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United, Bruno Fernandes: "Di Natale un maestro per me. Sporting esperienza fondamentale"

United, Bruno Fernandes: "Di Natale un maestro per me.  Sporting esperienza fondamentale"
lunedì 16 marzo 2020, 20:34Calcio estero
di Luca Bargellini

Ospite di Cronache di Spogliatoio Bruno Fernandes, nuova stella del Manchester United con un passato in Itali fra Novara, Udinese e Sampdoria, si è raccontato dalla sua abitazione: “Ho avuto la fortuna di lavorare con Antonio Di Natale che fino ad oggi, assieme a Quagliarella, sono quelli che mi hanno impressionato di più nel calciare in porta. Mi ha aiutato tanto anche nel capire come muovermi in relazione agli avversari. Con lui è diventato tutto più facile. A Udine ho vissuto tre anni complicati sul piano dei risultati anche se il primo anno avevamo una squadra veramente forte. Abbiamo avuto tanti infortuni importanti. Poi l’addio di Guidolin la squadra ha avuto difficoltà nell’adattarsi. Nel suo primo anno ho fatto le mie cose migliori, poi con Stramaccioni e l’arrivo di altri giocatori ho trovato meno spazio.

La Samp? Ho avuto un po’ di sfortuna anche per l’essere arrivato tardi dopo le Olimpiadi. Giampaolo poi è molto particolare e vuole che i giocatori siano collegati con lui al 100% prima di metterli in campo. Nelle sue idee di gioco il trequartista svaria molto meno. La libertà l’ho trovata allo Sporting.

Lo Sporting Lisbona? E’ una delle grandi del Portogallo e la facilità con la quale si va in gol è più alta. C’è un divario molto più evidente fra il livello delle tre grandi e le altre. Li avevo la possibilità di svariare molto, segnando 16 gol e 20 assist nel primo anno. Ho acquisito tanta fiducia e questo ti porta a rischiare di più la giocata.

I trequartisti in Italia? Dybala che rischia tanto e gioca bene. Poi c’è Ilicic che mi piace tanto dai tempi di Palermo e anche lui è cresciuto in fiducia grazie all’ambiente che ha trovato a Bergamo.

I calci di punizione? E’ una cosa per la quale mi sono allenato tanto a Udine con Di Natale. Lui si allenava con due paletti in terra: uno davanti al pallone e uno dove avrebbe dovuto essere il piede d’appoggio al momento del calcio.

Le prime impressioni sul Manchester United? “Ho capito che ero arrivato ad un altro livello già dal momento delle visite mediche che ho effettuato tutto dentro il centro sportivo, senza andare in nessuno ospedale. E’ un altro livello. L’altra cosa che mi ha colpito è nel giorno della partita: facciamo spesso riscaldamento in uno stadio vuoto, poi quando entri in campo pochi minuti dopo per la gara c’è un ambiente pazzesco. Neanche dal tunnel degli spogliatoi si sente quello che poi arriva dagli spalti. La prima volta ho avuto davvero i brividi. Old Trafford assieme a San Siro sono i due stadi più importanti in assoluto”.

Il rapporto con Cristiano Ronaldo? “Fin dal primo giorno in Nazionale si è sempre comportato benissimo. E’ un idolo, un esempio da seguire. Il primo giorno in ritiro è venuto da me e mi ha fatto i complimenti per quello che stavo facendo con lo Sporting è stata una cosa che può sembrare piccola, ma che per me è stata importantissima.

L’Approccio mentale quanto conta? Il calcio per me è una cosa fondamentale per me. Fin dalla scuola quando viaggiavo col pallone sotto il braccio. Io vivo per il calcio e questa è sempre stata la mia priorità. Ho lasciato la famiglia a 17 anni senza la certezza di arrivare fino in fondo. Sono andato a Novara perché volevo giocare a calcio anche se avevo il minimo contrattuale. Giocare in Italia poi per me è stato un fattore importante, anche perché ho aiutato la mia famiglia e ho permesso a mio padre di tornare in Portogallo visto che lavorare in Svizzera”.

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