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Rizzoli: "Siamo in contatto con UEFA e arbitri europei. No ad un'unica foresteria"

Rizzoli: "Siamo in contatto con UEFA e arbitri europei. No ad un'unica foresteria"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
lunedì 27 aprile 2020, 00:22Serie A
di Dimitri Conti

Nicola Rizzoli, designatore arbitrale per la Serie A, ha parlato in collegamento con La Domenica Sportiva su Rai 2, partendo dal possibile futuro del calcio, e la sua ripresa: "Se il Governo ha valutato i protocolli federali come da integrare, vuol dire che la situazione è da prendere con cautela: avranno valutato tutti i rischi del caso. Penso che il presidente federale e la Lega stiano facendo bene tutto ciò che serve per riprendere in assoluta sicurezza, è l'obiettivo comune. Noi aspettiamo di sapere regole, disposizioni e date disponibili: stiamo preparando vari programmi a seconda di quelle che saranno".

Il 18 maggio è data utile anche per voi?
"Lo è per far tornare gli arbitri pronti quando, successivamente, ci sarà da ricominciare. La questione dei raduni è aperta, c'è condivisione con Nicchi e ho la fortuna di partecipare a confronti con tutti i più importanti responsabili arbitrali d'Europa, con la UEFA, così da avere una strategia d'approccio uniforme".

Nicchi lamentava una condizione particolare per gli arbitri.
"Giustamente lamentava un possibile problema, la federazione ne ha preso atto e c'era anche il nostro medico, degli arbitri, a stilare il protocollo federale. Abbiamo tanti membri nelle varie leghe, e se uno di questi fosse trovato positivo andrebbe a rischio il campionato: per noi viaggi e trasferte sono aspetti delicati".

Ogni paese adotta decreti diversi...
"Proprio per questo noi arbitri europei, tramite UEFA, siamo connessi: studiare un protocollo comune per la ripartenza. Un punto è il raduno in una foresteria: leggo dai giornali che l'avrei già disposto per fine maggio, ma non è vero, non mi permetterei mai. Se si parla di foresteria per isolare le squadre, se gli arbitri facessero lo stesso per 45 giorni e ognuno di esso raggiungesse città diverse con mezzi diversi, risultasse positivo una volta tornato, dovremmo fermare tutti gli altri. Il problema dei viaggi sarà uno dei più complicati da gestire".

Come pensate di muovervi?
"Andrà gestito più possibile con mezzi privati: automobili, van... Il più possibile in autonomia. Per alcuni stadi però le tratte sono complicate: a Cagliari non si va se non in aereo, e su un volo pubblico c'è il rischio di essere contagiati, pur con tutte le precauzioni possibili".

Possibile che cada il criterio di territorialità arbitrale?
"In questo momento no, se poi i vari presidenti decideranno che questo potrà essere possibile in via del tutto eccezionale, perché no. Gli stadi più complicati da raggiungere sono quelli alle estremità d'Italia, o le isole. Ma anche gli arbitri che sulle isole ci stanno, come Giua e Abisso".

Spadafora ha trovato criticità sul protocollo. Lei che ne pensa?
"Sicuramente il protocollo è stato fatto bene, per uno sport però che è di contatto ma anche di assembramento in tutte le componenti che prendono parte ad una partita. Questi aspetti andranno studiati bene per il contingentamento, ma credo che il protocollo sia giusto. Il rischio zero non è possibile, bisognerà limitarlo al massimo sperando poi di poter riprendere. Credo che ci si riuscirà, ma nei giusti tempi".

Come vede l'ipotesi playoff?
"La vedrei bene come cosa nuova ma non ho mai amato cambiare le regole in corsa, sarebbe bello finire con le stesse con cui si è cominciato. Sicuramente sarebbe però un'eventualità interessante in quanto novità".

Se si riprenderà, sarà con VAR o no?
"Le precauzioni che abbiamo chiesto saranno soddisfacenti, nel rispetto della normativa attuale, ancor di più per quella che sarà tra un mese e mezzo. Il problema VAR credo sia già risolto. Sono ottimista di natura, e credo che la gente abbia bisogno di rivedere una partita di calcio, per la sua funzione sociale. Ma ora c'è da aspettare finché non ci sono gli elementi per poter ricominciare".

Niente mascherine per voi, però?
"No, magari faremo un piccolo buco (scherza, ndr). Atteggiamenti e comportamenti però dovranno cambiare, e magari potrà essere uno step per cambiare cose in positivo nel futuro, penso al fatto che non si potrà venire troppo vicini a protestare".

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