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Marco Belinelli si racconta: la bolla NBA, la Serie A, l'Inter di Lukaku e LeBron James

ESCLUSIVA TMW - Marco Belinelli si racconta: la bolla NBA, la Serie A, l'Inter di Lukaku e LeBron JamesTUTTO mercato WEB
© foto di Simone Bernabei
martedì 13 ottobre 2020, 20:00Serie A
di Simone Bernabei
Nato a San Giovanni in Persiceto nel 1986, Marco Belinelli ha vinto l'anello NBA nel 2014 con i San Antonio Spurs. Nelle scorse settimane ha vissuto all'interno della bolla di Orlando con i texani

"La bolla NBA? Un'esperienza diversa, ma estremamente positiva". Lo ripete a più riprese e con sempre maggiore convinzione, Marco Belinelli. Ora che i Lakers hanno vinto il titolo e che la stagione è andata in archivio, la stella NBA e giocatore dei San Antonio Spurs (col contratto in scadenza) ha tempo e modo per ripensare agli ultimi mesi. Per guardarsi indietro e ripercorrere le tappe di una stagione sui generis, segnata dallo stop alla regular season a causa della pandemia da Coronavirus e da una seconda parte vissuta in tutto e per tutto all'interno della bolla del Walt Disney Resort, a Orlando. In esclusiva per TuttoMercatoWeb, Belinelli ha scelto di raccontare la sua avventura in Florida parlando dell'esperienza nella bubble e della possibile esportazione anche al mondo del calcio.

Partiamo proprio dal Walt Disney Resort. Che cosa si è portato in Italia, una volta chiusa l'avventura?
"E' stata un'esperienza incredibilmente positiva. E ora che la stagione è terminata, i pensieri sono ancora più chiari. Era tutto super controllato, tutto organizzato nel dettaglio, tutto studiato alla perfezione. E infatti a stagione conclusa dalla bolla non è emerso neanche un giocatore positivo. Zero contagi, insomma".

Ma là dentro non ha mai sentito il peso dell'esser lontano da tutto e da tutti?
"Devo ripetermi. Per me in linea generale è stata un'ottima esperienza, anche se è vero che la lontananza della famiglia e dei cari ha un po' pesato soprattutto nei primi giorni di ritiro. Poi ci siamo abituati e i giorni sono passati".

Proviamo ad entrarci allora, dentro la bolla. Cosa può dirci delle sue giornate?
"Era tutto organizzato in maniera fantastica. Ovviamente era la prima volta per tutti, vista la straordinarietà della situazione. Ma la Lega ha confermato ancora una volta di essere la numero uno. All'interno della bolla c'erano tanti servizi pensati per noi giocatori: le 22 squadre erano divise in 3 hotel, ognuno dei quali ospitava 6-7 squadre. E dentro il parco potevamo fare di tutto: pescare, giocare a golf e a tennis, andare in piscina. Poi avevamo il tavolo da ping-pong, i giochi di società, potevamo muoverci per fare passeggiate. E poi guardavamo le altre partite, ovviamente".

Insomma, potevate muovervi quasi liberamente...
"Ovviamente sempre con la mascherina, questo è fondamentale. Con gli altri italiani ci siamo visti spesso. Io ho passato tanto tempo con Melli, con Gallinari e con Matteo Zuretti. Siamo arrivati nella bolla da San Antonio il 9 luglio e fino al 22 potevamo incontrare solo giocatori e staff delle squadre che erano nel nostro hotel. Poi tutto è stato molto più libero, pur nel pieno rispetto delle regole".

A livello di test, come e quanto eravate controllati?
"Dovevamo effettuare il tampone ogni giorno, misurarci la temperatura e registrarla per restare sempre monitorati. Ripeto, dal punto di vista dell'organizzazione eravamo nella perfezione assoluta. Ma non avevo dubbi, l'NBA è una cosa unica. E poi avevamo un braccialetto elettronico con cui potevamo spostarci da una zona all'altra, ci permetteva di non toccare porte e maniglie così come di pagare al ristorante, nei negozi, in piscina".

La location, il Walt Disney Resort, era uno spazio adeguato?
"Era uno spazio enorme, anche se l'NBA è stata aiutata dal fatto che la Disney è sponsor della Lega. Detto questo, è stato fatto qualcosa di enorme, di incredibile, in una location grande quasi quanto una città. Anche se noi potevamo accedere solo a determinate zone".

Come eravate sistemati dal punto di vista degli alloggi?
"Eravamo in camere singole, tutte grandi e molto confortevoli. Letto enorme, tanto spazio per muoverci, balcone privato... Insomma noi giocatori eravamo nelle condizioni di poter pensare solo e soltanto al basket senza ulteriori preoccupazioni".

In Italia si è iniziato a pensare all'idea, in caso di necessità, di creare una bolla in stile NBA anche per la serie A.
"Potrebbe esser quello l'obiettivo da perseguire. Per noi la bolla era un luogo sicuro e tranquillo. Come detto, l'NBA ci ha messo nelle condizioni di fare il nostro lavoro al meglio. Per quanto riguarda il calcio, visto quanto detto fino ad ora, non credo sia così semplice. Ma quanto fatto dall'NBA deve essere d'esempio, c'è solo da imparare da quel tipo di organizzazione. Ovviamente considerando le possibilità di ogni sport e di ogni contesto".

Alcuni calciatori hanno già fatto capire di essere tendenzialmente contrari a questa ipotesi. Ma all'inizio sembrava contrario pure LeBron James...
"Non solo LeBron. In tanti avevano perplessità e dubbi, me compreso. Alla fine però ha vinto l'NBA. E vivendo 45 giorni dentro la bolla posso dire che non è stato affatto male".

Un'altra idea per la Serie A è quella dei playoff. Anche in questo caso l'NBA può insegnare tanto
"Può essere una strada anche per il calcio, ma per me sono sport un po' troppo diversi per essere paragonati. Per come sono strutturati adesso i playoff sono perfetti per l'NBA, ma non so quanto sarebbero applicabili ad un sport come il calcio. E i motivi sono molteplici: campi e impegno fisico diversi, così come il recupero di partita in partita e dopo gli infortuni".

Dal calciomercato al basketmercato. Marco Belinelli ha da poco concluso il suo contratto con gli Spurs e ora è free agent. Programmi per il futuro?
"Adesso mi sto allenando da solo, a casa, in attesa dell'apertura del mercato che dovrebbe essere fra fine novembre e inizio dicembre. Mi sento bene, posso garantire ancora 1-2 anni ad alti livelli in una squadra in cui possa avere un ruolo da protagonista. Ovviamente ancora in NBA".

Torniamo al calcio. Da tifoso dell'Inter, ha seguito ultimamente la squadra di Antonio Conte?
"Compatibilmente con allenamenti, partite e impegni vari ho cercato di seguirla, tanto anche tramite i social. Adesso vedo che c'è grande attesa per il derby di sabato. Più che tifoso mi sono sempre definito un simpatizzante dell'Inter, fin da quando ho ricevuto la maglia del 'vero' Ronaldo...".

In passato aveva detto che la speranza era quella che Romelu Lukaku potesse avere un impatto simile a quello di LeBron James sulla squadra...
"Ne ho parlato quando mi hanno regalato la sua maglia dell'Inter. Il mio ragionamento era più a livello di stazza. Con quel fisico e con la forza mentale che ha può senz'altro trascinare la sua squadra".

Altro incrocio calcio-NBA. Il suo ex compagno Tony Parker potrebbe diventare, in futuro, presidente dell'Olympique Lione. Ne avete mai parlato?
"In passato abbiamo parlato spesso di calcio, l'ultima volta in estate, ma senza entrare nello specifico. Tony ha sempre seguito con grande interesse il calcio e chissà, magari potrà essere un nuovo business per lui in futuro".

Chiusura obbligata con i Los Angeles Lakers e l'anello appena vinto contro i Miami Heat
"Ha vinto la squadra favorita, semplicemente. I Lakers erano la squadra più forte fisicamente e mentalmente, è stato un bel finale col titolo riportato in California anche in onore di Kobe Bryant, della figlia Gianna e di tutte le altre vittime dell'incidente. Il successo dei Lakers è stata la conclusione di una favola, anche se non posso far altro che riconoscere grandi meriti agli Heat".

Ma LeBron James è stato davvero così trascinante come si dice?
"Assolutamente sì. E' il giusto MVP delle Finals. Anche se al suo fianco aveva un altro grandissimo come Anthony Davis, un ottimo allenatore e tanti compagni di alto livello".

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