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Evani: "Alla Samp per volontà di Mantovani e Mancini. Rimonta memorabile con il Milan"

Evani: "Alla Samp per volontà di Mantovani e Mancini. Rimonta memorabile con il Milan"TUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
martedì 28 aprile 2020, 18:01Altre Notizie
di Diego Anelli

Alberico Evani, intervistato in esclusiva da Sampdorianews.net, ha ricordato la prestigiosa esperienza in blucerchiato, impreziosita dall'ultima Coppa Italia conquistata dalla Sampdoria:

"E' riduttivo parlare di una sola partita, perché nella mia esperienza in blucerchiato ce ne sono state molte di gare emozionanti ed importanti. Una memorabile fu la rimonta dallo 0-2 al 3-2 con il Milan, fu incredibile soprattutto perché recuperammo contro la squadra più forte in assoluto, che quell'anno vinse campionato e Coppa dei Campioni. Un'altra partita che ricordo con piacere, proprio per l'emozione della conquista del passaggio del turno, è il quarto di finale di Coppa Italia contro l'Inter, con il goal dell'1-1 di Gullit che arrivò proprio negli ultimi minuti e ci portò in semifinale. Fu una delle gare più importanti di quella stagione, la mia prima alla Sampdoria, che culminò con la conquista della Coppa Italia. Era una squadra forte che forse avrebbe potuto fare addirittura qualcosa di più. Nella finale contro l'Ancona, dopo il pareggio all'andata per 0-0, vincemmo 6-1 in casa, segnai su rigore la sesta rete blucerchiata. Adesso si potrebbe pensare che fu facile contro una squadra poco blasonata, ma all'andata ci avevano fatto tribolare e in semifinale avevano eliminato il Torino. Le partite vanno tutte giocate... Oltre ad essere stato l'ultimo trofeo vinto dalla Samp, fu anche la mia prima Coppa Italia, nel Milan avevo vinto tanto ma non avevo mai conquistato la coppa nazionale. Questo rappresenta una soddisfazione in più di quello che è il valore stesso del trofeo. Anche l'anno successivo la Samp confermò di avere una predilezione per le coppe: accarezzammo l'idea della finale di Coppa delle Coppe e fummo eliminati soltanto ai rigori dall'Arsenal. Potevamo realmente arrivare a giocarcela, questo significa che la Samp in quelle competizioni è sempre stata una squadra importante. Ricordo anche che persi una finale di Coppa Italia contro la Samp durante i miei anni al Milan.

Arrivai alla Genova nel 1993 per volontà del Presidente Paolo Mantovani e di Roberto Mancini, e ricordo di essere andato ad incontrare Paolo nella sua casa di Marina di Massa, dove c'era anche Francesca, per perfezionare l'accordo. Purtroppo dopo pochi mesi venne a mancare, ma in quel tempo potei verificare di persona ciò che si diceva di lui: era veramente un uomo e un Presidente di altri tempi, cosa rara nel mondo del calcio. Dopo la sua scomparsa portò avanti la stagione Enrico, con l'appoggio dei suoi fratelli. Anche se non avevano la stessa personalità del padre, riuscirono comunque a dare continuità alle sue idee e ai suoi principi, e la Samp, negli anni in cui l'ho conosciuta io, ha continuato ad essere davvero una famiglia. L'aspetto "familiare" della Sampdoria sembra un luogo comune ma non lo è: l'anno scorso ho scritto un libro in cui mi racconto dal punto di vista personale, e c'è un passaggio che riguarda la mia esperienza a Genova e le differenze tra il Milan e la Samp. Quella blucerchiata è una società che trasmette veramente un senso familiare, si gode di una considerazione tale che è come se si fosse in famiglia. Questa caratteristica è stata sempre un motivo di orgoglio anche per la tifoseria, che non ha mai fatto mancare il suo calore. Di questo me ne sto accorgendo anche ultimamente, poiché con il mio incarico per la Nazionale ho spesso l'occasione di venire a Marassi e, nonostante la Samp non stia vivendo annate importanti, riconosco il gran contributo del pubblico. I tifosi non mollano mai, trasmettono il loro affetto e incitano la squadra dall'inizio alla fine. Continuano a manifestarlo da sempre: sono un pubblico fantastico. Anche in quegli anni di sfide prestigiose il pubblico doriano non si accendeva a seconda dell'avversario, è sempre stato continuo nel suo sostegno alla squadra. Chiaramente, quando la partita era "carica", anche loro si caricavano ulteriormente, trasmettendolo a noi. Non hanno mai fatto mancare il loro appoggio, anche nei momenti difficili che abbiamo incontrato sul nostro cammino".

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