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Inibizione oltre i 12 mesi: ecco perché Lotito rischia il decadimento a vita dalle cariche federali
La Corte d'Appello Federale ha punito il presidente della Lazio, Claudio Lotito. Il giudice Torsello - presidente della Corte d'Appello - ha infatti accolto in parte il reclamo proposto dalla Procura Federale, inasprendo le pene per il numero uno biancoceleste rispetto alla sentenza di primo grado: da 7 si è saliti quindi a 12 mesi di inibizione, circostanza che - regole alla mano - lo escluderebbe dal governo del calcio.
Perché Lotito rischia di decadere - Considerati i 2 mesi di inibizione che Lotito aveva ricevuto nel 2012 per "agentopoli", infatti, si superano abbondantemente i 12 mesi più un giorno di squalifica in dieci anni che determinano da regolamento la decadenza da tutti gli incarichi federali. L'articolo 29 dello Statuto FIGC considera del resto eleggibili solo coloro che "non siano stati colpiti negli ultimi dieci anni, salva riabilitazione, da provvedimenti disciplinari sportivi definitivi per inibizione o squalifica complessivamente superiore ad un anno, da parte della Federazione nazionale, dal Coni, dalle Discipline associate e dagli Enti di promozione sportiva o da organismi sportivi internazionali riconosciuti".
Ricorso al CONI - Adesso la Lazio si appellerà al Collegio di garanzia presso il Coni, ultimo grado di giudizio sportivo. "Siamo sorpresi, aspettiamo di leggere le motivazioni però se la Corte ha deciso così ci spiegherà, e se non saremo d'accordo procederemo davanti al giudice superiore", ha detto l'avvocato della Lazio Gian Michele Gentile.
Perché Lotito rischia di decadere - Considerati i 2 mesi di inibizione che Lotito aveva ricevuto nel 2012 per "agentopoli", infatti, si superano abbondantemente i 12 mesi più un giorno di squalifica in dieci anni che determinano da regolamento la decadenza da tutti gli incarichi federali. L'articolo 29 dello Statuto FIGC considera del resto eleggibili solo coloro che "non siano stati colpiti negli ultimi dieci anni, salva riabilitazione, da provvedimenti disciplinari sportivi definitivi per inibizione o squalifica complessivamente superiore ad un anno, da parte della Federazione nazionale, dal Coni, dalle Discipline associate e dagli Enti di promozione sportiva o da organismi sportivi internazionali riconosciuti".
Ricorso al CONI - Adesso la Lazio si appellerà al Collegio di garanzia presso il Coni, ultimo grado di giudizio sportivo. "Siamo sorpresi, aspettiamo di leggere le motivazioni però se la Corte ha deciso così ci spiegherà, e se non saremo d'accordo procederemo davanti al giudice superiore", ha detto l'avvocato della Lazio Gian Michele Gentile.
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