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Suarez: "L'Inter in mano a Suning? Mi dispiace moltissimo, la storia di Moratti non si cancella"
venerdì 1 maggio 2020, 17:25Focus
di Mattia Zangari
per Fcinternews.it

Suarez: "L'Inter in mano a Suning? Mi dispiace moltissimo, la storia di Moratti non si cancella"

"Helenio Herrera era quaranta, cinquant'anni più avanti di tutti. Sapeva tutto, allenamenti intensi ma sempre ognuno con un pallone tra i piedi. Fu lui a portarmi all'Inter". A dirlo è Luisito Suarez, centrocampista spagnolo della Grande Inter, protagonista di un'intervista amarcord a Il Giornale, nella quale ha esaltato il calcio di una volta non mancando di mandare frecciate a quello moderno. Suning compresa. Ecco le parole del Pallone d'Oro 1960: 

Bei tempi. Oltre ai tre ungheresi, erano gli anni del Real Madrid, Di Stefano, Gento, Puskas.
"Di Stefano è stato il più grande di sempre. Capace di fare il difensore, il centrocampista e il goleador. Anche più grande di Pelè che ha vinto i Mondiali ma Alfredo era più completo, voto dieci su tutto, otto soltanto per il colpo di testa. Tentò di portarmi al Real, mi chiamava galleg», galiziano, ma con affetto".

Gli allenatori cosiddetti moderni dicono che fosse un altro calcio, lento, prevedibile.
"Anche oggi è un altro calcio. Lento il nostro? Jair, Gento, Mazzola erano lenti? Ma gli allenatori che parlano hanno mai giocato contro Di Stefano, contro Puskas? In quel calcio non c'erano cartellini gialli, scattava soltanto l'espulsione ma dopo la battaglia".

Dicono anche che il gioco oggi sia più aggressivo.
"I calciatori oggi sono tipi da palestra ma vi racconto questa: giochiamo a Siviglia, chiedono a Herrera un pronostico. Helenio risponde: Vinciamo senza scendere dal bus. Fu la scintilla, picchiarono come dei fabbri, uno, di cui non ricordo il nome, mi stese da dietro e mi urlò: 'stavolta ti ho ferito, alla seconda ti ammazzo'. Era meno aggressivo?".

Oggi molti muscoli e meno fosforo.
"C'è stato un periodo in cui tutti volevano imitare il calcio olandese, pensando che fosse figlio del lavoro sul fisico. In verità quell'Olanda, quell'Ajax avevano calciatori di grandissima tecnica. Qualcuno abboccò, ora ci siamo un po' ripresi". 

A parte il fisico, viaggiano molti soldi.
"
Anche il mio passaggio all'Inter portò venticinque milioni di pesetas al Barcellona che stava attraversando una crisi finanziaria pesante, per la costruzione del nuovo stadio e la difficoltà a sbarazzarsi del vecchio. Ma i troppi soldi stanno rovinando i giovani che non comprendono come il calcio sia sacrificio e sofferenza. Perdono, in molti, la coscienza della realtà. Ripenso a quando andavamo a giocare in parrocchia, nel mio quartiere di pescatori e operai, in avenida Hercules, al numero 20 di Monte Alto a La Coruna, nessuno aveva il pallone, giocavamo con un a palla di stracci, soltanto il prete aveva tutto il necessario, maglie, pantaloncini e pallone. Quando incominciai a giocare con il Deportivo, andavo all'allenamento in tram. A Barcellona mi regalai una Dauphine Renault, poi con Goicolea mettemmo su una fabbrichetta di maglieria. Tutto qui. Prima degli anni d'oro all'Inter".

I migliori anni della sua carriera.
"
Ho vinto tutto, tranne il titolo Mondiale con la nazionale spagnola. Ogni tanto chiedo a Beppe Bergomi che sapore abbia avuto quella coppa, vinta a Madrid, per lui".

Leggenda in campo e poi consulente di mercato con alcuni colpi illustri.
"Insieme a Mazzola abbiamo portato Pirlo, Seedorf, Frey, Simeone, Zamorano, Silvestre. Ci è sfuggito Ronaldo, il portoghese, che avevo contattato personalmente". 

La cessione di Pirlo, l'errore più grande.
"
Pirlo aveva molto di me, in campo".

Avrebbe mai immaginato l'Inter in mano a Suning?
"Mai e mi dispiace moltissimo. Non sono più affezionato come lo ero e lo sono stato da quando sono arrivato in Italia. Ho sperato in una cordata di imprenditori, milanesi e non, ma quando ho visto il centro sportivo di Appiano Gentile, intitolato ad Angelo Moratti, che porta in lettere grandi, molto grandi, il nome Suning e, in basso, in memoria, addirittura scritta in inglese, di Angelo Moratti allora non sono riuscito a frenare la rabbia. Questi sono venuti per fare soldi, non conoscono altro, non hanno cultura, non conoscono il calcio, possono cancellare quello che vogliono ma la storia dell'Inter e dell'uomo che l'ha fatta grande e che ha voluto quel centro sportivo, non può essere cancellata da nessuno, anche da chi sta cercando di tornare a vincere tutto. Non vado a San Siro da tempo ma non c'è più quel cuore della grande squadra e del grande club".