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L’ex LGI si racconta: parola ad Andrea Magrassi della Virtus Entella

L’ex LGI si racconta: parola ad Andrea Magrassi della Virtus Entella
martedì 23 novembre 2021, 08:45La Giovane Italia
di La Giovane Italia
fonte La Giovane Italia (Andrea Manderioli)
Racconto di una carriera fatta di scelte ed umiltà per l'ex LGI nato in provincia di Venezia nel 1993

Nuovo appuntamento con la rubrica “Ex LGI”: dopo avervi raccontato la storia e i trascorsi di Jacopo Manconi, trequartista dell’Albinoleffe (Clicca sul seguente link per leggere l'intervista https://www.tuttomercatoweb.com/la-giovane-italia/l-ex-lgi-si-racconta-jacopo-manconi-e-quel-sogno-di-tornare-in-serie-b-1610270) torniamo ad indirizzare il nostro focus in casa Virtus Entella. In precedenza avevamo dato voce ad un difensore biancoceleste, Mauro Coppolaro, oggi è invece il turno di un attaccante, ovvero Andrea Magrassi.

IL PERIODO DELLE GIOVANILI: “A BRESCIA SCELTA AZZECCATA PER MILLE MOTIVI”
Magrassi nasce a Dolo, comune in provincia di Venezia, nel febbraio del 1993 ed ha intrapreso il proprio percorso calcistico proprio nei pressi di casa, precisamente all’A.C. Marco Polo, squadra dilettantistica con sede a Mestre. Ancora giovanissimo viene prelevato dal Venezia, che lo inserisce nel proprio vivaio. Il club in quel periodo non godeva di ottima salute a livello societario, e proprio per questo motivo iniziò a guardarsi intorno e a valutare altre destinazioni nelle quali continuare il proprio percorso di crescita: “Sono stato per un po' di anni al Venezia, la squadra professionistica più vicina a casa. A quei tempi però la società ebbe delle difficoltà per cui decisi di trasferirmi. Tra le squadre che mi cercarono, quella che mi convinse di più fu il Brescia. Qui feci la categoria Allievi Nazionali, un po’ di Beretti e infine la Primavera, fino ad arrivare all’esordio in Serie B”. Brescia si è presto rivelata la scelta giusta per diversi motivi, anche se non è stato un passo facile da affrontare: “È stata un’esperienza molto formativa. Si è rilevata la scelta giusta per me, soprattutto perché all’epoca a Brescia si puntava molto sul settore giovanile e sulla formazione dei ragazzi. Qui sono cresciuto non solo come calciatore ma anche come persona. Andare via di casa a quindici anni non è stata affatto una scelta facile, soprattutto il primo anno è stato abbastanza complicato: arrivai quasi al punto di mollare, ma per fortuna i miei genitori hanno cercato di farmi ragionare ricordandomi quanto fosse importante per me il calcio. Quell’anno dal Veneto partimmo in due, io e Nicola Falasco. Nonostante non ci conoscessimo, il fatto di essere entrambi veneti e di trovarci nella stessa situazione ci ha permesso di costruire una relazione molto forte e ancora oggi siamo amici. Un altro ragazzo con cui è nata una bella amicizia è Gianmarco Gerevini. Con loro due ho davvero un legame di ferro. In Lombardia ho anche conosciuto la mia attuale moglie e madre di mio figlio. È stata una decisione azzeccata in tutti i sensi”.

UNA CARRIERA SEGNATA DA SCELTE CORAGGIOSE
Il sipario sulla carriera tra i professionisti di Magrassi si apre dunque con una grande gioia rappresentata dall’esordio in Serie B nella stagione 2011/12 con una presenza da subentrato in una partita contro l’Ascoli. Ma i primi ostacoli non tardarono a materializzarsi: “Il mio percorso ha vissuto inizialmente una grande crescita con l’esordio in B e l’acquisto da parte della Sampdoria, per poi subire un’involuzione con una serie di prestiti poco fruttuosi (Portogruaro, Real Vicenza e Martina Franca). Probabilmente io ero ancora acerbo, sia come giocatore che a livello di personalità, e per questo non sono mai riuscito ad incidere positivamente. Non voglio dare la colpa a qualcun altro, la realtà è che allora non ero pronto per il mondo professionistico. Avevo bisogno di seguire una strada differente. Quando l’ho capito ho deciso di tornare vicino a casa e ripartire dai dilettanti. Non è stata una scelta facile ma la cosa più importante in quel momento era la serenità mia e della mia famiglia”. Una scelta non facile ma ponderata, che denota una profonda umiltà d’animo e capacità di prendere decisioni mirate e razionali, cosa affatto scontata in un mondo come quello del calcio: “Ho pensato che se realmente valevo qualcosa come calciatore sarei tornato a certi livelli attraverso impegno e sacrificio; se invece non fosse andata come speravo, avrei messo il cuore in pace. Sempre meglio che continuare a girare a vuoto per l’Italia”. L’esperienza di Andrea può essere dunque di esempio per tanti ragazzi che si affacciano alla carriera calcistica: “In Serie D fortunatamente sono riuscito ad affermarmi. Dopo due anni tra i dilettanti sono stato cercato da squadre di categorie superiori, tra queste l’Entella che ha deciso di acquistarmi. La mia storia è simile a quella di tanti altri ragazzi, si arriva in settori giovanili importantissimi e ci si sente già giocatori fatti e finiti. Se non ti metti nella testa che devi ancora dimostrare tutto prendi delle belle batoste, e dal pensare di essere un giocatore di Serie A ti trovi a far fatica a giocare in C. Molti ragazzi in questa fase si perdono e decidono di smettere”.

UNA SECONDA VITA CALCISTICA
Il riscatto di Magrassi si compie a partire dalla stagione 2018/19, quando si riprende il professionismo con le unghie e con i denti: Ravenna, Cavese, Virtus Vecomp Verona, Pontedera (miglior stagione in assoluto: 37 presenze e 15 reti) e infine Virtus Entella. Quest’anno il bottino in campionato è di 13 presenze, 4 gol e un assist: “L’anno scorso avevo fatto il ritiro con l’Entella e questo mi ha consentito di iniziare a conoscere un po’ di giocatori e di staff. Quest’anno, quando sono arrivato, è stato tutto più facile. Il nostro è un gruppo fantastico, mi hanno accolto tutti molto bene cercando di farmi sentire a mio agio. Anche con la società mi sono subito trovato in sintonia. A livello personale preferisco non definire degli obiettivi, io cerco sempre di fare il meglio possibile, il mio successo passa da quello di squadra. Siamo partiti un po’ in sordina, è una categoria molto complessa. Ci siamo rimboccati le maniche e proviamo a venirne fuori con i risultati. Guardiamo partita per partita, è la cosa migliore”. Da sottolineare la prestazione offerta lo scorso 7 novembre, condita da una splendida doppietta contro l’Ancona: “È stata una partita che abbiamo gestito molto bene perché l’Ancona è una squadra che gioca a viso aperto. Siamo stati aggressivi fin dall’inizio e il nostro atteggiamento è stato premiato. Quando la squadra gira ne giovano tutti, io compreso”.

CARATTERISTICHE TECNICHE E… ASPETTATIVE FUTURE
Veniamo ora alle caratteristiche tecnico tattiche del giocatore: “Nonostante la stazza fisica (1,94 cm di altezza e 81 kg di peso corporeo) sono un attaccante che predilige l’attacco della profondità, riesco a esprimermi al meglio quando ho campo aperto. Sono una prima punta un po’ atipica, non la classica boa. Ho iniziato da esterno, ma è stata una breve parentesi all’inizio della mia carriera, poi ho sempre giocato come centravanti”. I punti di forza e le fonti di ispirazione: “La mia qualità migliore è la progressione e, come dicevo, l’attacco della profondità. Il giocatore a cui mi sono sempre ispirato e che ho sempre ammirato fin da adolescente - anche se non penso di assomigliargli - è Zlatan Ibrahimovic. Ora mi piace molto Robert Lewandowski”. Abbiamo poi chiesto ad Andrea quali siano le proprie passioni al di fuori del calcio e quali siano le sue ambizioni future: “Nei momenti liberi mi piace stare con la mia famiglia e visitare posti nuovi. Per il resto, mi auguro di giocare ancora tanto. La mia ambizione è quella di rimanere nel mondo del calcio e spero di trovare qualcosa quando smetterò. Escludo sicuramente la carriera da allenatore, se dopo due anni perdono tutti i capelli un motivo ci sarà… A parte gli scherzi, non mi ci vedo proprio come Mister”.

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