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Juve: l’ossessione del bel calcio e la scelta strategica di Sarri. Milan: le colpe del Fondo e lo strampalato toto-mister. Inter: la scelta di Conte per la Champions. E su Tonali…

Juve: l’ossessione del bel calcio e la scelta strategica di Sarri. Milan: le colpe del Fondo e lo strampalato toto-mister. Inter: la scelta di Conte per la Champions. E su Tonali…TUTTO mercato WEB
© foto di Alessio Alaimo
martedì 1 ottobre 2019, 12:16Editoriale
di Fabrizio Biasin

Rieccoci. È la settimana della Champions. E pure quella che ci porta a Inter-Juve. Molti chiedono biglietti per Inter-Juve: non li ho. La gente pensa che io sia un bagarino. Non lo sono, per il momento. Alcuni molto furbi sono andati giù bei diretti con formule davvero astute: “Oh, guarda che te li pago”. Così ti fanno sentire anche una merda. Altri ti chiamano dopo anni e usano giri di parole clamorosi: “Ciao! Sono Bigatti, ti ricordi di me? Andavamo insieme a judo. Che piacere sentirti…”. E tu: “Bigatti… Non mi ric…”. E lui: “Dovremmo vederci qualche volta, però non prima di domenica che porta male in vista di Inter-Juve. A proposito… Tu che bazzichi l’ambiente, hai mica dei biglietti? Sei un grande”. Cose così. La verità è che io neanche so come si raccattano i biglietti. Chi ce li ha questi biglietti? Perché la gente pensa che io abbia dei biglietti? E comunque io non sono mai andato a judo.
Comunque sì, è la settimana di Inter-Juve. C’è chi pensa (e dice) che a Conte del match di domani a Barcellona freghi relativamente, anzi, nulla. Dicono: “A Conte interessa solo il campionato, è fatto così”. Non son mica d’accordo. Ma come, sei in Champions e te ne fotti? E allora il turnover contro la Samp a cosa è servito, a confondere le acque? Non scherziamo. E poi, parliamoci chiaro: se entri al Camp Nou con l’atteggiamento di chi pensa ai fatti suoi rischi gli sberloni e gli sberloni ti consegnano in pasto ai media e i media ti massacrano fino a domenica e, suvvia, sarà mica questo il modo migliore per arrivare alla partita di San Siro.
L’Inter in Spagna darà il massimo, poi penserà al resto. Intanto Conte con la formazione di sabato ha lanciato messaggi chiari: tutti quelli che fanno parte della rosa sono utili alla causa e non solo a parole. E quindi ecco Bastoni, Gagliardini e benvenuto pure a Sanchez. L’idea di “gruppo” è centrale nella testa del tecnico e vedremo se basterà per contrastare i pluri-campioni d’Italia.
La Juve, quindi. Tutti quanti faranno a gara per dire “lo scontro di domenica non è decisivo” e in effetti è così. Ci mancherebbe. Il dato di fatto, però, è che il risultato condizionerà opinioni e sentenze da qui alle prossime settimane (incombe la temibile “pausa per la Nazionale”). Prendete Sarri. La Juve ha praticamente vinto sempre, ma son tutti lì a dire “Sì, beh, però, la Juve, mah, boh”.

Eccetera. C’è diffidenza, insomma, come se vincere non bastasse più (“sì ma il bel giuoco?”). L’ossessione del bel giuoco è una bella rottura di balle, soprattutto la pretesa di vederlo subito: “Oh, ti chiami Sarri, caccia il bel giuoco”. Come se tutto fosse automatico: hai campioni, hai le idee, ora facci divertire. Il dato di fatto è che anche la Juve in questo momento preferisce badare al sodo e ben fa: i competitor aumentano (Napoli e Inter fanno sul serio), dare la priorità all’estetica, almeno per il momento, avrebbe davvero poco senso.
Poi ovviamente bisogna parlare di Milan, la squadra decisamente più in difficoltà di tutto il cucuzzaro. Del Diavolo mal ridotto (peggior partenza dal 1938, giocatori che si fanno espellere per superficialità, tecnico che dice “sembrava la prima volta che giocavamo”, dirigenti parlanti e altri invisibili, tifoseria giustamente incazzata e chi più ne ha più ne metta) sapete già tutto. Di Giampaolo sull’orlo del burrone pure. Del toto-nomi sui possibili sostituti (Ranieri ha detto “lasciamo lavorare Giampaolo”, Garcia pare una panzana, Shevchenko non molla l’Ucraina, Gattuso non ha accettato a giugno e figurati se lo fa ora, Spalletti guadagna 5 milioni e difficilmente salirebbe su una barca che non ha costruito) anche.
La cosa che non sapete e - diciamolo chiaramente - non sappiamo neppure noi è: cosa pensa la proprietà di codesto avvio da brividi? Cosa ne pensa uno dei dirigenti pallonari più pagati al mondo (l’ad Gazidis, 4 milioni lordi di stipendio)? Elliott che idee ha? È dispiaciuto per la classifica o solamente per il valore dei giovani calciatori che invece di crescere, rischia di crollare? Noi la vediamo così: il problema del “Fondo-padrone” è che somiglia molto al mito Corrado Guzzanti quando si rivolge all’aborigeno e: “Abbboriggeno, ma io e te... che cazzo se dovemo dì?”, con “il calcio” nei panni dell’abbboriggeno. Cioè, quanto può davvero interessare a Elliott della classifica se non in ottica “meno punti = meno plusvalenze”? Al Fondo interessa trovare un acquirente, non vincere le partite. È detto in maniera barbara e forse un po’ banale, ma è così. E se chi comanda - Gazidis - demanda a chi nei fatti non comanda (Boban e Maldini paiono meri esecutori), allora significa che la confusione è totale.
Andiamo a concludere. Il Milan sabato sfida il Genoa a Marassi, partita storicamente complicata. Lo fa con un tecnico che è mal sopportato da (quasi) tutti. Lo fa con un pubblico esasperato da troppi anni di promesse non mantenute. Lo fa consapevole che una soluzione tattica praticamente non esiste (la squadra doveva essere costruita per agevolare il 4-3-1-2 del suo tecnico e, invece, sembra fatta apposta per contrastarlo). Lo fa percependo il sapore amaro del rimpianto, quello legato all’addio di chi ben aveva capito la situazione, ovvero Gattuso, tecnico che a suo tempo avanzò pretese e, infine, si arrese (dialogo inventato. Ivan Gennaro: “Sono arrivato 5° a un punto dal 4° posto, per fare di più dovete prendermi almeno tre giocatori d’esperienza”. Gazidis: “No, puntiamo sui giovani”. Ivan Gennaro: “Arrivederci”).
Morale: un Fondo non può fare al caso di un club 7 volte campione d’Europa per un motivo evidente, ha altre priorità. I conti e non il campo, la cessione del club e non il lungo periodo, l’abbattimento del monte ingaggi che impedisce di puntare su certi profili. Il resto lo stanno facendo le scelte: una proprietà inesperta in ambito calcistico si affida a 2 dirigenti alla prima esperienza in ambito “gestionale”, che a loro volta si affidano a un novello ds (Massara). Tutti insieme scelgono un tecnico inesperto a certi livelli e puntano su “promesse del pallone”. Ma in quale altro modo poteva andare se non così?
Molti di noi (di sicuro il sottoscritto) pensavano: può venir fuori qualcosa di buono con quell’allenatore lì e qualche buona idea. La verità è che l’esperienza – dai dirigenti ai calciatori – nel calcio che conta è comandamento imprescindibile.
A settimana prossima.
Anzi no, chiusura ad effetto: secondo me Tonali è forte.

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