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La Champions: il vero multiverso della follia

La Champions: il vero multiverso della folliaTUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
giovedì 5 maggio 2022, 07:24Editoriale
di Luca Marchetti

Dite pure quello che volete, ma non potete essere rimasti a bocca aperta anche voi. Se per 75 minuti non era stata una partita spettacolare al gol di Mahrez qualcuno avrà anche pensato è finita. Forse più di qualcuno, quasi tutti. Di sicuro i giocatori del City. Ma ci ha pensato la coda del Real a non finire. Ed è stato uno spettacolo incredibile. Una progressione di emozioni senza fine, un vortice inconcepibile, un multiverso della follia, visto che ora va di moda.
Una follia entrata dalla panchina, una follia che non sia riuscito a segnare il 2000 (Vinicius che ha avuto almeno due importanti occasioni) e che invece lo abbia fatto il 2001 (Rodrygo) entrato dalla panchina e che ha mandato la partita ai supplementari e nello spazio, visto che è anche quello che ha servito l’assist a Benzema (agganciato poi per il rigore). Senza contare che Carletto ha mandato in campo anche un 2002 Camavinga, al posto di un certo Modric.

Non ha paura Ancelotti. Ha messo in campo gli attaccanti perché stava perdendo, ha messo in campo l’orgoglio del Real e la sfrontatezza dei 20 anni. Ha imparato sulla propria pelle che in 5 minuti può cambiare la vita calcistica di una squadra. Sarà anche fortunato, ma la fortuna non solo se l’è andata a cercare (grazie anche alla mentalità trasmessa ai suoi giocatori) ma - soprattutto all’inizio - la sua storia non è stata sempre fortunata: pensate a Instanbul, allo scudetto perso a Perugia, ai Mondiali 94 persi (da secondo) ai rigori…
Quando Rodrygo nasceva, tanto per capirci, Ancelotti aveva già metabolizzato lo scudetto lasciato nel diluvio di Perugia con la Juventus. Ma quella capacità di parlare al cuore e alla testa dei giocatori in questi anni non solo non l’ha persa ma affinata.

Sarà la rivincita in finale. Un sentimento che Ancelotti conosce, perché nella sua carriera ha scoperto anche questo. Sempre a proposito della fortuna o meno. Da Instanbul ad Atene. Ora sono passati 4 anni e non 2, ma tanti protagonisti di allora ci sono ancora. Più nel Liverpool a dire il vero, ma è proprio lì che fa più male. Ma Ancelotti conoscerà anche quello che passa nella testa del suo collega. E conoscerà anche il Liverpool, incontrato proprio ad Instambul e ad Atene. Quinta finale di Champions. Nel segno del 5, Carlo V è stato soprannominato qualche giorno fa, perché aveva vinto dappertutto. Ora diventa il primo allenatore ad andare in finale di Champions 5 volte. E pensate un po’ - ben 3 contro il Liverpool. Una vinta, una persa e una vedremo…

Sarà uno spettacolo. A Parigi (dove Ancelotti ha vinto), a casa di chi hanno eliminato in maniera crudelissima. Sarà uno spettacolo perché ci saranno contro due fra le regine di questa competizione che hanno la Champions nel sangue, nel DNA. Il Real ne ha vinte 13, il Liverpool 6. Il Real ha giocato 16 finali, il Liverpool 9. Meglio del Real non ha fatto nessuno, meglio del Liverpool ha fatto soltanto il Milan (grazie proprio ad Ancelotti) come vittorie e anche il Bayern se contiamo le finali giocate. Perché Klopp ha vinto (per il momento) a distanza il duello infinito con Guardiola: giocherà una partita in più, forse la più importante. E può raddoppiare (a Liverpool) quello che Guardiola (al City) non è mai riuscito a prendersi. Potrebbe appaiarlo come trofei vinti in carriera (2 a 2) o potrebbe prendere il largo Ancelotti andando in testa al gruppone mondiale (con 4). 2 al Milan e finora la Decima del Real. E’ stata una serata straordinaria. La finale lo sarà ancora di più.

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