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Tardelli: "Protocolli onerosi, ma lo scudetto va sempre assegnato sul campo"

ESCLUSIVA TMW - Tardelli: "Protocolli onerosi, ma lo scudetto va sempre assegnato sul campo"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
lunedì 11 maggio 2020, 16:23Serie A
di Claudia Marrone

Una vita nel calcio, prima da giocatore e poi da allenatore: un mondo, quello pallonaro, che quindi è pane quotidiano per Marco Tardelli, cinque volte campione d'Italia con la Juventus e campione del mondo con la nazionale nel 1982. Figura che non necessita di ulteriori presentazioni.
Proprio l'ex bianconero, ai microfoni di TuttoMercatoWeb.com, ha fatto il punto della situazione sullo stato attuale.

La Serie C decide, la A e la B temporeggiano: è difficile dare una linea comune al futuro del calcio italiano.
"Da questa situazione che nasce in un momento delicato e particolare, dovremmo ripartire tutti con la giusta testa, anche se in questo momento si fa fatica perché tutti provano a fare cose che non stanno bene ad altri, non c'è unità: dovrebbero invece mettersi tutti intorno a un tavolo e provare a sviluppare un sistema calcio, per poi avanzare richieste comuni anche al Governo, che sotto questo aspetto mi sembra un po' in confusione. Probabilmente il ministro Spadafora avverte anche delle pressioni per quello che succede all'estero, dove ci sono ripartenze già pianificate: in tal senso la Germania sta dando una grossa spinta. Ma sia chiara una cosa: i rischi ci sono e saranno spazzati via solo dal vaccino, per il quale servirà molto tempo, ma se non ripartiremo, ci saranno grosse perdite per tanti".

Scudetto quindi da assegnare in campo?
"Per me lo scudetto va sempre assegnato in campo, anche se altrove, tra difficoltà abissali, sono state fatte scelte diverse. Io credo invece si possa trovare il sistema, rivedere molte altre idee tutte da cavalcare, l'importante è che sia unità di intenti. Riprendere però sarà difficile, al massimo solo appunto la Serie A lo farà, i protocolli sanitari sono molto onerosi".

Ha tenuto molto banco anche la questione legata ai calciatori e al taglio degli stipendi. Come si è mosso, a suo avviso, l'AIC?
"Non ho mai sentito il pensiero di giocatori o allenatori, nessuno si è mai sbilanciato. Però credo che in generale i calciatori, figure poco ascoltate, dovrebbero sapere bene cosa proporre, conoscere meglio il proprio sindacato. Ma alle volte, e lo dico per esperienza, quando si gioca non si presta vera attenzione a tante tematiche che toccano poi il futuro: si dovrebbe invece star più attenti ai propri interessi".

A creare questa problematica può contribuire il fatto che le mentalità comune fatichi a inquadrare i calciatori come lavoratori a tutti gli effetti?
"Certo, e dico che si fa fatica ad accettare ciò perché si tende solo a vedere la Serie A. Molte persone, invece, dovrebbero trovarsi nel mondo del calcio minore, dove ci sono poche certezze per la tutela di tanti dipendenti, dove tanti club falliscono: queste sono le situazioni che non dovremmo più vedere, perché nel calcio lavorano tante persone. Vanno tutelati anche gli invisibili".

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