
Smascherato il Milan di Inzaghi: sotto l’entusiasmo niente
Ma perché, dico io, perché questi milanisti irriverenti e dispettosi (calciatori più allenatore) non vogliono proprio seguire i preziosi e amorevoli consigli del cavalier Berlusconi? Eppure il presidente onorario è uno che se ne intende e se nella ormai consueta visita del venerdì a Milanello suggerisce di fare gol, poi in partita i ragazzi dovrebbero accontentarlo. E invece niente.
Uscendo fuori dalla parodia, unico modo sensato che mi resta per evitare di sciogliermi in un pianto dirotto sui resti del nostro amato Milan, restano alcune amare considerazione tecnico-tattiche.
Come si temeva fin dall’inizio, malgrado le ottimistiche analisi delle prime giornate di campionato, ecco che purtroppo sta emergendo inesorabile la vera natura del Milan. Una rosa costruita senza capo né coda, frutto di un mercato a caccia di occasioni low cost anziché degli uomini necessari per costruire un progetto di squadra. E in mezzo Filippo Inzaghi, battezzato ferocemente “yes man” dai nostalgici di Clarence Seedorf e tirato in ballo forse troppo presto in un gioco più grande di lui.
Lasciando da parte per un attimo le critiche inesorabili alla proprietà che continua a dispensare consigli tattici non richiesti all’allenatore anziché mettere a disposizione moneta sonante per ricostruire il Milan, restano le colpe vere dello staff tecnico.
Inzaghi sembra aver perso completamente il bandolo della matassa. Evidente la difficoltà nel leggere le partite e cambiarle in corsa, ma è soprattutto la faccia spaurita di fronte alle telecamere a fine gara, che ci racconta tutto il suo stato di confusione.
A questo proposito, ad esempio, sorprende la totale inadeguatezza di mister Inzaghi nel riuscire ad offrire risposte sensate all’indecifrabile momento del Milan. Il suo continuare a ripetere nelle interviste del post-partita «i ragazzi hanno dato tutto quello che avevano» preoccupa forse ancor più dei continui e destabilizzanti passi falsi della squadra.
Perché se davvero questo è il massimo che questa squadra può regalare ai suoi tifosi, siamo davvero messi male.
E arriviamo quindi ad uno degli argomenti che ha maggiormente tenuto banco tra i tifosi milanisti in questo triste lunedì novembrino: il caso Menez.
Osannato come il salvatore della patria nelle prime giornate di campionato, il francese è ripiombato nel precipizio della precarietà, con la conseguenza che sono tornate a galla tutte le sue insicurezze, causa primaria del bisogno di strafare sempre e comunque. Contro il Palermo Jeremy è stato il manifesto dell’anarchia, incapace di mantenere un ruolo e soprattutto di dialogare con i compagni. L’unica volta che c’è riuscito, da un suo assist di velluto è arrivata l’unica palla gol rossonera, peraltro malamente sciupata da Poli sullo 0-0.
Il problema vero è che in questo Milan uno tra Torres e Menez è di troppo, e non potrà essere altrimenti fino a quando mister Inzaghi non avrà messo a punto in maniera impeccabile il 4-2-3-1, magari puntando sul rapido recupero di capitan Montolivo, ideale complemento per chiudere la cerniera di centrocampo con Nigel De Jong. Fino a quel momento è impensabile che i due possano giocare insieme perché, per lasciare il proscenio centrale all’ex Chelsea, il francese è costretto a traslocare sulla fascia sinistra dove soffre terribilmente e rende il 20% delle sue possibilità. Il problema però è che lo spagnolo, arrivato in pompa magna a Milanello, è stato presentato all’opinione pubblica come il colpo del secolo e di conseguenza non si può certo lasciarlo fuori a cuor leggero.
E qui si torna a bomba sul mercato scriteriato del Milan: alla fine di agosto serviva di più l’ennesimo attaccante (Pazzini e Niang ormai hanno fatto la muffa in panchina) o piuttosto qualche solido rimpiazzo a centrocampo e in difesa? La risposta la conosciamo tutti e fa il paio con quella della scorsa estate quando Galliani bacchettò la curva, indispettita per il costosissimo arrivo di Matri, con la celebre «il mercato non lo fanno i tifosi».
Giusto caro amministratore delegato, però adesso risponda lei ai fischi legittimi del popolo rossonero, angosciato al pensiero di un’altra stagione da metà classifica. La vogliamo costruire una squadra decente per riportare il Milan ai fasti di un tempo oppure ormai dobbiamo continuare a saltellare dalla prima alla seconda colonna della classifica e accontentarci solo dei “bla bla bla” presidenziali del venerdì pomeriggio?







