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Che fine ha fatto... Nava, dalla Sampdoria al Kosovo
La Giovane Italia vi porta alla scoperta dei nuovi talenti del calcio italiano, raccontandovi ogni giorno, alle 8:45, le storie dei giovani di casa nostra e dei club che scommettono su di loro
Nuovo appuntamento della rubrica “Che fine ha fatto…”, un viaggio alla riscoperta dei talenti transitati dalle pagine dell'Almanacco de La Giovane Italia nell'anno che segna la sua decima edizione. Oggi il nostro ospite è Giacomo Nava, portiere classe 1997 cresciuto nel settore giovanile della Sampdoria e presente in due edizioni dell'Almanacco LGI. Chi ci ricordava? Federico Marchetti e Christian Abbiati.
Ciao Giacomo, il tuo percorso nel calcio giovanile inizia e si conclude nella Samp. Raccontaci la tua esperienza.
"Entro a far parte della famiglia Sampdoria all’età di 8 anni facendo tutta la trafila del settore giovanile. In questi anni ho avuto anche l’onore di giocare in Primavera da sotto età e di essere aggregato in prima squadra, seppure per un breve periodo, sotto la guida di mister Mihajlovic. Alla fine le nostre strade si sono divise ma considero i miei dieci anni complessivi alla Samp come annate molto importanti, nelle quali ho avuto modo di divertirmi e crescere come uomo e giocatore in un contesto dove l’aspetto umano è molto importante".
Come si evolve la tua carriera dall’addio alla Sampdoria?
"Non è stato facile emergere, per cui ho fatto la gavetta per tre anni in Serie D con la vana speranza che con le prestazioni mi sarei guadagnato il salto di categoria. Così riparto dal Bogliasco, l’anno successivo passo al Lentigione, piccolo paradiso per la categoria ideale per la crescita di un giovane, e da ultimo mi trasferisco al Lecco. La stagione successiva, finalmente ottengo la mia prima opportunità tra i professionisti a Rimini dove rimango per due anni, raccogliendo 15 presenze. Purtroppo a penalizzarmi in questa occasione fu il nuovo regolamento sul minutaggio Under in Lega Pro, che di fatto tagliò fuori l’annata dei ’97, così scelsi di rescindere e restai senza squadra".
Oggi invece dove ti trovi?
"Da un anno e mezzo circa ho scelto di ripartire dal Llapi, società di Serie A del Kosovo, dove mi sto trovando abbastanza bene. Attualmente son reduce da un intervento chirurgico e sono sulla via del recupero (in stagione ha già raccolto 7 presenze, ndr.). Ho voluto provare una nuova esperienza all’estero, perché rappresenta un passo in avanti che può aprirmi diverse opportunità. Ho notato che in questo campionato, che non gode di molta fama a livello internazionale, tendono a premiare chi dimostra maggiormente sia durante le fasi di mercato, puntando ad esempio calciatori delle serie inferiori, ma anche durante la stagione. In questo caso, io sono un esempio perché già lo scorso anno son stato cercato da società che han partecipato all’Europa League. Sono sempre stato un ragazzo abbastanza tecnico per cui prima tendevo a far prevalere la tecnica anche a discapito della fase difensiva, adesso invece con l’esperienza ho lavorato molto e cerco sempre di leggere in anticipo le situazioni".
Nel tuo percorso hai avuto anche l’opportunità di vestire la maglia azzurra.
"Ho avuto la possibilità e l’onore di far parte della squadra azzurra al torneo 6 nazioni in Slovenia, con l’Under 15. Esperienza fantastica per ciò che significa la maglia azzurra ma anche per i compagni con cui ho potuto condividere questa parte del mio percorso. Nonostante giocassimo da sotto età nel torneo (riservato alle U16), la squadra era formata da ragazzi che adesso hanno delle carriere importanti e sui quali i loro club hanno puntato fortemente come Audero, mio collega di reparto, Barella, Romagna, Bonazzoli e Dimarco".
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
"Il mio obiettivo è sicuramente quello di crescere e dimostrare in campo quanto valgo. Spero entro i prossimi cinque anni di dare una scossa alla mia carriera e poter trasferirmi a giocare in un campionato di maggiore livello più vicino l’Italia, sognando magari di avere una chance nella nostra Serie A. In Kosovo per il momento mi trovo abbastanza bene anche se il livello è paragonabile forse a quello della nostra Serie B".
Ciao Giacomo, il tuo percorso nel calcio giovanile inizia e si conclude nella Samp. Raccontaci la tua esperienza.
"Entro a far parte della famiglia Sampdoria all’età di 8 anni facendo tutta la trafila del settore giovanile. In questi anni ho avuto anche l’onore di giocare in Primavera da sotto età e di essere aggregato in prima squadra, seppure per un breve periodo, sotto la guida di mister Mihajlovic. Alla fine le nostre strade si sono divise ma considero i miei dieci anni complessivi alla Samp come annate molto importanti, nelle quali ho avuto modo di divertirmi e crescere come uomo e giocatore in un contesto dove l’aspetto umano è molto importante".
Come si evolve la tua carriera dall’addio alla Sampdoria?
"Non è stato facile emergere, per cui ho fatto la gavetta per tre anni in Serie D con la vana speranza che con le prestazioni mi sarei guadagnato il salto di categoria. Così riparto dal Bogliasco, l’anno successivo passo al Lentigione, piccolo paradiso per la categoria ideale per la crescita di un giovane, e da ultimo mi trasferisco al Lecco. La stagione successiva, finalmente ottengo la mia prima opportunità tra i professionisti a Rimini dove rimango per due anni, raccogliendo 15 presenze. Purtroppo a penalizzarmi in questa occasione fu il nuovo regolamento sul minutaggio Under in Lega Pro, che di fatto tagliò fuori l’annata dei ’97, così scelsi di rescindere e restai senza squadra".
Oggi invece dove ti trovi?
"Da un anno e mezzo circa ho scelto di ripartire dal Llapi, società di Serie A del Kosovo, dove mi sto trovando abbastanza bene. Attualmente son reduce da un intervento chirurgico e sono sulla via del recupero (in stagione ha già raccolto 7 presenze, ndr.). Ho voluto provare una nuova esperienza all’estero, perché rappresenta un passo in avanti che può aprirmi diverse opportunità. Ho notato che in questo campionato, che non gode di molta fama a livello internazionale, tendono a premiare chi dimostra maggiormente sia durante le fasi di mercato, puntando ad esempio calciatori delle serie inferiori, ma anche durante la stagione. In questo caso, io sono un esempio perché già lo scorso anno son stato cercato da società che han partecipato all’Europa League. Sono sempre stato un ragazzo abbastanza tecnico per cui prima tendevo a far prevalere la tecnica anche a discapito della fase difensiva, adesso invece con l’esperienza ho lavorato molto e cerco sempre di leggere in anticipo le situazioni".
Nel tuo percorso hai avuto anche l’opportunità di vestire la maglia azzurra.
"Ho avuto la possibilità e l’onore di far parte della squadra azzurra al torneo 6 nazioni in Slovenia, con l’Under 15. Esperienza fantastica per ciò che significa la maglia azzurra ma anche per i compagni con cui ho potuto condividere questa parte del mio percorso. Nonostante giocassimo da sotto età nel torneo (riservato alle U16), la squadra era formata da ragazzi che adesso hanno delle carriere importanti e sui quali i loro club hanno puntato fortemente come Audero, mio collega di reparto, Barella, Romagna, Bonazzoli e Dimarco".
Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?
"Il mio obiettivo è sicuramente quello di crescere e dimostrare in campo quanto valgo. Spero entro i prossimi cinque anni di dare una scossa alla mia carriera e poter trasferirmi a giocare in un campionato di maggiore livello più vicino l’Italia, sognando magari di avere una chance nella nostra Serie A. In Kosovo per il momento mi trovo abbastanza bene anche se il livello è paragonabile forse a quello della nostra Serie B".
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