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Milan, Pioli: "Dissi a Ibra che non poteva andarsene. Ci siamo compattati durante il lockdown"

Milan, Pioli: "Dissi a Ibra che non poteva andarsene. Ci siamo compattati durante il lockdown"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
giovedì 31 dicembre 2020, 12:30Serie A
di Lorenzo Di Benedetto

Intervista di fine anno a Sky Sport per il tecnico del Milan, Stefano Pioli, che ha parlato del 2020 rossonero toccando molti temi: "Mi piace molto la musica ed è uscita una canzone dei Negramaro, dal titolo 'Contatto', che dice: 'La vita che volevo è tutta qui. Gli amici che sognavo, proprio così'. Ecco questa frase racchiude il mio momento qui in rossonero. Se il Milan fosse una donna sarebbe mia moglie, sono sposato con lei da 32 anni, è la donna della mia vita e anche il Milan è così".

A gennaio 2020 l'arrivo di Ibrahimovic.
"La cosa di Zlatan era iniziata prima della partita con l'Atalanta, l'ok è arrivato dopo ma la società me ne aveva già parlato e ero molto positivo. Sapevo che avevamo bisogno di questa personalità, questa forza e questo carisma. Abbiamo aspettato che prendesse la decisione, ho sempre pensato che fosse il giocatore giusto per noi e per la nostra mentalità. Ci ha dato la cultura del lavoro. Dal primo incontro ho capito di avere di fronte un campione, ho cominciato a capire che mi trovavo di fronte a una persona intelligente e simpatica, in campo è un'ira di Dio. In campo sprona con veemenza e forza i giocatori ma sa capire i momenti. Mi piace la sua schiettezza e il suo modo di essere diretto. Mi disse subito di essere pronto e anche che io dovevo fidarmi di lui".

Il 5-0 contro l'Atalanta il punto più basso?
"Fu pesante e difficile da accettare per un club come il nostro. Abbiamo però avuto tanta volontà e forza per cercare situazioni che ci hanno permesso di crescere. È stata una dura lezione, da lì siamo cambiati. Il nostro percorso è iniziato a gennaio con il mercato in entrata e in uscita. Kjaer, Ibra e Saelemaekers hanno dato entusiasmo, avevamo passato una settimana difficile durante le feste ma ci siamo detti subito a Milanello che dovevamo avere più determinazione. Siamo ripartiti da lì. Che eravamo sul percorso giusto si è capito subito, abbiamo cambiato assetto e trovato buone posizoni in campo. Si intravedeva il percorso giusto anche se ci mancava la vittoria con la grande. Quello è stato il tassello fondamentale che ci ha dato ancora più fiducia".

Il derby perso contro l'Inter l'anno scorso cosa vi ha lasciato?
"Quella è stata una grande delusione, siamo passati dal 2-0 al 2-4 ma anche in quell'occasione siamo cresciuti. La prima a porte chiuse a Genova è stata decisiva, con il discorso di Gazidis prima della partita che disse ai giocatori che tutti si sarebbero giocati la conferma. Una prova di correttezza, coerenza e professionalità. Perdemmo con il Genoa ma iniziammo a lavorare a testa bassa".

Poi è arrivato lo stop del campionato.
"La prima parte del lockdown penso che si sia servita, sia a me che ai giocatori. Per le prime due settimane abbiamo deciso di lasciare tranquilli i giocatori, poi ci siamo ritrovati e siamo tornati ad allenarci. Stranamente ci siamo ricompattati stando lontani, abbiamo individuato ancora meglio il nostro obiettivo e le nostre possibilità. Ci sentivamo comunque sempre inferiori alle altre, sapevamo di averci provato ma i risultati non arrivavano. Ci mancava il poco che in queste partite fa la differenza, poi ci siamo sbloccati e abbiamo capito di avere le potenzialità per poter vincere. Questo è stato importante".

Cosa ha pensato al momento della conferma sulla panchina del Milan?
"Quando Gazidis mi ha comunicato la conferma prima del Sassuolo mi disse che non gli avevo creduto quando aveva detto che tutti ci giocavamo la conferma, ma gli ho detto di sì e per questo ho lavorato. La proprietà aveva deciso di confermarmi, se a me fosse andato bene, non lo sapeva nessuno. Prima del Sassuolo".

È stato difficile trattenere Ibrahimovic?
"Ibra poi mi disse che gli mancava la famiglia e non era sicuro di restare. Incassai e lo lasciai tranquillo ma il giorno dopo gli ho detto che non mi era piaciuto quello che mi aveva detto e che non mi era piaciuto neanche quello che io non gli avevo detto. Doveva restare, il nostro percorso era appena iniziato e avrei fatto di tutto per convincerlo. Dopo l'annuncio del rinnovo di Ibra è arrivato Tonali, uno dei giovani più talentuosi di Italia, una cosa molto importante".

Com'è iniziata questa stagione?
"Quando ci siamo ritrovati ho rivisto lo stresso entusiasmo, eravamo tutti positivi, ci eravamo preparati poco prima dell'Europa League ma siamo stati bravi in gare difficili. I preliminari sono stati importanti per permettere a tutti i giocatori di giocare e crescere. Per me è stato un anno gratificante e bello, alleno in un grandissimo club con ragazzi responsabili anche se giovani. Mi sono sempre sentito bene a Milanello, c'è il meglio che si possa trovare. Vogliamo puntare al massimo, possiamo toglierci grandi soddisfazioni".

Pensava di fare un percorso del genere?
"Pensare di fare nove mesi così diventa difficile ma ci abbiamo creduto e ci siamo conquistati i risultati. Per arrivare all'obiettivo che ci siamo costruiti abbiamo sempre guardato la classifica del 2020. Quello di arrivare in testa è stato il punto che ci siamo prefissati. Abbiamo centrato tutti gli obiettivi nella prima parte di questa stagione, in Europa e in Serie A. Dobbiamo dimostrare tanto, siamo a metà della salita. Dobbiamo continuare a pensare partita per partita, cercando di crescere e giocare sempre meglio. L'obiettivo è sempre quello di segnare un gol in più degli altri. Ci impegniamo tanto, siamo un gruppo giovane e spero che possa durare tutto a lungo".

Ha pensato ad Astori quando è venuto al Milan? Ne aveva mai parlato con lui?
"L'esperienza che ho vissuto a Firenze, con la perdita di mio padre lo scorso anno, sono stati due momenti molto duri. Penso di avere due angeli in più e nei miei risultati ci sono anche loro".

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