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Gentilini: "In Cina ho riscoperto valori persi. Ma vorrei tornare ad allenare in Italia"

ESCLUSIVA TMW - Gentilini: "In Cina ho riscoperto valori persi. Ma vorrei tornare ad allenare in Italia"TUTTO mercato WEB
© foto di Chiara Biondini
martedì 14 settembre 2021, 16:49Altre Notizie
di Claudia Marrone

Conclusa la carriera da calciatore, per Augusto Gentilini si sono aperte le strade che lo hanno portato sulla panchina, e non solo, perché il mister ha a lungo lavorato anche come responsabile di settori giovanili, ruolo culminato con l'incarico di allenatore della Rappresentativa di Serie D e Supervisore Tecnico delle Nazionali LND. Poi l'approdo in Cina.
I microfoni di TuttoMercatoWeb.com lo hanno contattato per ripercorrere con lui soprattutto l'ultimo triennio, segnato anche dalla pandemia.

Rimettersi in gioco quando i 60 anni sono vicini non è mai facile: perché la scelta di accettare la proposta in Cina?
"Devo fare una premessa, quella che io non ho mai avuto un procuratore, se non in una breve parentesi da calciatore, e fatico ad accettare compromessi e mancanza di meritocrazia. Dopo gli anni vissuti in Federazione come allenatore della Rappresentativa di Serie D e Supervisore Tecnico delle Nazionali LND, non avevo grandi proposte in Italia, e anche un po' per curiosità ho accettato l'esperienza cinese, dove dopo un anno di contratto mi è stato proposto un rinnovo biennale che ho accettato. Con la pandemia non sono potuto rientrare, son rimasto là, e fino a dicembre ho un contratto valido, ma sarei disposto a scioglierlo se si presentasse l'occasione di poter tornare a lavorare in Italia".

C'è quindi la volontà di far rientro alla base, per così dire.
"Si, adesso l'intenzione è quella di poter tornare a casa, dopo tre anni vorrei riavvicinarmi a casa. Alcune proposte ci sono state, ma non alle condizioni che vorrei trovare io".

Che tipo di progetto sta cercando?
"Sicuramente un progetto serio e professionale, ho la passione di quando ho iniziato e mi piacerebbe mettere in pratica le mie idee. Vorrei proprio insegnarle, insegnare a vivere la passione, ed è per questo che mi piacerebbe molto allenare anche formazioni giovanili".

Dell'esperienza in Cina cosa si porta dietro?
"In Cina ho riscoperto, nei ragazzi, qualità che qua si sono un po' perse, come la passione, il giocare per strada, l'aver fame e desiderio di imparare, il vivere la squadra e lo spogliatoio come usava anni fa. Chiaramente ci sono dei difetti da limare, ma professionalmente è stata un'esperienza che mi ha arricchito".

Si parla molto di un calcio effettivamente diverso, che cambia con gli anni. Il problema, per così dire, nasce proprio dalla poca considerazione delle giovanili?
"Si, credo che tutto parta proprio ai settori giovanili, non considerati e trattati per come dovrebbero: non si ha la passione e la pazienza di aspettare la crescita dei ragazzi, non si dà loro il tempo di poter sbagliare, non ci sono strutture idonee e neppure figure che formino nel modo giusto i ragazzi. Gli allenatori più bravi, a mio avviso, andrebbero messi proprio nelle giovanili. E faccio degli esempi: le nazionali giovanili hanno scritto la storia dell'Italia, ma è servito Roberto Mancini per dar fiducia nuova ai giovani, il CT ha avuto il coraggio di convocare Nicolò Zaniolo quando ancora non era in A. E io posso dire che in Serie D ho visto tanti ragazzi che non sfigurerebbero nelle serie maggiori. Ma non si dà loro, come ho detto, tempo e fiducia".

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