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L'Italia è uno spettacolo! 1-0 al Galles, terza vittoria su tre e primato nel girone
Italia-Galles 1-0 al 90' (39' Pessina)
Il giorno dopo che Cristiano Ronaldo s'è scordato di chiedere la maglia a Robin Gosens, il proscenio d'Europa se lo prende Matteo Pessina da Monza, un altro fiore di quel grande prato verde del talento chiamato Atalanta. E' suo il gol che decide, al 39', l'1-0 contro un Galles tutt'altro che irresistibile. Una prestazione straordinaria per l'Italia guidata da Jorginho e Verratti e dove, nella Democrazia Manciniana, a segnare è un altro dei giovani ragazzi che sognano del nuovo ciclo.
DI SOLE E D'AZZURRO C'è un colore per tutte le cose e per la parola squadra c'è l'azzurro. Perché Roberto Mancini pare aver trovato la chiave per rendere ognuno all'altezza dell'altro, quasi fossero moschettieri, quasi come se gli addendi portassero sempre allo stesso risultato. Vincere come cosa che conta, ricercar nell'estetica la soddisfazione massima, il piacere. Al quindicesimo arriva un pallone dall'alto dei cieli di Roma e il Mancio, svestita la giacca azzurro 1982, segue l'istinto e la stoppa col tacco. In un gesto c'è la sua filosofia, il pratico inseguito con l'arte. E lo seguono pure gli azzurri, chiunque scenda in campo nel vero senso del termine.
DEMOCRAZIA MANCINIANA Ne cambia otto, in questa Democrazia Manciniana che lascia solo tre capisaldi delle due gare precedenti, come ancore nel porto: Donnarumma tra i pali, perché per il futuro e per le visite al Paris Saint-Germain ci sarà tempo domani ma non oggi. Bonucci in difesa, perché senza Chiellini serve sempre una bussola tra quei senatori che nei momenti di burrasca ti indichino il nord e come ritrovare la via. E poi Jorginho, che è l'albero maestro di quest'Italia di provincia, a vele spiegate verso i propri sogni.
VERRATTI MAGNIFIQUE Il ritorno di Verratti è una benedizione per i palati che assaporano solo i frutti più prelibati del pallone. Rende facile l'ardito, con Jorginho ha una sincronia tale che paiono compagni di lungo corso. Accanto a loro c'è giustappunto Pessina, che al trentacinquesimo vien preso da parte da Mancini: lui e Chiesa, il ct li catechizza e spiega come infilar meglio il pallido Dragone. Quattro minuti più tardi, Bernardeschi lascia batter la punizione a Verratti, che calcia col velluto e Pessina s'inserisce. E' tutto un istinto studiato, poi però c'è pure la gioia irrefrenabile e il grido di felicità a braccia larghe, occhi chiusi, verso la panchina, rievoca momenti bellissimi.
PLATINO ITALIA Bernardeschi fa giocate di platino, certamente più brillanti dell'idea del suo stilista. Ampadu prova a metterlo fuori gioco nella ripresa con un piede a martello assassino e si prende il rosso diretto, sicché il Galles è in dieci e Page deve metter dentro Moore come mossa ancor più disperata al posto di Morrell. Che aveva il compito di braccare Verratti, come Ramsey di farlo con Jorginho. Solo che hanno scordato di seguire lo spartito e allora l'Italia, lì nel mezzo, ha vissuto di grandi prati verdi e spazi aperti. Mancini decide pure di effettuare cambi e di togliere il regista del Chelsea e Bernardeschi e di metter dentro, dopo averlo fatto con Acerbi per Bonucci, Raspadori e Cristante. Poi dentro pure Castrovilli e anche Sirigu, per Pessina e Donnarumma. Dei ventisei manca solo Meret. Il trionfo della bellezza. Della democrazia. Destinazione Londra, ci aspetta una tra Ucraina e Austria.
DI SOLE E D'AZZURRO C'è un colore per tutte le cose e per la parola squadra c'è l'azzurro. Perché Roberto Mancini pare aver trovato la chiave per rendere ognuno all'altezza dell'altro, quasi fossero moschettieri, quasi come se gli addendi portassero sempre allo stesso risultato. Vincere come cosa che conta, ricercar nell'estetica la soddisfazione massima, il piacere. Al quindicesimo arriva un pallone dall'alto dei cieli di Roma e il Mancio, svestita la giacca azzurro 1982, segue l'istinto e la stoppa col tacco. In un gesto c'è la sua filosofia, il pratico inseguito con l'arte. E lo seguono pure gli azzurri, chiunque scenda in campo nel vero senso del termine.
DEMOCRAZIA MANCINIANA Ne cambia otto, in questa Democrazia Manciniana che lascia solo tre capisaldi delle due gare precedenti, come ancore nel porto: Donnarumma tra i pali, perché per il futuro e per le visite al Paris Saint-Germain ci sarà tempo domani ma non oggi. Bonucci in difesa, perché senza Chiellini serve sempre una bussola tra quei senatori che nei momenti di burrasca ti indichino il nord e come ritrovare la via. E poi Jorginho, che è l'albero maestro di quest'Italia di provincia, a vele spiegate verso i propri sogni.
VERRATTI MAGNIFIQUE Il ritorno di Verratti è una benedizione per i palati che assaporano solo i frutti più prelibati del pallone. Rende facile l'ardito, con Jorginho ha una sincronia tale che paiono compagni di lungo corso. Accanto a loro c'è giustappunto Pessina, che al trentacinquesimo vien preso da parte da Mancini: lui e Chiesa, il ct li catechizza e spiega come infilar meglio il pallido Dragone. Quattro minuti più tardi, Bernardeschi lascia batter la punizione a Verratti, che calcia col velluto e Pessina s'inserisce. E' tutto un istinto studiato, poi però c'è pure la gioia irrefrenabile e il grido di felicità a braccia larghe, occhi chiusi, verso la panchina, rievoca momenti bellissimi.
PLATINO ITALIA Bernardeschi fa giocate di platino, certamente più brillanti dell'idea del suo stilista. Ampadu prova a metterlo fuori gioco nella ripresa con un piede a martello assassino e si prende il rosso diretto, sicché il Galles è in dieci e Page deve metter dentro Moore come mossa ancor più disperata al posto di Morrell. Che aveva il compito di braccare Verratti, come Ramsey di farlo con Jorginho. Solo che hanno scordato di seguire lo spartito e allora l'Italia, lì nel mezzo, ha vissuto di grandi prati verdi e spazi aperti. Mancini decide pure di effettuare cambi e di togliere il regista del Chelsea e Bernardeschi e di metter dentro, dopo averlo fatto con Acerbi per Bonucci, Raspadori e Cristante. Poi dentro pure Castrovilli e anche Sirigu, per Pessina e Donnarumma. Dei ventisei manca solo Meret. Il trionfo della bellezza. Della democrazia. Destinazione Londra, ci aspetta una tra Ucraina e Austria.
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