L'importanza di chiamarsi Pavoletti: l'uomo a cui non si può rinunciare
Leonardo Pavoletti ha giocato solo due delle ultime sei partite disputate dal suo Cagliari. Gli isolani, prima della sfida odierna contro l'Empoli, senza il loro ariete avevano conquistato appena 1 punto, quello arrivato al 95' contro la Roma grazie a Marco Sau. Poi quattro sconfitte, contro Parma, Napoli, Lazio e Udinese, con un unico comune denominatore: la sensazione che l'assenza del bomber toscano sia stata determinante.
Pavoloso è l'attaccante che tutti vorrebbero, almeno tra le squadre medio-piccole: un lottatore, che si sacrifica e ripulisce palloni, permettendo ai compagni di inserirsi e di creare pericoli. Lavora con la testa, in tutti sensi. È un giocatore che ha un grande senso del gol e implacabile nel gioco aereo. Un vero e proprio marchio di fabbrica, sfoderato ancora una volta nel pomeriggio della Sardegna Arena. La settima rete stagionale, ventunesima realizzata di testa su 42 reti firmate in totale in Serie A. Intelligenza e forza fisica, ma soprattutto un ruolo di leader nella formazione di Rolando Maran. Che non può davvero prescindere dal suo centravanti per centrare l'obiettivo salvezza il prima possibile.