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Cremonese, Bisoli: "Chi sbagliava qualcosa, pagava cena: una volta è toccato a me"

ESCLUSIVA TMW - Cremonese, Bisoli: "Chi sbagliava qualcosa, pagava cena: una volta è toccato a me"TUTTO mercato WEB
© foto di Carlo Giacomazza/TuttoSalernitana.com
sabato 1 agosto 2020, 14:42Serie B
di Claudia Marrone

Non sempre tutto gira come deve, e se anche sulla carta una squadra può sembrare forte, il campo può dire ben altro.
Come è successo alla Cremonese, costruita per raggiungere la Serie A, ma poi finita nei bassifondi della classifica, a lottare per una salvezza arrivata che non era però scontata. Parte del merito, va sicuramente al tecnico Pierpaolo Bisoli, che, come spesso ha detto, ha condotto la barca in porto.
I microfoni di TuttoMercatoWeb.com, hanno contattato proprio il tecnico.

Una squadra di livello, ma un anno nato sotto una cattiva stella. La salvezza, non scontata, è stato un grande traguardo.
"Quando sono arrivato a Cremona, eravamo terzultimi, nonostante la squadra fosse stata costruita per ben altri obiettivi, sia per livello umano che tecnico, tanto che, dopo la vittoria contro il Frosinone, ho capito che le basi per fare bene c'erano, anche se poi niente era scontato. L'importante era però dare precedenza al "noi" e no all' "io", ho richiesto a tutti uno sforzo molto importante, ma alla lunga, con il lavoro, è stata creata un'identità importante, ed è iniziato un nuovo campionato: sono state gettate anche le basi per la prossima stagione".

Ha già dichiarato che vorrebbe rimanere in grigiorosso. Giusto anche ripartire dal gruppo di questo anno?
"E' prima di tutto giusto partire dalla mentalità importante che abbiamo creato. Si è visto anche ieri sera, quando ci trovavamo di fronte a un ottimo Pordenone, quello che possiamo fare. Da qui, poi, dobbiamo crescere: e credo che per farlo sarà confermato anche un blocco di questa stagione".

Il lungo stop può essere servito alla squadra per smaltire le scorie, soprattutto mentali, che un percorso non positivo aveva lasciato?
"Diciamo che lo stop, e poi il mini ritiro, sono serviti per completare la conoscenza tra noi, ma a me piace molto lavorare di settimana in settimana. So di aver chiesto tanto in questo periodo, ma la risposta che ho avuto è stata fantastica: basti vedere che da subito ho avuto sette calciatori in campo in grado di giocare tranquillamente 90 minuti".

E anche un solo infortunato, cosa rara dopo questa anomala sosta.
"C'è stato un gran lavoro dietro, e di questo voglio ringraziare tutto il mio staff, perché sono pesante, chiedo sempre il massimo, ma loro sono sempre disponibili, e hanno calcolato tutto nei minimi dettagli. Abbiamo caricato molto, ci siamo anche presi qualche rischio, ma sono del parere che alla lunga il lavoro paga: inizialmente può toglierti tanto, ma dopo ti rende tutto".

Si è parlato molto del "patto della pizza": la svolta della stagione?
"Quel patto è nato per rafforzare il concetto di squadra. L'andare a cena insieme mi permetteva di capire meglio il gruppo, di coinvolgere tutti, e per tutti intendo anche magazzinieri, giardinieri, chiunque graviti intorno alla squadra: dopo Cosenza dissi persino al magazziniere di dare ai calciatori la maglia con tanto amore, perché era un piccolo gesto che però poteva aiutare a rendere meglio, i dettagli fanno la differenza. E ogni volta, la cena era pagata da chi aveva sbagliato qualcosa. Una volta l'ho pagata anche io".

Segreti di spogliatoio, o si può raccontare cosa è successo?
"No, non si può dire! (ride, ndr) Però è giusto che anche il mister si autopunisca se sbaglia!".

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