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Le grandi trattative dell'Atalanta - 1984, Stromberg: uno svedese alla conquista di Bergamo

Le grandi trattative dell'Atalanta - 1984, Stromberg: uno svedese alla conquista di BergamoTUTTO mercato WEB
venerdì 20 marzo 2020, 19:00Serie A
di Patrick Iannarelli

Cinque giorni a Lisbona, otto ore di trattative e le 7.00 del mattino. Nacque così una delle storie d'amore più belle tra la città di Bergamo, la tifoseria dell'Atalanta e Glenn Stromberg, lo svedese che conquistò negli anni '80 una cittadina nel cuore della Lombardia. Il tutto parte dal 22 luglio 1984, anzi qualche giorno prima: il libero svedese classe 1960, da un anno gioca nel Benfica dopo l'esperienza in patria al Goteborg. Scudetto e finale di Coppa UEFA persa con l'Anderlecht, un po' di meritato riposo nella propria nazione: in quei giorni però Stromberg viene richiamato in Portogallo perché c'è una trattativa da portare a termine con l'Atalanta. I nerazzurri, a quanto pare, vogliono soffiare il giocatore al Como che si inserito all'ultimo nelle trattative.

Non solo, c'è un altro fattore che rischia di cambiare le carte in tavola. Sven-Goran Eriksson, un altro svedese che in Italia ha lasciato un bel segno. I due fanno praticamente lo stesso percorso: Goteborg e Benfica, insieme vincono due campionati e due coppe nazionali. L'allenatore sceglie l'Italia e la Roma, il giocatore prende la via di Bergamo. Per il momento si va avanti così: otto ore di trattative ininterrotte tra Cesare Bortolotti (ex presidente orobico), Franco Morotti (dirigente dell'Atalanta) e la società lusitana, alle ore 7.00 del mattino si raggiunge lo storico accordo.

Da quel momento in poi Stromberg indosserà per 266 volte la maglia nerazzurra, segnando 23 gol e vivendo probabilmente una delle partite più significative della storia atalantina, la semifinale di Coppa delle Coppe con il Malines da retrocessa in serie B. Non solo, nel corso della sua carriera bergamasca ci sarà un riavvicinamento con mister Eriksson. I due proveranno a rincontrarsi, ma l'ormai simbolo nerazzurro scelse di rimanere: "non volevo seguire il mister anche in giallorosso, non volevo essere considerato soltanto il suo pupillo". Parole di circostanza? Forse. Difficile andar via da una città che ti ama in quel modo e che ti sceglie come "il capitano".

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