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L'uomo copertina del 2020 - Inter, ritratto di Romelu Lukaku

L'uomo copertina del 2020 - Inter, ritratto di Romelu LukakuTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
giovedì 31 dicembre 2020, 22:00Serie A
di Alessandro Rimi

Finisce oggi l'anno più difficile dell'era moderna. Per l'uomo e pure per lo sport. Un 2020 fatto di sofferenza, di pause, di paure, d'attesa. Un 2020 dove esser stati protagonisti è stato ancora più difficile, per mille e più motivi. Per questo Tuttomercatoweb.com ha deciso di raccontare, squadra per squadra, coi propri corrispondenti sul campo, L'uomo copertina del 2020.

BYE BYE ICARDI - E ora che Maurito è stato accantonato e sbattuto fuori dai cancelli di Appiano, chi la butterà dentro come faceva lui? Chi prenderanno per sostituire uno dei bomber più prolifici della storia dell'Inter? I grandi attaccanti costano. E di fatti l'8 agosto dell'anno scorso, mister Zhang mette mano al portafogli e tira fuori la bellezza di 65 milioni di euro (più bonus) per volare a Manchester e portar via dallo United il nuovo nove. Il prescelto di Antonio Conte. Caldo da far paura alle 3 di notte alla Malpensa, un'ondata di tifosi nerazzurri che sembra San Siro, cori e striscioni per accogliere il gigante belga. A un certo punto Rom sbuca fuori con la faccia stanca, ma serena e felice. Sorriso, pollice in su e una promessa: "Inter volevo te, sono qui per riportarti alla vittoria". Icardi va a Parigi. Un attimo dopo è già sprofondato nell'oblio dei ricordi.

IL NUOVO RE - Pronti via e Big Rom fa gol. Sembra sia all'Inter da sempre. Giusto il tempo di prendere le misure con il Meazza e con la Serie A, giusto il tempo di riportare al top la sua struttura fisica imponente e, da un giorno all'altro, eccolo che diventa semplicemente devastante. Diventa inarrestabile, incontenibile, insaziabile. Al primo derby s'inchina davanti al muro nerazzurro che lo incorona re. C'è un nuovo condottiero a guidare l'Inter in battaglia. Romelu si fa amare: è buono, umile, sincero, gentile, altruista, leader. In un attimo impara l'italiano, i compagni lo ascoltano, lo abbracciano, gli si stringono attorno, accompagnano la sua idea, la sua giocata, la sua fame. In campo è l'estensione del comandante in panchina. Conte dà forma alla sua nuova creatura e al centro c'è lui, prima di tutto lui, Romelu Lukaku.

COLONIA FA MALE - Siccome Conte vince subito e il suo primo cavaliere non sbaglia un colpo, le aspettative a Milano - dopo 9 anni a mani vuote - sono parecchio alte. L'Inter pre covid è da titolo, la rimonta nel derby lancia un segnale di immortalità, Romelu sventola al cielo la sua armatura in segno di sfida al potere. Post lockdown la squadra balbetta, il ko contro il Bologna è lo specchio di un gruppo forse non ancora pronto. E, forse, non lo è neppure il gigante di Anversa. Appuntamento rimandato con la Serie A, testa all'Europa League. Si può fare, anche perché Lukaku è uomo d'Europa, segna in ogni partita internazionale. Così polverizza lo Shakthar e poi intende fare lo stesso con il Siviglia a Colonia. "Vogliamo vincere il trofeo". Kick off e dopo quattro minuti colpisce dal dischetto, ma incredibilmente l'Inter finisce per sgretolare un obiettivo alla portata. Ko. Fa male. Lacrime amare.

RECORD E SOGNO SCUDETTO - È lo schiaffo che ti fa rigare dritto. Ancora di più. L'Inter 2020/21, con Hakimi, Vidal, il nuovo Sensi e il ritorno di Perisic è squadra più seria e completa. Lukaku continua a segnare come faceva prima. Delle 108 reti messe a segno nell'anno solare dall'intera rosa, 35 portano il suo marchio. Non esiste squadra senza il nove. Conte ha maledettamente sofferto quando non lo ha avuto a disposizione. Lautaro non è lo stesso senza il suo partner. Gemelli diversi. Se c'è, Lukaku, si vede eccome. In Europa, Nazionale compresa, nessuno è meglio di lui: Haaland, Lewandowski, Ronaldo e neppure Messi. Big Rom è l'attaccante globale che ha raggiunto la sua piena maturità. L'uomo del destino nerazzurro. Il calciatore che ti porta in alto, abbastanza da poter vivere lo spettacolo in prima fila. Questa volta, magari, senza ombre e ostacoli a oscurare la vista. Il sogno è lì, reale come mai nell'ultimo decennio. E si chiama scudetto.

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