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Analisi del mercato post Covid: non manca valore, ma diminuiscono soldi. Spazio ai prestiti e soluzioni creative

Analisi del mercato post Covid: non manca valore, ma diminuiscono soldi. Spazio ai prestiti e soluzioni creativeTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
giovedì 8 ottobre 2020, 00:00Editoriale
di Luca Marchetti

Il primo mercato post Covid ha rispettato le attese. E’ stato più povero, in termini di transazioni economiche, ma (almeno in Italia) movimentato lo stesso. Di fronte alle difficoltà in Italia si è cercato di trovare una soluzione. Ma un dato emerge con chiarezza: si è speso di meno. Magari si è spostato il pagamento. Ma si è speso di meno.
5543 milioni di euro. Questo è quanto avevano speso (dati transfermarkt, come tutti quelli che troverete in questo articolo) la passata estate i club del cosiddetto BIG5: ovvero Italia, Inghilterra, Spagna, Francia e Germania. Quest’anno negli stessi paesi i milioni di euro spesi sono stati 3294, ovvero 2 miliardi e 250 milioni in meno. Ovvero il 40% in meno.
E’ un dato impressionante, che non tiene conto naturalmente dei diritti e degli obblighi di riscatto. Ma al momento possiamo dire che la crisi economica ha influito eccome sul mercato. Chi ha dovuto ha comprato, chi ha potuto ha spostato il pagamento. L’investimento non è stato contemplato se non necessario. E questo era stato in qualche modo preventivato dagli analisti più importanti a livello economico finanziario. Con una buona percentuale di riuscita.
Durante il lockdown ne avevamo parlato su Sky, con il “Calciomercato che verrà” dove avevamo intervistato tutti i direttori sportivi di A e gli analisti finanziari di EY e Open Economics, e con Football Benchmark, in collaborazione con KPMG.
Il mondo del calcio perderà soldi e i soldi che non entrano influiranno sul mercato. Qualcuno ipotizzava un 40% in meno, almeno a livello italiano. E 40% più o meno è stato, anche se con un numero di operazioni simile. Come a dire: molti più prestiti poche operazioni a titolo definitivo.
Nello specifico la Premier ha speso 200 milioni di euro in meno (e il Chelsea è andato nettamente in controtendenza), la Serie A, la Bundes e la Ligue 1 hanno più che dimezzato il budget per le operazioni sulla squadra. La Liga è andata oltre: quasi 1 miliardo in meno. Dai 1330 milioni spesi nell’estate 2019 ai 411 spesi in questa. Un esempio su tutti: erano 40 anni che il Real Madrid non prendeva neanche un giocatore nella finestra estiva, 1980.
E a fronte di questi numeri solo la Premier ha peggiorato il saldo (fra entrate e uscite). Pensate che la SerieA è passata da un -335 a un -49. In Francia e Germania hanno addirittura guadagnato. E in Germania un sostanziale pareggio.
Da qui bisogna partire per analizzare il mercato e capire chi ha fatto bene e chi ha fatto male. Capire le difficoltà, sapere in che mare hanno nuotato i dirigenti italiani alle prese con nuovi allenatori, nuovi cicli o consolidamenti. Poi diventa difficile fare critiche feroci: forse è meglio avere qualche competenza e conoscenza in più.
Prendete un altro solo dato, sempre da transfermarkt: nei 10 acquisti più cari di questo mercato 6 sono vincoli risalenti alla passata stagione (Barella, Sensi, Pinamonti, Inglese, Verdi e Veretout). Solo due acquisti hanno sfondato il muro dei 50 milioni ed entrambi prevedono almeno uno scambio: Arthur e Oshimen. Solo un giocatore fra 40 e 20 milioni di prezzo: Hakimi. Le spese superiori ai 10 milioni di euro sono a malapena 4: Muriqi alla Lazio, Miranchuk all’Atalanta, Morata e Tonali (per il prestito). Chiesa non rientra fra questi.

Squadre che faranno l’Europa.
Tutte le altre operazioni sono sotto i 10 milioni di euro.
Fabio Paratici, nella sua intervista di previsione su futuro (sempre al “Calciomercato che verrà”) aveva parlato di scambi e prestiti. Aveva detto che i grandi giocatori si sarebbero spostati uguale, ma come quando non puoi comprare una casa, allora vai in affitto. E lui ha affittato. Ha affittato degli appartamenti di lusso che oggi non si sarebbe potuto permettere in altra modalità. Chiesa, Morata e McKennie completano la squadra ed erano a loro modo necessari. Arthur arriva in uno scambio con Pjanic (e per questo tiene la valutazione alta). La Juve riesce nell’impresa di svecchiare lo spogliatoio, liberandosi di giocatori non più funzionali (a costo di perderci) e di non perdere in qualità. E se questi significa affidarsi a Frabotta e credere nell’U23 ben venga.
L’Inter ha fatto il percorso inverso. Ha voluto mettere esperienza. E al netto dell’operazione Hakimi ha preso tutti giocatori a zero o quasi (Kolarov, Vidal, il rientro di Perisic e Nainggolan, Darmian, la conferma di Sanchez). Giocatori in grado di poter dare a Conte quell’esperienza che mancava per essere ancora più vicini alla Juve.
Il Milan ha operato chirurgicamente pur non completando come avrebbe voluto (questione difensore) ma la lucidità nella conduzione del mercato è stata esemplare. La Roma in mezzo a mille difficoltà relative al cambio societario e alla mancanza del ds ha portato a casa il vero grande obiettivo (Smalling) che non aveva piste alternative, soffiando peraltro Kumbulla alla concorrenza. Si affida, di fatto, alla squadra costruita lo scorso anno, quando evidentemente, aveva pescato meglio di quanto sembri. La Lazio doveva allargare la rosa e l’ha fatto. Manca David Silva? Tare se n’è già fatto una ragione, ma i suoi colpi sono stati tutti atti a consegnare ad INzaghi una rosa nel complesso più competitiva.
Il vero miracolo quest’anno l’ha fatto ancora l’Atalanta: ancora una cessione clamorosa (Traoré Diallo allo United) per 25 milioni di euro più 15 di bonus. Negli ultimi 4 anni l’Atalanta ha incassato 280 milioni dal mercato e ha fatto sempre meglio nei risultati sportivi. Non è solo l’effetto Gasperini, che ha dato un’imprinting internazionale alla squadra, proiettandola in una dimensione europa di primissimo livello. Di questi 280 milioni almeno un centinaio sono stati realizzati con ragazzi che al massimo faceva le riserve: Ibanez, Kulusevski, Barrow e Traoré. A testimonianza di come funzioni non solo il campo, ma proprio tutta la società a cominciare dalla serietà e competenza di Antonio e Luca Percassi (presidente e ad) per finire con gli scouting del settore giovanile.
Altra nota positiva è il Parma del nuovo presidente Krause: si è presentato per tutto il giorno al calciomercato. Ha voluto assistere alle trattative e crediamo si sia divertito. Ora dopo aver speso (fra definitivi e obblighi di riscatto) almeno 40 milioni di euro spera di divertirsi sul campo, insieme a Liverani.
Chi ha faticato (e non poco) è stato lo Spezia (che ha dovuto fare la squadra, 19 acquisti, in poco più di un mese. Faticherà anche sul campo, perché non basta un solo mercato per consolidarsi. Aiuta, ma non basta. Come non basta al Crotone e neanche al Benevento, che fra le neo promosse è quella che ci sembra essersi mossa meglio, aiutata anche dal fatto che ha potuto iniziare prima, dopo la stagione trionfale dell’anno passato.
Ha cambiato volto in attacco la Samp, lo ha cambiato un po’ dappertutto il Genoa che ha messo in mano all’accoppiata Maran-Faggiano.
Il Toro ha provato a seguire le indicazioni del suo allenatore, forse arrivando leggermente lungo con i tempi e trovandosi già in una situazione delicata.
Da oggi in poi tocca al campo, solo al campo. Con o senza pioggia, con o senza mercato. Per almeno altri 3 mesi, poi riprendiamo

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