loro stesse, di allenarsi e il nostro impegno verso il calcio femminile non cambierà. Sarà ancora più forte di prima".

Su San Siro: "San Siro è un posto mitologico. Sono rimasto sorpreso dalla passione di questa location. Non è soltanto architettura, il tifo è straordinario. Quando venni qua con l’Arsenal nel 2018, c’era un ragazzo vicino a me che ha fumato per tutta la partita e protestava per ogni decisione dell’arbitro. E’ stato incredibile. Su San Siro abbiamo riflettuto per tanto tempo. Probabilmente è più facile o economico mantenerlo ma la cosa giusta da fare è costruire un nuovo stadio di livello mondiale che possa essere un nuovo simbolo di una città all’avanguardia. Una città che abbraccia un gioco mondiale e che vuole tornare al top. Per questo è essenziale".

Su Milanello: "Alla mia prima visita a Milanello, la parte pensante del mio cervello ha pensato a come migliorarlo, Forse potremmo fare meglio, pensai. Ma la parte emozionale ha spento i pensieri e si è fatta trascinare dalla bellezza del posto".

Sul nuovo stadio: "Fa una grande differenza. In termini puramente commerciali, si tratta di 70 milioni di euro extra che puoi spendere per i giocatori ogni anno. È anche una grande differenza rispetto ad altre squadre italiane. Un nuovo stadio ti dà tutti gli strumenti per riportare il Milan come una delle grandi forze del calcio italiano ed europeo. Gli stadi moderni sono più inclusivi. Hai più donne e più bambini. Sono più diversificati. Hai strutture per disabili completamente diverse. L'esperienza che le persone vogliono tra 10 anni, tra 15 anni, tra 20 anni è diversa dall'esperienza che vogliono anche oggi, che è diversa dall'esperienza che hanno avuto cinque e 10 anni fa, figuriamoci quando c'era San Siro ultimo ristrutturato. Questo processo non riguarda solo i 70 milioni di euro. Si tratta di mantenere la rilevanza per il futuro ed essere in grado di abbracciare i fan che vogliamo abbracciare perché questa è una community. La nostra partnership con l'Inter su questo progetto è stata molto forte. Sono lieto di poter dire che abbiamo un sindaco, Giuseppe Sala, che comprende davvero l'identità della città come città globale, come centro globale e come leader in Europa. Ha lavorato duramente per trovare soluzioni creative per realizzare questo obiettivo, mostrando una responsabilità per la città, i suoi bisogni e la prossima generazione di persone e cittadini".

Sulla nostalgia di San Siro: "I ricordi saranno sempre lì. Nessuno può portarli via. Ma alla fine, la cosa più importante è la connessione umana. Quando pensiamo al rispetto per l'eredità del Milan o dell'Inter, e al modo di rispettare la storia e le ambizioni dei club, lo stadio rappresenta queste cose in una forma fisica. Ma in realtà queste cose non sono fisiche. Sono connessioni emotive. Abbiamo bisogno di un nuovo stadio. Abbiamo bisogno di un nuovo stadio per creare ricordi, per creare orgoglio, per spingere in avanti la nostra città e per spingere in avanti i nostri club per le future generazioni di fan".

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