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Le grandi trattative della Fiorentina - 1984, Socrates cercava più Gramsci che la gloria

Le grandi trattative della Fiorentina - 1984, Socrates cercava più Gramsci che la gloriaTUTTO mercato WEB
© foto di Andrea Pasquinucci
sabato 21 marzo 2020, 15:10Serie A
di Dimitri Conti

Ancora prima di un calciatore di talento, colpiva la velocità e la facilità di pensiero. Dell'uomo, a prescindere dal pallone. E una sensibilità politico-culturale che, in quell'ambiente, non apparteneva a molti. Anzi, più probabilmente a nessuno. Un nome, una garanzia di pensiero fluido: Socrates era una persona speciale, al di là del centrocampista straordinario che aveva fatto inchinare più o meno mezzo Brasile ai suoi piedi. Alle spalle c'era quell'incredibile esperimento della Democracia Corinthiana, quell'utopia brasiliana di inizio anni Ottanta - tempi di dittatura - riassumibile in un'iconica frase: "Vincere o perdere, ma sempre in democrazia". E allora tutto ai voti, con buona pace dell'allenatore Casagrande, di fatto esautorato dei suoi poteri. Ci sarebbe tanto di più da raccontare, ma qui vogliamo concentrarci sull'unica avventura europea nella carriera di Socrates.

Era il 1984, e il Dottore, soprannome del calciatore-pensatore, si apprestava a vivere quella che sarebbe stata la sua unica stagione lontana dal Brasile. Era pronta ad accoglierlo trionfalmente la Fiorentina. Il presidente di allora, Ranieri Pontello, riuscì a convincerlo a prendere un aereo per Firenze e diventare un nuovo calciatore viola. Al Corinthians, per rinunciare al loro leader - democratico, sia chiaro! - e capitano, andarono oltre 5 miliardi di lire, una cifra tutt'altro che banale considerando i tempi e che si trattava di un giocatore il quale aveva già compiuto 30 anni, in un'epoca in cui l'età di pensionamento calcistico era ben più bassa rispetto ad oggi. L'accoglienza della città, per il Dottore, fu comunque entusiastica.

In realtà fu un'esperienza decisamente sotto le aspettative, soprattutto perché queste ultime erano altissime. E non avevano fatto i conti con una personalità complessa, sfumata all'ennesima potenza. Un coagulo di vizi umani, fumo e alcol in testa, i quali si riveleranno per lui anche causa di morte prematura, nel 2011, dopo una serie di gravi problemi intestinali poi sfociati in altro. Doveva sostituire Antognoni, reduce da un grave infortunio che l'avrebbe messo fuori per tutta la stagione ma in fondo, a lui, il calcio neanche piaceva così tanto. Troppo lontano dalla cultura sportiva europea, dalla malattia per il gioco e per la gloria. Celebre una sua citazione, quando fu interrogato su temi di pallone, su Rivera e su Mazzola: "Io sono qui per studiare Gramsci". Il personaggio, d'altronde, è tutto qui.

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