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LIVE VARSAVIA - Martedì liberi altri quattro ragazzi - FOTO&VIDEO
lunedì 16 dicembre 2013, 07:50News
di Lalaziosiamonoi Redazione
per Lalaziosiamonoi.it
fonte Lalaziosiamonoi.it

LIVE VARSAVIA - Martedì liberi altri quattro ragazzi - FOTO&VIDEO

Pubblicato alle ore 20 del 5 dicembre

AGGIORNAMENTO ORE 07:50 - Come anticipato dalla nostra redazione, domani potrebbero tornare in libertà gli ultimi quattro tifosi ancora in attesa di giudizio. Destino diverso per gli ultimi dieci che rischiano seriamente di dover restare nel carcere di Bialoleka fino all'inizio dell'anno nuovo. La prossima settimana i tribunali chiuderanno per le festività natalizie così come l'Ambasciata italiana. L'edizione odierna de Il Tempo rivela che i detenuti possono usufruire di una telefonata al giorno a pagamento della durata massima di dieci minuti dal lunedì al venerdì, mentre il sabato e la domenica la durata si dimezza. Ogni due giorni, poi, è permessa la visita di un'ora nel grande parlatoio con genitori e parenti, mentre a metà mattina viene concessa l'ora d'aria nel gelido cortile del carcere. Una situazione da cui tutti sperano di poter uscire il prima possibile.

AGGIORNAMENTO ORE 12.30 - E' iniziata la manifestazione in sostegno dei ragazzi ancora detenuti nel carcere di Varsavia. La pioggia che cade sulla Capitale non sembra fermare i ragazzi - circa 200 -  che si sono ritrovati a Tor di Quinto, presso il piazzale di Via del Baiardo. Di seguito le foto scattate da la redazione de Lalaziosiamonoi.it

AGGIORNAMENTO 15/12 ORE 11.19 - Ai microfoni de Il Tempo ha preso la parola l’avvocato Stefano Toniolo, che ha deciso di rendere pubblica la situazione del suo assistito Riccardo Messa, il montatore della trasmissione televisiva Le Iene di Italia Uno. Riccardo fa parte del gruppo dei dieci ragazzi processati per direttissima, ed è quello che ha ricevuto la pena più alta: sei mesi. Il motivo? Al momento del fermo è stato trovato in possesso di un bite per i denti, che la polizia polacca ha però scambiato per un paradenti. L'assurdità è di casa a Varsavia.

AGGIORNAMENTO ORE 16.30 - Nuova giornata di rientri a casa: oggi è la volta di Matteo, Gianluca, Simone e Nunzio. I primi due ragazzi sono sbarcati da poco a Fiumicino, gli altri due atterreranno a Ciampino tra meno di due ore. Ieri il ritorno in patria dei primi quattro tifosi per cui è stato accolto il patteggiamento, oggi altri quattro. Secondo previsioni, martedì sarà la volta degli ultimi quattro che erano ancora in attesa di giudizio. Più delicata invece la posizione dei dieci tifosi già condannati per direttissima, per i quali il giudice polacco ha respinto le istanze di scarcerazione. Domani intanto ci sarà una manifestazione a sostegno dei ragazzi trattenuti a Varsavia: l'appuntamento è alle 11.30 in Viale Tor di Quinto, presso il piazzale di Via del Baiardo.

AGGIORNAMENTO ORE 13.40 - "La situazione dei ragazzi già condannati è diversa rispetto all'altro gruppo. Per i dieci è stata chiesta la scarcerazione su cauzione e nonostante il giudice avesse avuto rassicurazioni sul contratto d'appartamento, ha deciso di non farli uscire”. Sono le parole di Alessandro Coresi, padre di Lorenzo, rilasciate ai microfoni di Radiosei. “Abbiamo capito che quando i giudici arrivano a fine giornata, nel pomeriggio – continua Alessandro - l'esito è sempre negativo. È tutto rimandato a lunedì prossimo, c'è molta incertezza in questo momento e si comincia a perdere il controllo. Non è solo questione di pazienza, è che dopo due settimane abbiamo capito che non c'è nessuna prova nei confronti di questi ragazzi, e quindi non capiamo più nulla. Il 19 dicembre chiudono tutti gli uffici giudiziari, o si risolve prima o se ne riparlerà dopo le feste”. Una corsa contro il tempo, e intanto il Governo italiano continua a percorrere la strada dell'indifferenza: “Le famiglie in questo momento sono abbandonate a sé stesse, in stanze d'albergo, a spese proprie. Sarebbe auspicabile un aiuto, vorrei lanciare un appello al nunzio apostolico, affinchè porti supporto alle famiglie, sarebbe un bel gesto. Per quanto riguardo le istituzioni, non sono in contatto con loro. Posso dire che dei risultati si sono visti, perché alcuni ragazzi sono già usciti, ma per il gruppo dei dieci la situazione non si sblocca”. Poi Alessandro parla del figlio Lorenzo: “Sta bene, ho avuto notizie dalla madre che è andata a visitarlo, non so se abbiamo finito i permessi. Stiamo cercando di capire se abbiamo a disposizione ancora dei minuti per andare a trovarlo. È una situazione irreale”.

AGGIORNAMENTO 14/12 ORE 13 - Da una parte i sorrisi, gli abbracci, le lacrime trattenute a stento. Dall'altra la preoccupazione, l'angoscia, l'incubo che di finire non ne vuol sapere. Quella di ieri è stata una giornata dai due volti, spaccata a metà. Sì perché mentre Tibor, Adriano, David e Alessio facevano ritorno a Roma, pronti ad essere seguiti da Simone, Nunzio, Matteo e Gianluca, a Varsavia il giudice respingeva tre istanze di scarcerazione (che si aggiungono alle sette già rigettate lunedì). Si è rivelato vano quindi lo sforzo delle famiglie di presentare un certificato - firmato dall'Ambasciatore italiano - di domicilio a Varsavia per cercare di ottenere una sorta di arresti domiciliari. Si complica maledettamente la posizione dei dieci ragazzi già condannati per direttissima.

AGGIORNAMENTO ORE 18 - Mentre i primi quattro ragazzi sono tornati a Roma - e altri quattro hanno visto accogliere il loro patteggiamento -, a Varsavia sono state respinte le istanze di scarcerazione presentate dagli ultimi tre tifosi già condannati per direttissima (che si aggiungono alle prime sette già rigettate). Il giudice non sembra quindi aver considerato determinanti i fogli che certificavano la loro residenza nella capitale polacca.

AGGIORNAMENTO ORE 17:30 - "Libertà che ho nelle vene, libertà che m'appartiene..." è il messaggio sulla sua pagina Facebook di uno dei ragazzi appena rilasciati nel capoluogo polacco.

AGGIORNAMENTO ORE 15.30 - Tre a Ciampino, uno a Fiumicino. Finalmente sono tornati a Roma i primi quattro ragazzi scarcerati nella giornata di ieri. Il giudice polacco ha accolto il patteggiamento presentato dai loro legali e David, Adriano, Alessio e Tibor hanno lasciato Varsavia per rientrare a casa. Ad accogliere i primi tre all'Aeroporto di Ciampino - l'aereo è atterrato alle 14.53 - anche il Presidente della Polisportiva Lazio Antonio Buccioni. "Bentornato bomber", lo striscione che ha accolto Alessio. Presto saranno seguiti da Simone, Nunzio, Matteo e Gianluca, gli altri quattro ragazzi per cui oggi è stato accolto il patteggiamento.

AGGIORNAMENTO ORE 13.14 - E' stato accolto il patteggiamento di Simone, Nunzio, Matteo e Gianluca, facenti parte del gruppo dei dodici (ormai rimasti in 4) ancora in attesa di giudizio. Martedì sarà la volta dell'ultimo gruppo. Intanto nel pomeriggio verrà riesaminata la posizione di tre ragazzi processati per direttissima.

AGGIORNAMENTO ORE 12.30 -  In questi minuti, oltre al patteggiamento di quattro ragazzi, i giudici stanno esaminando le richieste di scarcerazione su cauzione di tre ragazzi già condannati per direttissima. Questi ultimi presenteranno un foglio (firmato dall'ambasciatore italiano) che certifica la loro residenza a Varsavia.

AGGIORNAMENTO 13/12 ORE 10.30 -  Dopo Tibor, Adriano, David e Alessio, oggi sarà la fine di un incubo per altri quattro ragazzi, facenti parte del gruppo dei dodici in attesa di giudizio. Ieri il giudice ha accolto il patteggiamento dei giovani detenuti nel carcere di Bialoleka da più di due settimane, ragion per cui quest'oggi dovrebbero continuare ad arrivare notizie positive da Varsavia. 

AGGIORNAMENTO ORE 17:15 - "Sono usciti dal carcere i primi quattro italiani che erano detenuti in Polonia" sono le parole di Emma Bonino alle commissioni Esteri riunite di Camera e Senato parlando dei 22 tifosi laziali ancora detenuti a Varsavia. Il Ministro degli Esteri ha poi aggiunto:  «altri quattro tifosi saranno liberati domani (venerdì, ndr)».

AGGIORNAMENTO ORE 14.30 - Tibor, Adriano, David e Alessio. Sono questi i nomi dei quattro ragazzi che a momenti dovrebbero abbandonare la prigione di Bialoleka. 

AGGIORNAMENTO ORE 12.27 - Il giudice ha accolto il patteggiamento dei primi quattro ragazzi ancora in attesa di giudizio. A breve firmeranno il foglio di scarcerazione e dopo aver recuperato i propri effetti personali, potranno finalmente lasciare il carcere di Bialoleka e tornare in Italia. Confermate le previsioni: i quattro hanno patteggiato a due anni di reclusione con la condizionale, una multa di 600 euro (dei quali 100 da devolvere in beneficenza) e tre anni di Daspo europeo. 

AGGIORNAMENTO 12/12 ORE 9.42 - Profumo di libertà. Quest'oggi da Varsavia potrebbero arrivare notizie positive, ma lo diciamo a bassa voce. La giornata di lunedì ha ricordato ancora una volta che le attese da queste parti vengono puntualmente smentite. Alle 11 dovrebbero andare a processo i primi ragazzi facenti parte del gruppo dei dodici in attesa di giudizio e se il patteggiamento verrà accettato, per loro sarà la fine di un incubo. Riceveranno una condanna tanto pesante quanto ingiusta: due anni con la condizionale, una multa di 500 euro (100 dei quali da devolvere in beneficenza) e tre anni di daspo europeo. Nel caso in cui commettano nuovamente lo stesso reato in Polonia, avrebbero il cumulo della pena. Ma quel conta più di tutto è che torneranno in ItaliaSono ore di trepidante attesa, di speranza. “Speriamo che domani sia una grande giornata, non ne possiamo più di quest'incubo”, sussurra la sorella di uno dei ragazzi detenuti nel carcere di Bialoleka. Intanto per il gruppo dei dieci ragazzi già condannati per direttissima le vie si separano, ma solo quelle legali. Ogni famiglia si è infatti affidata ad un proprio avvocato. Ieri c'è stato l'ennesimo slittamento per quanto riguarda le ultime tre istanze di scarcerazione, è stato tutto rinviato a lunedì. In questi giorni i genitori hanno fatto tutto il possibile per trovare un domicilio, un appartamento in affitto con contratto a tempo indeterminato, con la speranza che i giudici possano almeno concedere ai ragazzi gli arresti domiciliari. 

AGGIORNAMENTO ORE 14.55 - Ancora uno slittamento rispetto alle previsioni per quanto riguarda le ultime tre istanze di scarcerazione, quelle relative agli ultimi tre ragazzi già condannati per direttissima. Dopo il rinvio di ieri, anche oggi il giudice non si esprimerà su di loro: tutto rimandato a lunedì. Posticipo legato probabilmente ai tempi tecnici, c'è bisogno di sistemare con estrema cura tutte le carte che certifichino la residenza a Varsavia. In ogni caso, la situazione dei 10 tifosi già condannati non va più considerata come unitaria: dopo il respingimento delle istanze di lunedì, ognuno di loro si è affidato a un avvocato proprio e intraprenderà verosimilmente vie legali diverse.

AGGIORNAMENTO 11/12 ORE 10 Una soluzione ad ogni costo. Dopo che nella giornata di lunedì sono state respinte sette istanze di scarcerazione, ieri sarebbero dovuti andare incontro ad un destino identico anche gli ultimi tre del gruppo dei dieci già condannati per direttissima. Ma le famiglie con i legali si sono messe subito al lavoro per ovviare al problema della mancata residenza dei ragazzi a Varsavia, ovvero il motivo per il quale il giudice non ha accettato di commutare la loro pena in una sanzione pecuniaria di mille euro. I tre facenti parte del gruppo dei dieci già condannati si dovrebbero presentare davanti ad un giudice solamente quest'oggi e avranno dalla loro un'arma in più: un foglio firmato dall'ambasciatore italiano che certifica la loro residenza a Varsavia. Non indietreggiano di un centimetro le famiglie dei ragazzi detenuti nel carcere di Bialoleka, non se lo possono permettere. Si fanno forza l'un l'altro, sono un blocco unico, granitico. Eppure di motivi per sprofondare nello sconforto ne avrebbero eccome. La stampa polacca deride i 22 ragazzi reclusi, definendoli esigenti, viziati. "Pensavano forse che avrebbero mangiato la pizza?" Scrive warszawa.gazeta.pl.  Lo Stato italiano continua a percorrere coerentemente la strada intrapresa sin dal 29 novembre: la via del silenzio. Un preoccupante, inquietante silenzio. “Farò di tutto per accelerare le procedure e farò un appello al procuratore generale e al ministro della Giustizia affinché seguano personalmente la vicenda al fine di evitare lungaggini". Queste le promesse fatte dal primo ministro polacco Donald Tusk al presidente del Consiglio, Enrico Letta, durante il vertice intergovernativo svoltosi al Palazzo della Cancelleria. Parole vane, spazzate via dalla bufera di neve che ha colpito duramente la capitale polacca. E mentre il ministro degli Interni Barlomiej Sinkiewicz definisce “banditi” i 22 ragazzi, nessun rappresentante dello Stato italiano si prende la briga di rispondere a tono, nessuno pretende rispetto, nessuno si imbarca su un aereo diretto a Varsavia per gridare forte e chiaro che l'Italia non abbandona i propri cittadini. Nessuno, tranne le famiglie dei ragazzi. Sarà solamente grazie a loro se questa vicenda, quest'incubo, si concluderà con un lieto fine.  

AGGIORNAMENTO ORE 21.30 - Arrivano notizie contrastanti dalla Polonia, ma secondo le ultime informazioni raccolte non sarebbero ancora arrivate le sentenze per gli ultimi tre ragazzi già condannati per direttissima. I processi slitterebbero quindi a domani, quando i legali avranno anche modo di presentare al giudice un certificato che testimoni il domicilio a Varsavia dei tre. Non trapela troppo ottimismo, ma si spera in questo modo di ottenere l'approvazione per l'istanza di scarcerazione richiesta dagli avvocati, che era stata respinta per i primi sette tifosi proprio perché non residenti in Polonia. Proprio questi ultimi, sempre domani, faranno ricorso con un'ulteriore richiesta di scarcerazione, dopo aver stabilito il loro domicilio a Varsavia. Nel frattempo, a Roma continuano gli attestati di solidarietà da parte dei tifosi della Curva Nord. In occasione del Torneo Original Fans, sono stati esposti striscioni con i nomi dei ragazzi ancora trattenuti a Varsavia, accompagnati dalla scritta "Ultras liberi".

AGGIORNAMENTO ORE 19.55 - “Sono state respinte anche le istanze di scarcerazione degli altri tre ragazzi. Sono considerati come un blocco, quindi se hanno respinto quelle di ieri era scontato che anche quelle di oggi non venissero accolte”. A parlare ai nostri microfoni è Patrizia, la mamma di uno dei ragazzi detenuti nel carcere di Bialoleka. “Adesso stiamo lavorando per fare un'altra richiesta di scarcerazione”. Facendo ottenere al gruppo dei dieci ragazzi già condannati per direttissima la residenza a Varsavia. “Esatto. Se tutto questo va in porto, domani parte una nuova richiesta di scarcerazione e dobbiamo aspettare tre giorni. Tra venerdì e sabato dovremo riuscire a capire qualcosa di più. L'Ambasciatore ha firmato questo foglio che attesta che i ragazzi hanno un domicilio a Varsavia, ma non è una garanzia”. Per il gruppo dei dodici ragazzi in attesa di giudizio, invece, fltra più ottimismo: “Sì, la loro situazione è più delineata. Andranno a processo giovedì, venerdì e martedì”. Notizie che cambiano di continuo, decisioni inaspettate che portano allo sconforto. Da queste parti la certezza non esiste: “Io non sono mai sicura di quello che dico, qui cambia tutto, cambiano anche le pene. Alcuni ragazzi che andranno a processo martedì hanno visto il loro reato peggiorato, aggravato. Noi pensiamo che lo facciano per ottenere mediante il patteggiamento più soldi. Hanno un sistema penale spaventoso, ci sentiamo in un labirinto. Stiamo facendo di tutto, noi ci sentiamo ottimisti, ma c'è la sensazione che ci sia qualcosa di molto più grande sotto questa vicenda. Ci hanno spiegato che questo reato di adunata sediziona è molto grave. Pensate che oggi ci hanno raccontato che in una piazza di Varsavia era pieno di uomini vestiti da Babbo Natale che distribuivano caramelle ed era pieno di camionette e poliziotti che sorvegliavano. Questo accade in Polonia. Questo accade in un Paese dell'Unione europea. 

AGGIORNAMENTO ORE 13.50 - Seconda giornata di processi, oggi è il turno degli ultimi tre ragazzi che già avevano ricevuto condanne per direttissima. Si attende la decisione del giudice sulle istanze di scarcerazione: dopo le richieste respinte ieri per i primi sette, le aspettative rimangono chiaramente poco ottimiste. Per quanto riguarda invece il gruppo dei 12 ancora in attesa di giudizio, si coltiva maggiore speranza. Ieri vi avevamo riportato del rischio slittamento dei processi da giovedì e venerdì a martedì 17. Oggi le indicazioni che arrivano prospettano questo quadro: 4 ragazzi potrebbero andare davanti al giudice già questo giovedì, altri 4 venerdì e gli ultimi 4 martedì. Per loro, come detto, c'è maggiore positività per quanto riguarda la scarcerazione, ma dopo le cattive notizie di ieri tutti a Varsavia mantengono i piedi per terra.

AGGIORNAMENTO 10/12 ORE 12.40 - "L' unica cosa a cui adesso pensiamo è la partita con il Trabzonspor e i tifosi rimasti a Varsavia. Non possiamo muoverci formalmente, per questo stiamo agendo in modo informale" dichiara il Responsabile Comunicazione biancoceleste, Stefano De Martino, al margine della presentazione dell'Almanacco "La Giovane Italia 2013".

AGGIORNAMENTO ORE 20.00 - E' in corso in questi minuti una riunione tra gli avvocati e le famiglie dei ragazzi detenuti per fare il punto e pianificare gli appelli di giovedì quando si proverà a convincere i giudici a concedere la scarcerazione di quei tifosi che oggi hanno visto respinte le loro istanze.

AGGIORNAMENTO ORE 17.35 - Non è decisamente la giornata delle belle notizie per i ragazzi ancora trattenuti in Polonia. Dopo le prime istanze di scarcerazione respinte dal giudice, ecco un altro rallentamento: secondo quanto raccolto dalla nostra redazione, il gruppo dei 12 ragazzi ancora in attesa di giudizio potrebbe non andare più a processo giovedì o venerdì - come auspicato dai legali -, bensì potrebbe slittare direttamente a martedì 17 dicembre.

AGGIORNAMENTO ORE 16.45 - Secondo quanto risulta da Varsavia, le richieste di scarcerazione respinte sarebbero sette, una in più quindi di quelle previste inizialmente: quest'ultima riguarderebbe un ragazzo italiano domiciliato in Polonia. Un dato non irrilevante, dal momento che il giudice ha rigettato le altre sei istanze con la motivazione che i ragazzi non risiedono in Polonia. Ai nostri microfoni, il Primo Consigliere Andrea Luca Lepore ha commentato la decisione della magistratura polacca: "Oggi è stata una brutta giornata in tutti i sensi, i ricorsi che vanno presentati entro giovedì".

AGGIORNAMENTO ORE 15.00 - Sgomento, rabbia, delusione. Sono questi i sentimenti che serpeggiano dopo la decisione del giudice di non concedere a sei dei dieci ragazzi già condannati per direttissima la commutazione della detenzione in uscita su cauzione (domani le altre 4 udienze). "Non sono residenti a Varsavia, non tornerebbero di fronte a questo tribunale", questa in sintesi la spiegazione del giudice. Una scelta che ha suscitato sorpresa e indignazione e ha spinto l'Ambasciata Italiana a prendere in mano la situazione, in sostegno logistico ai legali. L'intenzione sarebbe quella di ottenere già giovedì un nuovo appello durante il quale ottenere la scarcerazione dei 10 ragazzi che erano già stati condannati (dopo aver firmato un foglio interamente in polacco e senza l'ausilio di legali) poche ore dopo la retata di giovedì 28 novembre. La volontà dell'Ambasciata sarebbe quella di convincere i giudici a concedere l'uscita dal carcere di Bialoleka trasferendo i ragazzi in un hotel di Varsavia in una sorta di "detenzione domiciliare". Giovedì e venerdì dovrebbero andare in scena anche le udienze con protagonisti i ragazzi ancora in attesa di giudizio. L'obiettivo, in questo caso, è quello di patteggiare e ottenere la scarcerazione dietro il pagamento di una multa.

AGGIORNAMENTO ORE 13:30 - “Siamo tornati indietro rispetto ai giorni precedenti, è come se gli sforzi fatti non fossero serviti. Il giudice ha respinto la richiesta di scarcerazione su cauzione, adesso bisogna capire quali sono le motivazioni. Per quello che sembra, la motivazione è la mancanza di una residenza in Polonia, che non assicura la presenza dei ragazzi ai successivi appelli. Adesso faremo ricorso contro questa decisione, ma ovviamente tutto ciò allunga la procedura" sono le parole di Alessandro Coresi, padre di uno dei ragazzi rinchiusi nel carcere di Bileloka, in esclusiva ai microfoni di Radiosei. Il genitore appare sopreso dalla decisione e spera che questa decisione non abbia ripercussioni sui ragazzi: “Venerdi sera avevamo speranze,  la pressione fatta in questi giorni dalle istituzioni ci rassicurava. Anche i ragazzi speravano in una notizia positiva, spero che non la prendano male. Lorenzo ha girato il mondo per la Lazio, ma non mi sarei mai aspettato che in Polonia potesse accadere tutto ciò. Le ultime parole che mi ha detto? A qualsiasi costo, ma tirami fuori da qui papà”. 

AGGIORNAMENTO ORE 12.45 - Non arrivano buone notizie da Varsavia. Le prime richieste di scarcerazione sono state respinte dal giudice come ci spiega Patrizia, la mamma di uno dei ragazzi detenuti: "I giudici stanno esaminando delle carte per valutare se accettare di tramutare la detenzione in uscita su cauzione e commutare questo carcere preventivo in pena pecuniaria. Purtroppo, però, il giudice sta rifiutando praticamente tutte le richieste con la motivazione che i ragazzi non sono residenti a Varsavia. Ora, pare si possa fare un altro appello ma i tempi non sono chiari e nel frattempo i ragazzi rimarrano a Bialoleka (il carcere nel quale sono detenuti ndr). Poi c'è il gruppo dei 12 rinviati a giudizio che deve sottoporsi all'incontro con il giudice per il patteggiamento, sembrava una formalità ma ora non abbiamo più certezze".

AGGIORNAMENTO ORE 11.20 - Giornata di prime sentenze. Alle ore 10.30 è iniziato il processo che riguarda solo 3 dei ragazzi accusati. Si attendono sviluppi.

AGGIORNAMENTO 9/12 ORE 0RE 9.00 - Dalla Polonia arrivano conferme su quanto anticipato ieri. La giornata di oggi sarà fondamentale e potrebbe vedere i primi rilasci dei 22 sostenitori detenuti a Bialoleka. Dovrebbero essere tre i ragazzi a lasciare il carcere intorno alle 10, stessa sorte per altri tre intorno alle 12. Tutto ciò avverrà, però, solamente se i giudici accetteranno la richiesta di commutare la pena in sanzione pecunaria di mille euro. Si tratta del primo gruppo dei dieci ragazzi condannati per direttissima con i casi degli altri quattro che verranno giudicati domani. Sono ore di attesa, ma tutto è nelle mani dei giudici e fino all'ultimo il loro destino è quanto mai in bilico. Per gli altri dodici, invece, bisognerà aspettare fino a giovedì e venerdì quando anche gli ultimi ragazzi conosceranno il loro futuro. 

AGGIORNAMENTO ORE 9.30 - Domenica 8 dicembre, c'è attesa per la giornata di domani, quando i primi sei ragazzi dovrebbero finalmente tornare in libertà. Il condizionale è d'obbligo, visto come i tribunali polacchi si sono comportati sino ad oggi. Martedì sarà la volta di altri quattro, giovedì e venerdì fuori gli ultimi dodici. Anche oggi intanto proseguono, seppure per pochi fortunati, le visite in carcere.

AGGIORNAMENTO 8/12 ORE 9 - Varsavia dieci giorni dopo, Zlota 59. É da qui che più di una settimana fa i tifosi laziali partirono alla volta della Pepsi Arena. Stessa ora, alle 17 circa, ripercorriamo le tappe del corteo. Natale è vicino, c'è fermento, il clima natalizio si fiuta nell'aria,è palpabile. Ad aiutarci con la lingua ci pensa Aleksandra, una traduttrice polacca. Via, partiamo, non prima di entrare all'Hard Rock Cafè per chiedere cosa ricordino di quel giorno. “Erano tanti, hanno chiesto quasi tutti una birra” - racconta Pawel, uno dei camerieri - “La situazione era tranquilla, non c'era nessun problema, a parte un tavolo che ricordo non ha pagato, ma è una cosa che capita spesso. Per il resto non è successo nulla”. L'occhio va al cielo dove svetta lo splendido Palazzo della Cultura, 231 metri, 42 piani. Salutiamo l'edificio più alto della Polonia, sulla nostra destra, invece, la stazione centrale, ed ecco via Jerozolimskie. Caotica, tram e macchine che transitano senza sosta, taxi indemoniati sull'aslfato ghiacciato. Per attraversare la strada utilizziamo il sottopasso, ma il corteo quel giorno passò sopra, la polizia aveva bloccato la strada appositamente per questo. “Anche quando gioca il Legia i tifosi passano sopra”, ci dice Aleksandra. Facciamo nuovamente capolino nel gelo della capitale polacca, il freddo è pungente, a tratti insopportabile. Camminiamo da nemmeno dieci minuti, adesso siamo in Ulica Marszalkowska, una via immensa, una retta che taglia in due il centro. “Noi non abbiamo avuto problemi. Più avanti è successo qualcosa”, lo dice Eva, che lavora in un negozio di ceramiche. Non c'è traccia di devastazioni, o del passaggio di teppisti, chiediamo informazioni ad un altro commerciante: “Non c'è stato nessuno scontro”. Passo lento, proseguiamo, ecco il Bubble Tea, qui hanno visto qualcosa: “Non ero di turno quel giorno. Il mio collega mi ha detto che c'erano tante persone in negozio, ha visto un po' di movimento ma non abbiamo avuto nessun danno alle vetrine. Ad un certo punto, mentre alcuni stavano pagando, ha visto i poliziotti e i tifosi che scappavano da tutte le parti, ma non ci sono state conseguenze”, racconta Anna. Più avanti lo scorcio che ha fatto il giro del mondo. Quell'immagine agghiacciante dei ragazzi ammanettati e stesi faccia a terra. Quel punto preciso ora è vuoto, tace. Per molti laziali il corteo si fermò qui, per altri, invece, si concluse in una delle infinite traverse che tagliano la via principale, come via Hoza o via Nowogrodzka. O come via Wilcza, dove si trova il più grande commissariato di Polizia di tutta Varsavia. La Pepsi Arena dista ancora 3 chilometri circa, ma per molti quella partita non è mai iniziata. Una retata assurda, che portò al fermo di 150 ragazzi, smistati poi in 18 commissariati diversi. Una numero spropositato, inaccettabile, se rapportato a quanto realmente accaduto. Siamo in Zb Awicelia, epilogo del nostro viaggio. La neve continua a scendere, al centro della piazza spunta una struttura di ferro a forma di arcobaleno. Aleksandra ci spiega che prima dell'11 novembre era ricoperta di fiori, ma un gruppo intergralista lo ha bruciato credendo che fosse un simbolo gay. In quell'occasione, la polizia venne accusata di essersi fatta trovare impreparata. Più di un mese dopo, l'assurdo rastrellamento di 150 persone, che non hanno dato fuoco a nulla e non si sono rese protagoniste di scontri o quant'altro. La loro colpa? Trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. L'aggravante? Essere cittadini italiani. 

AGGIORNAMENTO 18.00 - L’ambasciata italiana rimarrà chiusa per tutto il weekend. Tutte le decisioni sono rimandate a lunedì quando potrebbero essere liberati (dietro pagamento di una cauzione di 1000 euro) i primi sei ragazzi che erano stati condannati per direttissima. Intanto, proseguono anche oggi le visite in carcere. Dalla prossima settimana, invece, per andare a trovare i detenuti a Bialoleka si dovrà seguire l’ordine alfabetico.

AGGIORNAMENTO ORE 10.30 - Volti tirati, occhi spenti, un incubo che sembra infinito. Poi d'improvviso la buona notizia, la speranza si fa strada nell'ambasciata italiana, sita in piazza Dabrowskego. Quella di ieri è stata una giornata fondamentale, decisiva per il destino dei 22 ragazzi detenuti nel carcere di Bialoleka. Sono da poco passate le 18 quando l'attaché (addetto) d'ambasciata Mosconi comunica che entro venerdì potrebbero tornare tutti in Italia. Compare qualche sorriso, seppur accennato, l'entusiasmo è contenuto. Da queste parti le notizie cambiano di continuo, impossibile avere certezze. Ma questa volta la luce in fondo al tunnel si scorge chiaramente, gli occhi dei genitori ricominciano improvvisamente a brillare. Poi la sala si svuota, l'ambasciata italiana chiude i battenti in vista del weekend. Oggi, sotto quella bandiera tricolore, non ci sarà nessun via vai, nessuna corsa per ottenere un permesso che vale un abbraccio ad un figlio, un fratello, un nipote. Oggi, in piazza Dabrowskego 6, non ci sarà Patrizia, segretaria da anni qui in Polonia, che si sta prodigando al massimo per aiutare le famiglie dei giovani detenuti. Non a caso il suo cuore batte per i colori del cielo, sulla sua scrivania campeggia una bandiera biancoceleste, mentre Petkovic e la Coppa Italia occupano lo sfondo del desktop. Patrizia è un punto di riferimento, una colonna portante, è una parola di conforto, una presenza costante. Ha due figli, di cui uno irrecuperabilmente laziale. Era anche lui a vedere la partita contro il Legia, ma fortunatamente non è stato fermato dalla polizia polacca. Sa bene cosa vuol dire essere madre, immagina il dolore di un genitore che vede il figlio privato della propria libertà. È anche grazie a lei che queste persone hanno trovato la forza di andare avanti. Sprazzi di umanità, in un terribile incubo. Che sembra finito.

AGGIORNAMENTO 7/12 ORE 8 -  Ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it è intervenuto Paolo, padre di Federico, ragazzo di 22 anni detenuto nel carcere di Bialoleka. Si torna indietro con la memoria, al giorno delle condanne: “Al processo ho sentito alcune testimonianze della polizia contro i ragazzi, e non sono state negative. Hanno detto solo che dei ragazzi sono stati fermati mentre correvano, e che non erano né aggressivi né tiravano pietre. Il problema è stato che si è trattato di condanne preordinate, loro avevano già deciso che dovevano condannare delle persone, quindi indipendentemente dalle testimonianze della polizia, foto scattate prima o altro, l'idea che ho è che alcuni dovevano essere per forza condannati”. Per evitare che l'intervento della polizia apparisse come un buco nell'acqua: “Esatto. Sono state fermate 150 persone, ammanettate, arrestate, è stato fatto un vero e proprio rastrellamento. Sono stati poi portati in tutti i commissari di Varsavia, alcuni anche 30 o 40 km fuori dalla città. Di questi 150 sono tutti innocenti? Non poteva finire così, la polizia polacca avrebbero perso la faccia. Per cui era stato già deciso che alcuni dovessero essere condannati e detenuti in carcere”. Una vicenda dai contorni poco chiari, della quale si è occupato anche un avvocato polacco: “Questo avvocato è stato informato di quanto accaduto, gli è stato chiesto, non so da chi, di dare una mano a questi ragazzi che si trovavano processati senza difesa, con difensori d'ufficio che non stavano svolgendo bene il proprio lavoro. Una volta studiata la situazione mi ha spiegato che è rimasto sconcertato per quanto stava accadendo, si è trovato di fronte una cosa mai vista prima, giudici superficiali, quello che chiamiamo giustizia sommaria. Se tutti i ragazzi hanno assistenza legale? Non lo so, noi abbiamo tentato di dare assistenza legale a persone che non l'avevano, qualcuno ha fatto anche raccolte di denaro per permettere a tutti di avere copertura legale. Anche l'ambasciata italiana quando ci sono state le prime condanne si è preoccupata di fornire a tutti una difesa”. Poi sull'operato dell'ambasciata italiana: “E' intervenuta decisamente in ritardo. Quando l'ambasciata ha chiesto delucidazioni alla procura sui ragazzi, la procura ha risposto che una volta processati sarebbero usciti quasi tutti pagando un'ammenda. L'ambasciata quindi ha pensato che non era il caso di sforzarsi troppo. L'avvocato mi ha detto una frase precisa: se ci fosse stato un rappresentate del governo italiano, quindi dell'ambasciata, un consigliere o non so chi, nell'imminenza dell'accaduto, molto probabilmente i ragazzi non sarebbero stati processati, avrebbero pagato una multa e basta. Ma non si è presentato nessuno nei tribunali. Poi dopo la sera di sabato con le prime condanne hanno cominciato a muoversi. Noi siamo stato fortunati che durante la visita di Letta, l'argomento sia uscito fuori e questa vicenda abbia così acquisito maggiore forza. Speriamo che questa situazione scellerata si risolva il prima possibile, la sicurezza al 100% di una conclusione positiva ancora non c'è. Non sono tranquillo, ma almeno adesso si sanno le tempistiche”. Tranquillità, una parola ormai estranea alle famiglie dei giovani detenuti nel carcere di Bialoleka. Lunedì, saranno già dodici i giorni trascorsi in prigione: “Lunedì molti avranno scontato circa un quarto della pena e riceveranno una multa di mille euro. È una cosa spropositata per non aver fatto nulla”. Paolo insieme ad altri gentori, non si fermerà di certo, non vuole che i fatti di Varsavia finiscano nel dimenticatoio: “Qualsiasi cosa succeda, noi andremo all'appello, poi faremo ricorso alla Corte europea dei Diritti dell'Uomo, perché sono stati violati dei diritti. Capisco che ogni Paese ha la propria giurisdizione però la Polonia fa parte dell'Unione Europea, deve uniformarsi ai trattamenti giuridici, economici e quant'altro al resto dell'Europa. Loro non si sono ancora uniformati. Questo reato di adunata sediziosa, per loro gravissimo, non può esistere, è un Paese europeo. Aspettiamo che tutto sia finito, poi chiederemo l'assoluzione, perché a questi ragazzi la condanna non viene cancellata. Non puoi prendere 22 innocenti per far vedere che la polizia è forte, lavora bene, altrimenti è una dittatura”.

AGGIORNAMENTO ORE 23 - Ai microfoni de Lalaziosiamonoi.it è intervenuta Laëtitia, sorella di Nicolas, ragazzo francese di 25 anni che si trova nel carcere di Bialoleka in attesa di giudizio: “Nicolas è un tifoso della Lazio, è andato a Varsavia per vedere la partita, era in città da mercoledì. Mi ha raccontato che prima della partita, alle 16 circa, si trovava fuori dall'Hard Rock Cafè, quando ha visto alcune persone che facevano foto e filmati e lui ha pensato che fossero poliziotti polacchi in borghese, ma non si è preoccupato più di tanto, è rimasto tranquillo. Poi dopo la partita quando è stato fermato e preso in custodia, era seduto con altri ragazzi per terra e i poliziotti erano intorno ad un tavolo con le foto fatte nel pomeriggio. Mio fratello mi ha detto che i poliziotti si spartivano i ragazzi. Quando ho riferito l'accaduto all'ambasciata mi hanno detto che era impossibile che Nicolas potesse capire cosa stava accadendo visto che non parla polacco, ma lui mi ha detto anche non serviva parlare polacco per capire cosa stesse succedendo. Ogni poliziotto si sceglieva un ragazzo, per poi fare la denuncia. Questo in un processo può essere una prova contro di loro, anche perché nelle foto non c'è l'ora. Ma la parola di un poliziotto ha più valore di quella di un tifoso di 25 anni. Poi Laëtitia torna al momento dell'arresto: “Mio fratello ha voluto dire che aveva la doppia cittadinanza italiana e francese, per solidarietà con gli altri amici. C'era invece un ragazzo dell'Inter di nazionalità danese che è stato liberato subito”. Un incubo interminabile, un tunnel infinito, in fondo al quale però si scorge uno spiraglio di luce: “L'avvocato ha detto tra martedì e venerdì potrebbe già uscire. Con il procuratore è tutto sistemato ma è un problema logistico, pare che non possano mandare una macchina a prendere quattro persone che li porti dal carcere al tribunale. Però giovedì sera per arrestare più di cento persone non c'erano problemi logistici”. Un commento poi sul lavoro svolto dall'ambasciata italiana: “Ha lavorato bene ma dal giorno di sabato in poi. Per quanto riguarda la Francia, quando mia madre ha chiamato il Ministro degli Esteri francese, ci hanno detto che non era un'emergenza perché ci sono dei bambini che nel frattempo muoiono di fame. Ieri un rappresentante dell'ambasciata francese è andato a trovare Nicolas e l'unica cosa che ha fatto è quella di portare dei giornali francesi. Questo è l'aiuto che ci ha dato la Francia. Per questo dico sì che l'ambasciata italiana ha fatto le cose troppo tardi ma poi ha lavorato bene. Ci ha dato l'opportunità ad esempio di posare le valigie da loro e molto altro. Magari sarebbe stato meglio intervenire prima”. Per evitare così che Nicolas, come gli atri 21 ragazzi, trascorresse, ad oggi, nove notti in carcere da perfetto innocente: “Mi ha detto che l'acqua è freddissima e che ha gli stessi vestiti da giovedì. Gli avevamo spedito un pacchetto con dei vestiti e dei biscotti francesi, ma ci ha detto che ha ricevuto solo i biscotti. Io gli avevo mandato una scatola marrone con delle scritte francesi, invece lui ha detto che gli è arrivata una scatola bianca con scritte in polacco. Ai parenti dei polacchi è stata data sempre la precedenza, potevano mettere delle lettere nelle scatole invece a noi non era permesso. Quando abbiamo saputo dell'arresto? Solo sabato sera. Ci ha mandato un messaggio una ragazza dicendoci che Nicolas aveva seri problemi. Non è facile parlare, e pensare che lui adesso deve firmare un documento di ammissione di colpe quando non ha fatto nulla. Infine Letizia ci parla dell'idea venuta in mente al fratello per aiutare tutti i ragazzi coinvolti nella vicenda: “Vorrebbe scrivere un libro con un suo caro amico Valerio, e con il ricavato aiutare i ragazzi a pagare le spese processuali”.

AGGIORNAMENTO ORE 19.20 - Si è conclusa la nuova riunione con i parenti dei 22 ragazzi in carcere, a cui ha preso parte non l'avvocato Privitera, bensì l'attaché (addetto) d'ambasciata Mosconi. Molte le novità e le precisazioni emerse. Tra lunedì e martedì dovrebbe essere valutata l'istanza presentata dai 10 condannati per direttissima: sei casi verranno esaminati lunedì, gli altri quattro il giorno successivo. Per loro si cercherà di tramutare i mesi di condanna in pena pecuniaria (circa 1000 euro a testa), con l'obiettivo perciò di liberarli al massimo entro mercoledì. Giovedì e venerdì sarà invece il turno degli altri 12 ancora in attesa di giudizio, i legali proporranno per loro il patteggiamento. Questo significa che già venerdì potrebbero tutti - teoricamente - abbandonare il carcere di Bialoleka. Il patteggiamento dovrebbe prevedere la condanna a due anni con la condizionale, il Daspo in Europa per tre anni e il pagamento di una sanzione di 500 euro (più 100 che andrebbero in beneficenza). Al termine della riunione, la situazione è apparsa più rasserenata, i genitori si sono abbandonati a sorrisi ottimisti. Anche i ragazzi in cella stanno bene, si trovano tutti tra laziali, hanno cibo e vestiti e una psicologa è andata a trovarli.

AGGIORNAMENTO ORE 18 - Il nostro inviato ha raccolto la testimonianza della mamma di Riccardo, ragazzo di 26 anni tifoso dell'Inter, volato a Varsavia per visitare la città e con l'occasione per godersi la partita. Nel momento della carica da parte delle forze dell'ordine, Riccardo si trovava a metà del gruppo. In un primo momento era riuscito a mettersi in salvo, ma poi si è ritrovato in una strada sbarrata. In tasca aveva un apparecchio mobile per i denti, i poliziotti l'hanno scambiato per un paradenti. E' stato condannato a 6 mesi, la pena più alta. Quando ha raccontato al giudice di trovarsi in Polonia in vacanza è stato deriso.

AGGIORNAMENTO ORE 15.35 - Nel pomeriggio è in calendario un nuovo incontro tra i familiari dei ragazzi detenuti e l'avvocato Privitera. Ieri sera la riunione si è tenuta nello studio legale, stavolta il colloquio avrà luogo presso l'Ambasciata italiana.

AGGIORNAMENTO ORE 12.30 - A complicare tutto ci pensano i tempi lentissimi della procura polacca: come riportato in precedenza i genitori devono compilare la richiesta di permesso all'ambasciata italiana. Il foglio viene poi inviato alla procura che accetta o meno i permessi, per poi fare di nuovo ritorno al consolato italiano. Più o meno due ore per ottenere questo visto, e pare che sia già una procedura snellita. La famosa accelerata voluta dal premier Letta ancora non si vede.

AGGIORNAMENTO DEL 06/12 ORE 11.30 - Un nuovo giorno, ancora rinchiusi nel carcere. Le notizie che arrivano dalla Polonia non cambiano. L'ultimo aggiornamento vede i genitori fare avanti e indietro tra la prigione e l'ambasciata, dove ottengono i permessi per andare a fare visita ai propri figli. Portano conforto e beni di prima necessità. La situazione appare ancora bloccata.

AGGIORNAMENTO ORE 22.35 - Ai microfoni dell'inviato de Lalaziosiamonoi.it a Varsavia Andrea Centogambe - sulle frequenze di Radiosei - è intervenuto Fabio, padre di Matteo, ragazzo di 20 anni che si trova in un carcere di Varsavia, condannato per direttissima a due mesi di reclusione: "Una parte di queste ragazzi dovrebbe uscire da martedì in poi". Clicca qui per l'intervista completa.

AGGIORNAMENTO ORE 21.20 - Emergono nel frattempo altri inquietanti dettagli della vicenda. Giovedì, durante l'azione che ha portato ai fermi di massa, un ragazzo russo sarebbe stato portato in cella perché colto durante la retata a dare un pugno a un bancomat, che non gli permetteva di ritirare i soldi: la polizia l'avrebbe quindi scambiato per un teppista, portando via sia lui che l'amico che lo attendeva in auto. I parenti dei ragazzi italiani denunciano poi i tentativi di sciacallaggio ai loro danni: una traduttrice polacca oggi si è presentata dal padre di uno di loro per chiedergli indebitamente i soldi del lavoro svolto. Gli hotel dove alloggiavano i tifosi hanno infine richiesto circa 25 euro per le chiavi delle camere, che ovviamente i ragazzi, detenuti, non hanno avuto possibilità di riconsegnare.

AGGIORNAMENTO ORE 21 - E' ancora in corso il colloquio tra i genitori e l'avvocato Privitera. Una riunione fiume, dalla quale emergono già novità molto importanti. Una parte dei 22 ragazzi in carcere potrebbe essere rilasciata martedì, domani si sapranno i loro nomi. In particolare, la volontà del legale è quella di fare richiesta di patteggiamento per i 12 ancora in attesa di giudizio: il rischio potrebbe essere quello di andare incontro a 3 anni di Daspo in tutta Europa e 500 euro di multa. Per quanto riguarda i 10 tifosi già condannati, l'avvocato Privitera spiega: "Per noi sarebbe un successo ottenere delle condanne con una sospensione condizionale".

Dopo una giornata intensa con Enrico Letta sbarcato in Polonia che ha incontrato i genitori e il premier polacco Donald Tusk, si continua a lavorare per riportare in patria i tifosi. In questi minuti è in corso presso lo studio dell'avvocato Privitera, legale che sta seguendo la vicenda dei supporters fermati, un incontro con la delegazione dei genitori. Sarà fatto il punto della situazione dopo le rassicurazioni ricevute da Letta per cercare di arrivare il prima possibile ad una soluzione.