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TMW RADIO - Sacchi: "Quest'anno tifo Juve. Gasp mi ha emozionato"

TMW RADIO - Sacchi: "Quest'anno tifo Juve. Gasp mi ha emozionato"TUTTO mercato WEB
© foto di Chiara Biondini
lunedì 16 dicembre 2019, 17:08Serie A
di Giacomo Iacobellis

La leggenda del Milan Arrigo Sacchi, intervistato da TMW Radio nel corso della puntata odierna di "Maracanà", ha ricordato i suoi trionfi sulla panchina rossonera in occasione della festa per i 120 anni del club, oltre a commentare l'attualità del calcio italiano: "Nessuno di noi, al Milan, si aspettava di avere dei riconoscimenti postumi così enormi. Ci si realizza non solo attraverso la vittoria, ma dando tutto quello che possiamo, attraverso l'impegno e il lavoro. Io ero serenissimo, ho dato tutto ciò che potevo in panchina e ho smesso di allenare anche abbastanza presto. Non ho mai sentito il balzo dalle giovanili alla prima squadra. Mi concentravo così tanto da non sentire neanche il pubblico: potevano esserci quattro milioni di persone allo stadio e io non le sentivo. Ho sempre cercato di dare il mio stile alla squadra: vincere sì, ma con merito. Cercavamo il trionfo del gioco, volevamo vincere da protagonisti. Le vittorie meritate rimangono negli Almanacchi, ti danno emozione e orgoglio".

Si può ripetere un percorso come il suo?
"Si deve. Quest'anno faccio un grande tifo per la Juventus di Sarri: è stata sempre la società leader, ma ha contribuito all'evoluzione del calcio? Ora ha preso un allenatore che si trova in una situazione molto più difficile di quella che trovai io".

Come si vince in Europa?
"La ricchezza serve moltissimo se hai poche idee. In Europa puoi vincere in due modi: puntando su 11 fuoriclasse, come qualche volta ha fatto il Real Madrid, o puntando sulla squadra. Noi non avevamo 11 fuoriclasse, nessuno era arrivato neanche ai quarti di finale. Ho cercato persone affidabili e molto determinate, che avessero la modestia e anche la generosità necessarie. Non dimentichiamoci poi la società: senza una società sei destinato al fallimento. Il discorso di Berlusconi prima della sfida col Verona, ad esempio, fu fondamentale, non perdemmo più e tutti davano il massimo"

Qual è il suo ricordo più bello?
"Le due partite col Real Madrid: fummo derubati all'andata e poi vincemmo 5-0 in casa. Prima della finale con la Steaua Bucarest".

Cosa consiglia ai dirigenti attuali del Milan?
"Di essere bravi come lo è stato Berlusconi (ride, ndr)".

C'è un allenatore giovane per il quale nutre una particolare stima?
"Nutro stima per tutti, ma mi piacciono di più gli allenatori che cercano di avere il dominio del gioco. In Italia ce ne sono, anche in piccole squadre. Penso per esempio a De Zerbi: a volte lo riprendo perché dovrebbe fare secondo me una fase di non possesso migliore, ma nel possesso fa ottime cose. Deve essere più duttile. Poi c'è Gasperini, che l'altra sera in Champions mi ha fatto emozionare. Davanti alla sua Atalanta e a quello spettacolo di coraggio e sinergia mi sono emozionato come quando vedevo giocare le mie squadre".

Come valuta la nuova Italia di Roberto Mancini?
"Sono rimasto stupito dalla Nazionale di Mancini, dal dominio del gioco che cerca sempre. Dobbiamo essere ottimisti e se ci difendiamo lasciando il comando del gioco agli altri non possiamo esserlo".

Si può dominare il calcio con Cristiano Ronaldo-Higuain-Dybala?
"Se fanno entrambe le fasi tutti insieme, si può fare. Ma, se non lo fanno, cosa succede quanto incontrano 11 avversari che fanno le due fasi pur con meno qualità?".

Lazio?
"Simone Inzaghi è stato una grande sorpresa, sta facendo un ottimo lavoro e gli faccio i miei complimenti. La Lazio ha un gioco piacevole".

Il ruolo di Bernardeschi?
"Sull'esterno può rendere meglio. Lo conosco bene, al centro si perde".

Ancelotti e la fine del rapporto con il Napoli?
"Le responsabilità le abbiamo tutti, così come gli errori li commettiamo. Quando è andato al Napoli è stata la prima volta in carriera che sceglieva una nuova avventura senza chiedermi nulla. E ha fatto bene perché gli avrei detto di non andarci. Uno motivo su tutti perché Sarri al San Paolo aveva fatto un capolavoro che in pochi di noi ha capito a pieno".

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