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131 partite insieme, oggi avversari. Ma Zidane è già grandissimo, Conte non ancoraTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 3 novembre 2020, 14:30Serie A
di Ivan Cardia

131 partite insieme, oggi avversari. Ma Zidane è già grandissimo, Conte non ancora

Così simili, così diversi. Da amici ad avversari, senza sentirsi da anni. Real Madrid-Inter sarà anche e soprattutto la sfida tra Zinedine Zidane e Antonio Conte. Che vanno in panchina come stavano in campo e nello spogliatoio, ce l'ha raccontato un loro ex compagno come Birindelli: Zizou più pacato, il salentino più esuberante. Simili nella storia, per le tinte bianconere ma anche perché da grandi calciatori sono diventati grandi allenatori. Simili per 131 partite giocate in campo insieme, 8.547 minuti uno a sgomitare per l'altro, soprattutto l'ex capitano per l'ex fuoriclasse. Diversi in tanto, forse il tutto, al di là del carattere: in campo, Conte è stato grande, ma Zidane è stato eccezionale. E in panchina, per ora, va più o meno allo stesso modo.

Zidane è già grandissimo. Ha vinto tre Champions di fila: non è riuscito a nessun altro allenatore, nella storia di questa competizione. Lo si immagina quasi raccomandato, perché s'è seduto quasi subito sulla panchina più prestigiosa al mondo: forse è vero, ma se ci si ferma un secondo a riflettere è clamoroso quanto il francese abbia vinto rispetto al tempo trascorso da allenatore. Tiene a galla un Real palesemente a fine ciclo, l'ha rimesso in sesto battendo il Barça e ora lo vuole rilanciare anche sul terreno europeo, quello che gli è proprio.


Conte non ancora? La gavetta è ben diversa. Anche se, a vederli da giocatori, era abbastanza evidente che lui sarebbe diventato un allenatore e non si può dire la stessa cosa del transalpino. Da quando ha appeso le scarpe al chiodo mezza Italia l'ha immaginato sulla panchina della Juventus: è dovuto passare per purgatorio, poi se l'è presa e infine l'ha lasciata. Dall'estate 2019 allena l'Inter: se qualcuno gliel'avesse detto a fine anni '90, forse non ci avrebbe creduto o forse sì. In Europa ha fatto bene soltanto con la nazionale e l'anno scorso in Europa League: è il suo banco di prova, nell'ambito di una stagione che sta filando più complicata del previsto anche in Serie A. Di fronte al compagno, amico, rivale. Da calciatore e anche da allenatore, il modello di quello che tutti vorrebbero essere.