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Bolchi ricorda Mario Corso: "Leggenda nerazzurra. Le punizioni? Dono naturale"

ESCLUSIVA TMW - Bolchi ricorda Mario Corso: "Leggenda nerazzurra. Le punizioni? Dono naturale"TUTTO mercato WEB
© foto di Federico De Luca
sabato 20 giugno 2020, 20:00Serie A
di Giacomo Iacobellis
fonte Intervista di Lorenzo Marucci

Bruno Bolchi, storico calciatore della 'Grande Inter', è stato ospite della puntata odierna del TMW News per commentare la triste scomparsa del suo ex compagno di squadra in nerazzurro Mario Corso: "La notizia mi ha addolorato nel senso vero della parola, con Mario siamo calcisticamente nati assieme. Siamo stati per tanti anni compagni di squadra e ci frequentavamo anche fuori dal campo. Lo conobbi a una convocazione nelle Nazionali giovanili azzurre, quando vincemmo il titolo europeo in Lussemburgo. Mario veniva da una squadretta in provincia di Verona, era magro come un chiodo, ma aveva già una classe straordinaria. Restammo tutti sbalorditi quando lo vedemmo giocare per la prima volta, io compreso. Poi fu acquistato dall'Inter e praticamente esordimmo insieme in nerazzurro. Diventammo titolari, nonostante fossimo giovanissimi, sia io che lui che Aristide Guarneri. Corso aveva un estro e una fantasia innata in lui che erano qualcosa di straordinario".

Tanto che resterà sempre una leggenda nerazzurra.
"Sì, resterà sempre un simbolo dell'Inter: ha fatto tutta la vita lì e poi a fine carriera è andato al Genoa. Lo ricordiamo tutti come campione nerazzurro, era un calciatore che sapeva fare cose uniche in campo e che ha dato grandi soddisfazioni ai tifosi. Il suo nome sarà sempre legato ai trionfi dell'Inter, penso prima di tutto alla Champions. Quando fai 10-12 anni nella stessa squadra, entri per forza nella sua storia".

Quale episodio legato a Mario Corso ricorda con maggiore affetto?
"Gli episodi sono tanti, direi nessuno in particolare. Ci tengo a precisare che le punizioni che tutti ricordano non erano frutto di uno studio, come si diceva all'epoca. Mario tirava così da fermo già a 16 anni e mezzo, quando l'ho conosciuto io: aveva ricevuto naturalmente questo dono. Sono davvero addolorato, lo ripeto, perché con Mario avevo un rapporto di profonda amicizia che andava ben oltre il calcio".

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