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Caos organizzato o 4-2-fantasia? Juve, col Barça assetto variabile in attacco. Fin troppo

Caos organizzato o 4-2-fantasia? Juve, col Barça assetto variabile in attacco. Fin troppo TUTTO mercato WEB
© foto di www.imagephotoagency.it
giovedì 29 ottobre 2020, 16:25Serie A
di Ivan Cardia

La sconfitta contro il Barcellona di ieri sera riapre nuovi interrogativi in casa Juventus. La squadra di Andrea Pirlo, fortemente criticato per la resa del centrocampo e degli uomini di maggior fantasia, schierati tutti insieme dal primo minuto, continua a lasciare più di un interrogativo per quanto riguarda il modulo base. Se lo schieramento difensivo sembra ormai stabilmente declinato a quattro, almeno in fase di non possesso, per poi passare a tre quando si tratta di attaccare, al cospetto di Messi & Co non hanno convinto anche le alchimie, fin troppo variabili del reparto avanzato.

Caos organizzato o 4-2-fantasia? Il confine è piuttosto labile. E le analisi offerte dalla stessa UEFA a fine gara lo evidenziano in maniera chiara. Se il Barcellona, squadra fluida per eccellenza, è comunque stato sempre molto simile a se stesso e coerente, la Juventus ha visto modificarsi in maniera costante le proprie posizioni base. Senza darsi punti di riferimento, prima ancora che negarli ai propri avversari. La differenza principale: nell'ampiezza del gioco. Per tutto il primo tempo, Pirlo ha tenuto molto larghi Chiesa e Kulusevski, con l'obiettivo di allargare la difesa del Barça (missione non troppo riuscita), in un 4-4-2 quasi classico. Nel secondo tempo, viceversa, entrambi hanno giocato in maniera decisamente più accentrata, andando a creare una forte concentrazione in zona centrale, senza comunque rompere le righe dei catalani.

Chiesa e il dualismo Dybala-Kulusevski. Due situazioni su tutte. L'ex Fiorentina non ha quasi mai tenuto una posizione chiara. Al netto del trasferimento a destra nel finale, per buona parte del primo tempo ha fatto un continuo elastico tra una posizione più defilata e una più centrale. In maniera molto diversa da Dembélé e Pedri, per guardare a quello che potrebbe essere un riferimento a livello d'identità: entrambi hanno mantenuto una posizione molto più costante rispetto al 22 bianconero. Che nella ripresa è andato invece quasi sempre al centro, ingolfando il settore. E poi, un vero e proprio dualismo sulla destra: l'impressione che Dybala e Kulusveski si pestassero i piedi era già evidente in presa diretta. A bocce ferme e mente fredda, è ancora più chiaro: l'argentino e lo svedese, che del resto hanno in comune alcune caratteristiche, hanno quasi sempre giocato nello stesso settore di campo. Il risultato? Più che raddoppiare il talento, si è creata un'inutile sovrapposizione di ruoli, peraltro sulla corsia in cui la Juve ha una ulteriore fonte di gioco (Cuadrado), sbilanciando fin troppo la manovra verso quel settore. E creando un vuoto nelle zone non coperte, nelle quali invece la classe del 10 o del 44 avrebbe potuto fare la differenza.

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