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Orrico: “Sarri non è un allenatore da Juve. Arthur? Meglio di quelli che ci sono”

ESCLUSIVA TMW - Orrico: “Sarri non è un allenatore da Juve. Arthur? Meglio di quelli che ci sono”TUTTO mercato WEB
giovedì 25 giugno 2020, 18:30Serie A
di Ivan Cardia

La Juve che vince ma non convince. L’Atalanta che torna a correre come se Gomez & Co non fossero stati fermi per tre mesi. Inter e Lazio che frenano nel sogno scudetto. La Serie A è tornata e ne parliamo con uno dei suoi più fini osservatori, Corrado Orrico: “Di spunti interessanti - racconta a TMW - ce ne sono stati. Penso al ritorno al gol di Dybala e Ronaldo. O alla straordinaria prestazione dell’Atalanta, che ancora una volta ha giocato un calcio totale e ha schiantato la Lazio. E poi Dzeko: due gol bellissimi. Gli spunti ci sono: è sempre calcio”.

Senza spettatori.
“E infatti manca il pathos. Ma il calcio è vita. La gente prova a metterlo nella bambagia, ma sbaglia. Fa parte della realtà che viviamo, anche in situazioni eccezionali come quella di questi giorni”.

Chi l’ha convinta di più?
“Ci sono state delle conferme autentiche: la Juve è legata ai suoi fuoriclasse d’attacco, che sono di un’altra specie. Però sul piano del gioco lascia a desiderare, perché ha un centrocampo tra i meno belli della Serie A. Mi è piaciuta moltissimo l’Atalanta. Giocare uomo contro uomo parrebbe un difetto, sembrerebbe poter facilitare gli attacchi degli avversari, ma nasconde un’altra realtà: sono in pochi quando c’è da difendere, ma sono anche tanti in attacco quando c’è da attaccare. E per questo è una bella Atalanta”.

Gasperini dice che va avanti col pilota automatico.
“Può dirlo ora perché ha fatto delle lezioni. Perché il campo dà ragione ai suoi principi. E i giocatori restano affascinati da un progetto difficile da realizzare, ma che è una bellissima realtà”.

Il centrocampo della Juve, diceva, è tra i meno belli della A. Ora si avvia a cedere Pjanic.
“Sì, ma questo Pjanic… Quello di quest’anno grida vendetta: non corre più, cammina. E poi guardiamo anche al resto del reparto. Se pensiamo che Bentancur, che è un normale giocatore e non da grandissimi club, è il migliore, s’è detto tutto. Matuidi è quello più generoso sul piano dinamico ma litiga spesso con la palla: non è un giocatore che dia un senso geometrico alla squadra. Se penso al grandissimo centrocampo che aveva la Juve qualche anno fa, mi strappo i capelli a vedere quello di oggi”.

Arriva Arthur.
“Meglio di quelli che ci sono, questo sì. È un buon acquisto. La Juve finora si è preoccupata sempre di comprare attaccanti su attaccanti, però ha perso negli anni Pogba, Vidal, Pirlo, Marchisio. Si dovevano concentrare sul centrocampo, invece lì hanno acquistato solo dei mezzosangue, presi a parametro zero senza chiedersi perché le altre società li facessero partire a cuor leggero. Forse perché non sono da grande squadra”.

Con Sarri è in corso una crisi di rigetto?
“È un ottimo allenatore, ma a mio modo di vedere non è un allenatore da Juventus. A Torino serve gente furba, alla Allegri per capirsi. Sarri è sempre un po’ più in là rispetto a quello che servirebbe, non è riuscito a dare un gioco a questa squadra. Ma d’altra parte era impossibile: la chiave del successo del suo gioco d’attacco sono i continui ritorni dei giocatori offensivi. Invece gli esterni della Juve di oggi non intendono di fare il lavoro che vuole da loro Sarri, c’è questa contraddizione”.

Ronaldo è il caso più emblematico.
“Sì, ma non parlo solo di lui. Vale lo stesso per Douglas Costa, per esempio. Cuadrado forse era il più adatto al gioco di Sarri, e per necessità l’ha messo terzino. Gli altri sono tutti attaccanti autentici, ma lui non si riesce a rassegnare a farli giocare da attaccanti puri, perché vuole la sua teoria è che debbano giocare a tutto campo. Ma se lo può anche dimenticare che Ronaldo o Dybala facciano tutta la fascia. E non può neanche far giocare un vero centravanti, perché ha quei due che comunque gli fanno la differenza. Basta vedere il gol dell’argentino col Bologna, una sciccheria. Infatti è comunque primo in classifica, perché ha giocatori di questo tipo”.

La bellezza salverà la Juve.
“Beh, c’è tanta bellezza in quel gol. Dybala mi ricorda tantissimo Sivori, magari senza la stessa cattiveria agonistica. Ma a livello tecnico me lo ricorda davvero tanto, è un giocatore fantastico. Nato per giocare nella Juve”.

Inter e Lazio come le vede?
“Male, hanno preso una bella legnata nei denti tutte e due. Ancora una volta la Juve va via. Vede, finché le altre rimarranno delle buone squadre, non riusciranno mai a intaccare il predominio dei bianconeri. La Juve ha degli specialisti nel settore che sono i più bravi al mondo, sia in attacco che in difesa. La differenza la fanno loro. Anche in un’annata non fantastica”.

Conciliarli col gioco di Sarri, però, le sembra impossibile.
“Ma sì. Tra Sarrismo e juventinismo non c’è conciliazione possibile. Era evidente, bastava ragionarci prima. E Sarri, su cui cadranno le colpe, è il meno colpevole di tutti: era risaputo che lui avesse questa versione, possiamo dire euclidea, del gioco del calcio. Per andare in molti dove è la palla, bisogna correre tutti, anche gli attaccanti: il problema è che gli specialisti del settore, che sono tra i più bravi al mondo e sanno di esserlo, non ci pensano neanche a fare il lavoro sporco. È inutile che Sarri si agiti e si arrampichi sugli specchi”.

È un giudizio molto netto.
“Sia chiaro che a me Sarri piace, è un ottimo allenatore. Lui è bravissimo. Ma la Juve di Allegri era molto più pratica. E con questo non voglio dire che Allegri sia migliore di Sarri, è solo più plastico. Sarri mi dà l’impressione di quelli che erano a scuola nei primi posti con la penna stilografica e tutti li invidiavamo, ma poi le cose importanti venivano dagli ultimi banchi. Sarri ha tentato di portare qualcosa di intellettualmente evoluto che non si addice agli specialisti della Juve”.

Sarri, però, è venuto dagli ultimi banchi.
“Ma sì. E infatti, se devo dare un voto alla sua carriera, gli do 8. Perché se lo merita. Al Napoli ha fatto bel calcio. Al Chelsea molto meno, perché anche lì ha trovato le stesse problematiche: ecco, Juventus e Chelsea sono la bocciatura, l’antitesi dei concetti sarriani, perché i migliori specialisti del settore non vi si applicano”.

Guardiamo in casa Inter: Conte ha più o meno gli stessi punti di Spalletti.
“Beh, ma Spalletti non è che fosse l’ultimo del villaggio. Ha lasciato il suo timbro ovunque andato. È un allenatore che può reggere il confronto con Conte, pur nelle diversità: da una parte c’è una maggior cocciutaggine nell’inseguire concetti di gioco, dall’altro una fantastica capacità di risolvere al momento i problemi che nascono. Conte i problemi cerca di prevederli, Spalletti li risolve quando li deve affrontare. Stiamo parlando di due allenatori tra i migliori che abbiamo in Italia”.

L’Inter, comunque, fa bene a insistere nel progetto Conte?
“Fa bene, perché se c’è uno spiraglio lui lo trova. Con qualche contraddizione, come nella partita di ieri, perché la squadra che giocava un calcio più evoluto era il Sassuolo, non l’Inter, va detto. Però, con Conte, alla fine le delusioni non ci sono mai”.

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