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Marcolini: "La Giovane Italia crede nel made in Italy. Simoni? Un signore"

Marcolini: "La Giovane Italia crede nel made in Italy. Simoni? Un signore"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
giovedì 28 maggio 2020, 08:45La Giovane Italia
di La Giovane Italia
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro

Michele Marcolini non è mai stata una persona che si sbilancia facilmente. Non lo faceva da calciatore, quando col suo sinistro disegnava geometrie e passaggi in campo, non lo fa adesso, da allenatore, specie in un momento così delicato e di indecisione del calcio italiano. Quando gli si chiede se e quando secondo lui si tornerà a giocare, l'ex allenatore del Chievo Verona risponde con equilibrio e lucidità: “La mia impressione è che la Serie A abbia tutta l'intenzione di tornare a giocare. Sulle serie minori invece ci sono un po' più di questioni in ballo che lo rendono difficile e mi sembra ci siano delle dinamiche che rendono più complicato un rientro in campo. Bisognerà avere pazienza ancora un po' di tempo per avere delle risposte.”

Da un punto di vista personale invece cosa ne pensa?
“Io sarei contento se si tornasse a giocare. Anche vedendo l'esempio della Germania, dove le cose stanno andando bene, mi sento positivo a riguardo. Un calcio senza tifosi è diverso e chiaramente risente del trasporto del pubblico che assiste, e sia per chi scende in campo che per chi guarderà le partite alla tv ci sarà comunque una prospettiva diversa.”

Quali sono le chiavi per tornare a lavorare bene in gruppo dopo una situazione così singolare?
“Beh, si tratta di una delle pause più lunghe di sempre, se non la più lunga, all'interno di uno stesso campionato. Da un punto di vista atletico, il ritorno in campo dovrà essere gestito al meglio, anche se buona parte dei giocatori si sono tenuti in forma e quindi non bisognerà ricominciare la preparazione da zero. Porrei più la questione sugli aspetti psicologici del ritorno in campo: il virus è ancora in circolo e non è detto che tutti i giocatori reagiscano alla stessa maniera. Inoltre, questa distanza forzata obbligherà le squadre a ricreare un'atmosfera adatta e a ricercare un'idea comune di gruppo.”

Quali potrebbero essere invece i prossimi sviluppi per il calcio giovanile?
“Purtroppo stiamo andando un po' tutti a tentoni, stiamo ancora cercando di capire cosa possiamo fare nel quotidiano e per questo il calcio giovanile è un aspetto ancora più difficile da trattare rispetto al professionismo, visto che i tempi saranno inevitabilmente più lunghi. Ritengo sia importante che i ragazzi tornino in campo al più presto, ma bisognerà prestare molta attenzione alle precauzioni e ai modi. Penso anche a mio figlio, per il quale per esempio è difficile non giocare e non vedere i suoi compagni per così tanto tempo e vedo che gli manca giocare. Spero possa tornare a farlo il più presto possibile.”

Restando in ambito giovani, quanto può essere rilevante un progetto come La Giovane Italia in un momento come questo?
“Per me già il nome ne fa capire l'importanza. Il nostro futuro sono i ragazzi, i calciatori di domani, metterli in risalto sin da subito è importante per fare in modo che i riflettori siano puntati presto su di loro e far sì che le società investano maggiormente sui settori giovanili, credendo nel made in Italy e nel lavoro fatto in casa, in modo che vengano messi in luce i nostri gioielli e non quelli degli altri”.

Un'ultima domanda: è recentemente scomparso Gigi Simoni, un grande allenatore. Ha qualche ricordo di lui?
“Ci siamo incrociati un paio di volte e mi hanno sempre colpito la sua signorilità e la sua grande educazione, mai fuori luogo nei comportamenti. Mi fece i complimenti quando da giocatore, mentre ero al Vicenza, mi indicò come uno dei migliori centrocampisti della Serie B e mi inorgoglì che un grande allenatore come lui facesse il mio nome. Un signore dentro e fuori dal campo.”

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