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Come è andato Fonseca? Pro e contro del portoghese: Roma, la conferma è l'ultimo dei problemi
Conquistato aritmeticamente il quarto posto, è arrivato il momento di tracciare un bilancio del primo anno di Paulo Fonseca in Italia. E nello specifico a Roma. Ha fatto bene?
La classifica. I fasti del miglior Di Francesco sono abbastanza lontani. Con 67 punti conquistati e una giornata ancora da disputare, il portoghese ha già migliorato il rendimento rispetto all'ultima stagione, chiusa a quota 66. Inutile aggiungere che non fosse poi complicato, trattandosi di un'annata a dir poco sciagurata.
Il terzo monte ingaggi vale il quinto posto? Stipendi alla mano, la Roma ha il terzo budget della Serie A: 125 milioni di euro, dietro soltanto all'Inter e alla irraggiungibile Juventus. Da questo punto di vista, il ragionamento è abbastanza semplice: la Lazio (72 milioni) e l'Atalanta (36) hanno ottenuto finora 10 punti a testa in più della squadra di Fonseca, con un tetto salariale decisamente inferiore. I complimenti, in questo senso, risultano un po' complicati.
Infortuni e casi. I punti, abbiamo visto, sono stati meno del previsto. E decisamente poco convenienti. Sull'altro piatto della bilancia, però, vanno le condizioni in cui l'ex Shakhtar si è trovato a guidare la squadra. Una serie incredibile di KO: a gennaio si era già superata la quota psicologica di venti stagionali. In più di un caso, si è trattato anche di stop piuttosto gravi: su tutti, Zaniolo, Zappacosta, Cristante. Ma anche giocatori come Mkhitaryan, Under, Pastore e lo stesso Pellegrini hanno saltato una parte non indifferente della stagione. E Fonseca ha dovuto trovare soluzioni impensabili (Mancini centrocampista vi dice qualcosa?). Agli stop, si sono aggiunti i casi: a sei giorni dal suo arrivo, in un ambiente già scosso per quello di De Rossi da calciatore, Fonseca si è già ritrovato a dover fare i conti con l'addio di Totti da dirigente. La cessione di Florenzi non è stata proprio indolore. Ancora: i rapporti complicati con Petrachi, fino alla separazione dal ds. Nelle ultime settimane, più di una turbolenza legata a Zaniolo, viceversa tornato in campo da stella. Senza dimenticare l'elefante nella stanza, vale a dire la complicatissima e lunga vicenda societaria, con la trattativa Friedkin-Pallotta che vive fasi di accelerazione e frenata ad andamento alternato. Polveriera, forse, suona eccessivo. Oppure no?
Non è tutto da buttare, anzi. Andare oltre il banale rapporto tra punti fatti e stipendi diventa così necessario. Fonseca poteva fare meglio, sulla carta. Ma poteva anche fare drasticamente peggio, date le circostanze. Non ha sempre espresso un gran gioco, ma a volte lo ha fatto. E in fin dei conti ha difeso il quinto posto, è in corsa in Europa League e nulla vieta che possa provare a vincerla. Promosso, forse, è un termine eccessivo. Ma bocciato decisamente sì. E il portoghese pare essersi meritato la panchina: in una stagione vissuta come su un ottovolante, la conferma di Fonseca non essere al primo posto nell'elenco dei problemi di casa Roma.
La classifica. I fasti del miglior Di Francesco sono abbastanza lontani. Con 67 punti conquistati e una giornata ancora da disputare, il portoghese ha già migliorato il rendimento rispetto all'ultima stagione, chiusa a quota 66. Inutile aggiungere che non fosse poi complicato, trattandosi di un'annata a dir poco sciagurata.
Il terzo monte ingaggi vale il quinto posto? Stipendi alla mano, la Roma ha il terzo budget della Serie A: 125 milioni di euro, dietro soltanto all'Inter e alla irraggiungibile Juventus. Da questo punto di vista, il ragionamento è abbastanza semplice: la Lazio (72 milioni) e l'Atalanta (36) hanno ottenuto finora 10 punti a testa in più della squadra di Fonseca, con un tetto salariale decisamente inferiore. I complimenti, in questo senso, risultano un po' complicati.
Infortuni e casi. I punti, abbiamo visto, sono stati meno del previsto. E decisamente poco convenienti. Sull'altro piatto della bilancia, però, vanno le condizioni in cui l'ex Shakhtar si è trovato a guidare la squadra. Una serie incredibile di KO: a gennaio si era già superata la quota psicologica di venti stagionali. In più di un caso, si è trattato anche di stop piuttosto gravi: su tutti, Zaniolo, Zappacosta, Cristante. Ma anche giocatori come Mkhitaryan, Under, Pastore e lo stesso Pellegrini hanno saltato una parte non indifferente della stagione. E Fonseca ha dovuto trovare soluzioni impensabili (Mancini centrocampista vi dice qualcosa?). Agli stop, si sono aggiunti i casi: a sei giorni dal suo arrivo, in un ambiente già scosso per quello di De Rossi da calciatore, Fonseca si è già ritrovato a dover fare i conti con l'addio di Totti da dirigente. La cessione di Florenzi non è stata proprio indolore. Ancora: i rapporti complicati con Petrachi, fino alla separazione dal ds. Nelle ultime settimane, più di una turbolenza legata a Zaniolo, viceversa tornato in campo da stella. Senza dimenticare l'elefante nella stanza, vale a dire la complicatissima e lunga vicenda societaria, con la trattativa Friedkin-Pallotta che vive fasi di accelerazione e frenata ad andamento alternato. Polveriera, forse, suona eccessivo. Oppure no?
Non è tutto da buttare, anzi. Andare oltre il banale rapporto tra punti fatti e stipendi diventa così necessario. Fonseca poteva fare meglio, sulla carta. Ma poteva anche fare drasticamente peggio, date le circostanze. Non ha sempre espresso un gran gioco, ma a volte lo ha fatto. E in fin dei conti ha difeso il quinto posto, è in corsa in Europa League e nulla vieta che possa provare a vincerla. Promosso, forse, è un termine eccessivo. Ma bocciato decisamente sì. E il portoghese pare essersi meritato la panchina: in una stagione vissuta come su un ottovolante, la conferma di Fonseca non essere al primo posto nell'elenco dei problemi di casa Roma.
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