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Ibra torna al Milan. Lo svedese sulle orme di Gullit, Shevchenko e Kakà

Ibra torna al Milan. Lo svedese sulle orme di Gullit, Shevchenko e KakàTUTTO mercato WEB
© foto di Daniele Mascolo/PhotoViews
venerdì 27 dicembre 2019, 19:04Serie A
di Luca Bargellini

"Certi amori non finisco, fanno giri immensi e poi ritorano" negli anni della presidenza Berlusconi al Milan era diventato il motto con il quale Adriano Galliani, motore centrale della dirigenza rossonera, scelse di riportare in rossonero alcuni grandi del recente passato del club. Un motto che oggi torna prepotentemente di moda con l'Ibra 2.0 per il nuovo Milan "made in USA". Prima dello svedese, però, sono tre i cavalli di ritorno più famosi che riaccesero le speranze e i sogni dei tifosi.

Il primo in ordine cronologico è stato Ruud Gullit, perno della squadra di Arrigo Sacchi che nel 1993 decise di lasciare il Diavolo per approdare alla Sampdoria. Un'avventura, quella in blucerchiato, che dura una stagione prima che le sirene rossonero tornino a farsi sentire. La seconda avventura, però, dura pochissimo, tanto che a novembre l'addio diventa definitivo per scegliere nuovamente la Samp.

Entrati nel nuovo millennio, per la precisione nell'estate del 2008, fu la volta di Andrij Shevchenko. Il centravanti ucraino nell'estate 2006 scelse di salutare il Milan e l'Italia per approdare al Chelsea. A Londra, però, le cose non andarono secondo le attese e due anni dopo ecco il suo ritorno al Milanello. Un'avventura, questa, che come quella di Gullit non ebbe grande fortuna con 26 presenze fra campionato, Coppa UEFA e Coppa Italia e appena due reti messe a segno.

Infine Kakà. Il campione brasiliano dopo aver vinto tutto con i rossoneri fra il 2003 e il 2009 scelse il Real Madrid. Quattro anni fra alti e bassi con i Blancos e poi di nuovo Milan. Nel 2013 è di nuovo sulla sponda rossonera dei Navigli. Trenta presenze e sette reti prima di tornare in patria, al San Paolo che lo aveva lanciato nel grande calcio.

Adesso, dunque, spazio ad Ibra, con la speranza che a differenza dei suoi predecessori la seconda esperienza al Diavolo sia positiva tanto quanto la prima.

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