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I delicati (e incredibilmente oliati) meccanismi in casa Atalanta
L'Atalanta è una macchina quasi perfetta. Il miglior attacco della Serie A che non solo diverte e gioca un calcio zemaniano, ma che fa punti ed è estremamente redditizio. Forse meno di quello che dovrebbe, perché in più di un'occasione i punti persi per strada sono stati ai limiti del paradossale. Ottime prestazioni che sfociano in sconfitte e in pareggi, di contro appena viene meno la tensione fisica ed emotiva il rischio è che si spenga la luce, senza riuscire a fare risultato. È successo con la SPAL, nella partita più brutta dell'anno, oppure nel secondo tempo della Lazio. Sono questioni di lana caprina quando, però, Gasperini, la famiglia Percassi e il trio Sartori-Zamagna-Costanzi hanno creato un piccolo gioiello.
DESTINATO A DURARE? Perché è questa l'idea che per ora non conforta i nerazzurri. Ci sono troppe variabili in gioco per potere alzare il tiro. La prima è la qualificazione in Champions, che porta dai 30 ai 40 milioni - qualcosina in più quest'anno con l'accesso agli ottavi - e che quindi rappresenta una fetta considerevole del fatturato non derivante dalle plusvalenze. Sempre ricche nelle ultime stagioni, ma che prima dell'avvento di Gasperini erano relativamente basse e ancorate ai primi anni duemila (quelle dei gemelli Zenoni, per dirne due in particolare). L'idea è quella di consolidarsi ma senza mettere a rischio il bilancio: quindi salary cap per tutti - che potrebbe essere eroso con dei premi di rendimento - fissato a due milioni di euro, almeno finché il fatturato consolidato non si sarà alzato.
I MECCANISMI - C'è però da dire che negli anni il rapporto fra due parti è comunque sempre appeso a un filo di lana. Gasperini e Sartori hanno una visione differente delle situazioni: uno vorrebbe alzare sempre il tasso tecnico della propria squadra, anche a discapito degli equilibri monetari che rendono il circolo virtuoso, l'altro cerca ogni anno di creare utile, senza fare mai il passo più lungo della gamba, anche quando si tratta di andare a comprare giocatori di alto livello come Muriel e Malinovskyi. Per questo l'Atalanta non entra in aste - come quella di Dani Olmo, per esempio - e sta sempre molto attenta a come comprare, quando e cosa. Il problema è che poi nessuno diventa titolare prima di un anno, eccezion fatta per Duvan Zapata, per cui c'è stato comunque un periodo di ambientamento, fino a dicembre del 2018. Chi si stufa va via, come Arana, Kjaer, Kulusevski o Rigoni. Gli altri crescono a vista d'occhio e diventano appetiti dalle big.
IL GATTOPARDO - Così ogni anno si verifica il gioco delle parti. La stagione scorsa Gasperini era a un passo dalla Roma - era stato contattato anche dal Milan che, però, voleva prendersi tempo per decidere - e ci fu un confronto anche per capire quali sarebbero stare le operazioni da portare avanti in fase mercato. Previsioni disilluse nelle due finestre successive: Barrow e Ibanez dovevano essere prestati a giugno per farli giocare di più, cosa non successa se non a gennaio, con la cessione definitiva. La lamentela sulla poca rotazione offensiva è stata ripetuta più volte prima del mercato invernale, salvo poi non sostituire Barrow (rimpolpando, anzichenò, l'organico negli altri reparti). Bisogna aspettarsi un altro maggio di fuoco? Forse sì, perché gli estimatori di Gasperini crescono ogni anno, così come quelli di Sartori, accostato a un eventuale passaggio al Milan. Entrambi però si trovano bene a Bergamo, perché possono lavorare senza (troppi) stress e vengono idolatrati dalla piazza. Dipenderà dalla voglia di una nuova sfida, un po' per entrambi, anche se confermare l'Atalanta in Champions potrebbe essere l'ennesimo capolavoro.
DESTINATO A DURARE? Perché è questa l'idea che per ora non conforta i nerazzurri. Ci sono troppe variabili in gioco per potere alzare il tiro. La prima è la qualificazione in Champions, che porta dai 30 ai 40 milioni - qualcosina in più quest'anno con l'accesso agli ottavi - e che quindi rappresenta una fetta considerevole del fatturato non derivante dalle plusvalenze. Sempre ricche nelle ultime stagioni, ma che prima dell'avvento di Gasperini erano relativamente basse e ancorate ai primi anni duemila (quelle dei gemelli Zenoni, per dirne due in particolare). L'idea è quella di consolidarsi ma senza mettere a rischio il bilancio: quindi salary cap per tutti - che potrebbe essere eroso con dei premi di rendimento - fissato a due milioni di euro, almeno finché il fatturato consolidato non si sarà alzato.
I MECCANISMI - C'è però da dire che negli anni il rapporto fra due parti è comunque sempre appeso a un filo di lana. Gasperini e Sartori hanno una visione differente delle situazioni: uno vorrebbe alzare sempre il tasso tecnico della propria squadra, anche a discapito degli equilibri monetari che rendono il circolo virtuoso, l'altro cerca ogni anno di creare utile, senza fare mai il passo più lungo della gamba, anche quando si tratta di andare a comprare giocatori di alto livello come Muriel e Malinovskyi. Per questo l'Atalanta non entra in aste - come quella di Dani Olmo, per esempio - e sta sempre molto attenta a come comprare, quando e cosa. Il problema è che poi nessuno diventa titolare prima di un anno, eccezion fatta per Duvan Zapata, per cui c'è stato comunque un periodo di ambientamento, fino a dicembre del 2018. Chi si stufa va via, come Arana, Kjaer, Kulusevski o Rigoni. Gli altri crescono a vista d'occhio e diventano appetiti dalle big.
IL GATTOPARDO - Così ogni anno si verifica il gioco delle parti. La stagione scorsa Gasperini era a un passo dalla Roma - era stato contattato anche dal Milan che, però, voleva prendersi tempo per decidere - e ci fu un confronto anche per capire quali sarebbero stare le operazioni da portare avanti in fase mercato. Previsioni disilluse nelle due finestre successive: Barrow e Ibanez dovevano essere prestati a giugno per farli giocare di più, cosa non successa se non a gennaio, con la cessione definitiva. La lamentela sulla poca rotazione offensiva è stata ripetuta più volte prima del mercato invernale, salvo poi non sostituire Barrow (rimpolpando, anzichenò, l'organico negli altri reparti). Bisogna aspettarsi un altro maggio di fuoco? Forse sì, perché gli estimatori di Gasperini crescono ogni anno, così come quelli di Sartori, accostato a un eventuale passaggio al Milan. Entrambi però si trovano bene a Bergamo, perché possono lavorare senza (troppi) stress e vengono idolatrati dalla piazza. Dipenderà dalla voglia di una nuova sfida, un po' per entrambi, anche se confermare l'Atalanta in Champions potrebbe essere l'ennesimo capolavoro.
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