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La battaglia di Montevideo che decise la Coppa Intercontinentale del 1967

La battaglia di Montevideo che decise la Coppa Intercontinentale del 1967
domenica 5 aprile 2020, 08:53Altre Notizie
di Redazione TMW
fonte Giovanni Manenti per SPORT660.WORDPRESS.COM

La Coppa Intercontinentale è un Trofeo istituito nel 1960 su iniziativa dell’UEFA (Union des Associations Européennes de Football) e della CONMEBOL (Confederacion Sudamericana de Futbol), per mettere a confronto le formazioni di Club rispettivamente vincenti della Coppa dei Campioni (dal 1993 divenuta Champions League) e della Copa Libertadores …

Tale Trofeo – che, sia pure non ufficialmente – designava la squadra Campione del Mondo a livello di Club, si è svolto sino al 2004, per poi essere sostituito dalla “Coppa del Mondo per Club” sotto l’egida stavolta della FIFA, Torneo al quale partecipano le formazioni vincitrici della più importante Manifestazione Continentale nelle sei Confederazioni – oltre alle citate UEFA e CONMEBOL, anche CONCACAF (Centro e Nord America), CAF (Africa), AFC (Asia) e OFC (Oceania) – affiliate alla Federazione Internazionale, anche se poi l’esito ha visto sinora prevalere solo le rappresentanti di Europa e Sudamerica …

Ma, tornando al periodo in cui la Coppa Intercontinentale si disputa solo tra le vincenti di Coppa Campioni/Champions League e Copa Libertadores, occorre scindere lo stesso in due fasi, vale a dire quella che va dal 1960 al 1979, in cui il Trofeo viene assegnato con gare di andata e ritorno ed eventuale spareggio in campo neutro, da disputare nel Continente della squadra che ha giocato in casa il secondo incontro, per poi trasformarsi in una partita unica con sede stabilita a Tokyo dal 1980 al 2004, assumendo altresì la denominazione “Toyota Cup” dalla Società automobilistica nipponica sponsor dell’evento.

Tale variazione è in larga parte dovuta alla necessità di ridurre il numero degli incontri dato l’affollamento dei calendari in entrambi i Continenti, ma anche, se non soprattutto, al timore per l’incolumità dei propri giocatori paventato dai Club europei nell’affrontare le trasferte nei “calienti” ambienti sudamericani, prova ne sia che, dopo le prime 11 edizioni in cui il cliché viene rispettato, nelle successive 9 occasioni due non vengono disputate ed in altre cinque l’Europa è rappresentata dalla squadra finalista per rinuncia della vincitrice della Coppa dei Campioni, con solo l’Ajax nel 1972 ed il Bayern nel 1976 ad accettare il doppio confronto, peraltro risultando in entrambi i casi vincitori.

Fatta tale debita premessa, occorre precisare come diverse formazioni abbiano avuto a disposizione più occasioni per aggiudicarsi la Coppa Intercontinentale – citiamo gli argentini dell’Independiente, Estudiantes, Boca Juniors e River Plate, al pari degli uruguaiani del Penarol e del Nacional, così come, dall’altra parte dell’Oceano, una tale opportunità è toccata al Real Madrid, Benfica, Porto, Milan, Inter, Juventus Ajax e Bayern (ancorché abbiano in due occasioni rinunciato …) e così via – mentre vi è un’edizione, di cui trattiamo quest’oggi, che è l’unica in cui si contendono il Trofeo due Club a cui questa chance non toccherà più in seguito …

Ciò, trattandosi dell’edizione 1967, per quel che concerne la struttura iniziale con gare di andata e ritorno (la cosiddetta Coppa Intercontinentale pura …) perché poi, con la formula della gara unica con in palio la “Toyota Cup” (detta anche Coppa Europa-Sudamerica) una situazione simile si verifica anche nel 1991, allorché l’8 dicembre 1991 a Tokyo si affrontano gli jugoslavi della Stella Rossa Belgrado ed i cileni del Colo-Colo, con il successo ad arridere a Savicevic & Co. per 3-0.

La stagione 1967, viceversa, segna una data importante nel Vecchio Continente, poiché pone termine al dominio assoluto delle formazioni neolatine in Coppa dei Campioni, visto che dalla sua istituzione si erano sino ad allora affermate solo squadre spagnole, italiane e portoghesi – con addirittura 9 Finali su 11 disputate a vedersi affrontare solo vincenti dei Campionati nazionali di Spagna, Italia, Francia e Portogallo, uniche “intruse” l’Eintracht Francoforte nel 1960 ed il Partizan Belgrado nel 1966 – con grande delusione soprattutto per le rappresentanti di Germania ed Inghilterra, mentre la crescita del Calcio olandese era ancora da venire …

Uno smacco, soprattutto per la First Division inglese – che ancora non ha visto alcuna sua formazione giungere all’atto conclusivo, con i migliori piazzamenti costituiti dalle semifinali di Manchester United (1957 e ’58, pur con la giustificazione della tragedia di Monaco di Baviera del 6 febbraio ’58, e ‘66), Tottenham (1962) e Liverpool (1965) – a cui tocca fare “buon viso a cattivo gioco” allorché assiste nel 1967 al trionfo degli scozzesi del Celtic Glasgow, che così divengono la prima formazione britannica ad alzare il Trofeo.

Successo ottenuto superando in rimonta 2-1 nella Finale del 25 maggio 1967 a Lisbona un’Inter alla ricerca del suo terzo trionfo continentale dopo le affermazioni nel 1964 e ’65 e che, di fatto, segna la fine del ciclo della “Grande Inter” di Helenio Herrera che, in un quinquennio, era stata capace di aggiudicarsi tre Scudetti, due Coppe dei Campioni ed altrettante Intercontinentali …

Una formazione tosta, quella scozzese, imperniata sul non più giovane portiere Ronnie Simpson (classe 1930, al Celtic dal 1964 dopo aver militato a lungo nell’Hibernian Edimburgo), con una affidabilissima coppia di terzini, formata dai prodotti del vivaio Jim Craig e Tommy Gemmell (quest’ultimo con altresì spiccate qualità offensive …), come pure il solido difensore centrale nonché Capitano Billy McNeil – una vita interamente spesa al Club con 790 presenze e 34 reti – al cui fianco opera John Clark, mentre il centrocampo è retto da Bobby Murdoch e Bertie Auld, con quest’ultimo rientrato a Glasgow dopo un’esperienza triennale al Birmingham …

Uno schieramento da 4-2-4 che però sfrutta il movimento delle due ali a dar manforte in mediana, con il funambolico Jimmy “Jinky” Johnstone (l’idolo dei tifosi dei “Bhoys”) ad operare sulla destra e Bobby Lennox a sinistra, peraltro quest’ultimo più propenso alla conclusione a rete come dimostrano i suoi 273 centri nelle 571 apparizioni complessive con il Club, mentre le punte centrali rispondono ai nomi di Steve Chalmers – anch’egli prodotto della Academy, con 228 reti nelle 405 gare disputate con la maglia del Celtic – e William Wallace, acquistato a dicembre ’66 dall’Heart of Midlothian e capace di contribuire con 14 reti in 21 incontri alla conquista della Scottish First Division.

A completare la batteria d’attacco va aggiunto John Hughes, anch’egli cresciuto nel Celtic e con un bagaglio di 189 reti in 416 presenze complessive, il cui infortunio ad inizio stagione aveva consigliato la Dirigenza biancoverde di tutelarsi con l’acquisto di Wallace, ma il vero segreto dei successi del Club sta nel manico, ovvero nel tecnico Jock Stein, che ne aveva vestito i colori da giocatore quale ex difensore, per poi divenire l’artefice di una formazione capace di dominare la scena scozzese per un intero decennio, guidando i “cattolici di Glasgow” alla conquista di 10 titoli di First Division (di cui 9, dal 1966 al ’74, consecutivi …), 8 Scottish FA Cup (più una nona a livello personale vinta con il Dumbarton) e 6 Scottish League Cup, oltre, ovviamente, alla già citata Coppa dei Campioni …

La stagione 1967 è in assoluto la più vincente nella Storia del Club, visto che il Celtic si aggiudica il “Treble” in Patria – costituito da First Divsion, Scottish FA e League Cup – con in più il trionfo europeo e, pertanto, l’eventuale conquista della Coppa Intercontinentale non risulterebbe altro che la classica “Ciliegina sulla torta” di un anno da incorniciare.

Ma, dall’altra parte dell’Oceano, vi è una formazione che spera in un identico risultato, vale a dire gli argentini del Racing Avellaneda, che erano tornati a disputare la Copa Libertadores dopo l’esperienza del 1962 dove erano stati eliminati nella prima Fase a Gironi che aveva visto qualificarsi il Nacional d Montevideo …

All’epoca, al massimo Torneo sudamericano partecipano le prime due classificate dei rispettivi Campionati nazionali – salvo il Brasile, il cui Torneo (Brasileirao) si inaugura solo nel 1971 e che quindi iscrive la vincente della Taça Brasil 1966 – con i Campioni in carica (in questo caso gli uruguaiani del Penarol …) ad accedere direttamente alla seconda Fase, così che di detto Paese solo i rivali storici del Nacional vanno a comporre gli Gironi eliminatori …

Il Racing, dal canto suo, si era aggiudicato il Campionato argentino 1966 – l’ultimo prima dello sdoppiamento dello stesso in “Metropolitano” e “Nacional” dal 1967 al 1984 e quindi in “Apertura” e “Clausura” dal 1991 al 2014 – con 61 punti in 38 partite, frutto di 24 vittorie, 13 pareggi ed una sola sconfitta, precedendo di cinque lunghezze il Boca Juniors.

A rinforzarne l’organico, in vista della partecipazione all’edizione 1967 della Copa Libertadores, giunge dall’Italia l’ex “academico” (“La Academia” è il soprannome del Racing …) Humberto Maschio, uno dei tre componenti, assieme ad Omar Sivori ed Antonio Valentin Angelillo, del trio de “Los Angeles con caras sucias” (“Gli Angeli dalla faccia sporca”) che avevano strabiliato nella Copa America 1957 vinta dall’Argentina si era aggiudicata con Maschio Capocannoniere con 9 reti …

Dopo aver indossato nel Bel Paese le maglie di Bologna, Atalanta, Inter e Fiorentina – con un totale di 190 presenze e 51 reti nella nostra Serie A – Maschio, oramai 33enne, se ne era tornato alle origini non immaginando che, proprio nella fase conclusiva della propria carriera, avrebbe raccolto le sue maggiori soddisfazioni.

Inserito nel secondo Girone eliminatorio assieme ai connazionali del River Plate, ai colombiani dell’Independiente Santa Fe ed Independiente Medellin ed ai boliviani Bolivar e del 31 de Octubre, il Racing prevale con 17 punti, frutto di 8 vittorie, un pari ed un solo inciampo, uno 0-3 il 15 marzo ’67 a La Paz contro il 31 de Octubre, con 29 reti realizzate, 6 delle quali messe a segno da Juan Carlos Cardenas, seguito da Norberto Raffo a quota 5 e da Maschio con quattro.

Alle sei formazioni (due per Girone) qualificate alla seconda fase – Cruzeiro, Universitario di Lima, Racing, River Plate, Nacional e Colo-Colo – si aggiungono i Campioni in carica del Penarol, così da formare due ulteriori Gruppi di semifinale (uno da quattro e l’altro da tre squadre …), le cui vincenti si affrontano in gare di andata e ritorno per l’assegnazione del Trofeo …

Ed il Racing, inserito nel primo Gruppo assieme a River Plate, Universitario e Colo-Colo, paga la sconfitta interna per 1-2 contro i peruviani dell’Universitario dopo che, con identico punteggio, si era imposto a Lima, dovendo ringraziare il River Plate che strappa un pari esterno per 2-2 il 29 giugno ’67 così da poter concludere a pari punti a quota 9, rendendosi necessario uno spareggio, disputato il 18 luglio sul neutro di Santiago del Cile che vede la formazione di Maschio imporsi per 2-1 grazie alla doppietta di Raffo, dimostratosi la punta di diamante in questa seconda fase, avendo messo a segno 8 delle 13 reti realizzate dalla formazione allenata da Juan José Pizzuti, anch’egli con un passato al Club come attaccante.

“Estadio Nacional” di Santiago che, indubbiamente, porta bene al Racing, visto che il 29 agosto 1967 vi disputa anche la gara di spareggio con il Nacional, primo nell’altro Gruppo, per l’assegnazione della Copa Libertadores, dopo che le due sfide – disputate rispettivamente il 15 ed il 25 agosto 1967 ad Avellaneda e Montevideo – si erano concluse sul punteggio di 0-0, ed a deciderne le sorti sono Joao Cardoso al 14’ ed ancora Raffo al 43’, così da rendere inutile la rete messa a segno da Viera ad 11’ dal termine.

Tocca pertanto al Celtic ed al Racing affrontarsi per la conquista della Coppa Intercontinentale e, sulla base dell’alternanza annuale, sono gli scozzesi ad ospitare la gara di andata, che ha luogo il 18 ottobre 1967 ad “Hampden Park” (il “Wembley” scozzese …), sulle cui tribune si danno appuntamento ben 103mila spettatori per incitare la formazione di Jock Stein verso la conquista di un clamoroso en plein di successi …

Con l’unica variante del rientro di Hughes in attacco al posto di Chalmers rispetto agli undici scesi in campo cinque mesi prima a Lisbona nella Finale di Coppa dei Campioni contro l’Inter, il Celtic riesce ad avere ragione della resistenza avversaria solo a poco più di un quarto d’ora dal termine, grazie ad una rete del Capitano McNeil, ma oltre all’esiguo vantaggio, sono ben altre le preoccupazioni che affliggono giocatori e staff tecnico scozzese, vale a dire le previste intemperanze argentine in vista della gara di ritorno, dato che già a Glasgow gli uomini di Pezzuti hanno fatto “orecchi da mercante” ai richiami del Direttore di Gara spagnolo Juan Gardeazabal Garay.

La seconda sfida va in scena due settimane dopo, l’1 novembre 1967 allo “Estadio El Cilindro” di Avellaneda, che restituisce lo splendido colpo d’occhio con 100mila spettatori chiamati a raccolta per la grande impresa, incontro a dirigere il quale è designato l’arbitro uruguaiano Esteban Marino …

Al fine di prevenire e/o limitare le probabile scorrettezze dei padroni di casa, i dirigenti scozzesi chiedono sia alla UEFA che alla FIFA di inviare dei loro osservatori, ma tale richiesta passa inosservata, come pure molto pochi sono i giornalisti (appena sei …) al seguito per un incontro che viene ignorato persino dalla BBC (sia Radio che Tv …) al pari dell’emittente privata ITV.

I timori sono legati anche all’esito della sfida tra Inghilterra ed Argentina svoltasi l’anno precedente a Wembley per i Quarti del Campionato Mondiale, ed anche se il Celtic è Club scozzese, per i tifosi sudamericani la circostanza non fa molta differenza, come hanno modo di accorgersene non appena il loro aereo atterra a Buenos Aires, con il pullman che li accoglie ad essere oggetto di lanci di ogni cosa, pur se scortato da un vasto cordone di polizia …

All’ingresso delle due squadre in campo, non ci vuol molto a capire quale sarà l’atmosfera in campo, visto che il portiere scozzese Simpson viene colpito alla nuca da un razzo scagliato dagli spalti mentre si avvia a prendere posto tra i pali, dovendo essere sostituito da John Fallon, mentre per il resto Stein conferma la formazione vittoriosa a Glasgow, con l’unica eccezione di Chalmers che recupera il suo posto in attacco, rilevando Hughes …

Difficile ragionare in un ambiente che vive l’evento come una crociata, anche se, dopo 20’ di gioco, il Direttore di gara non può esimersi dal concedere al Celtic un calcio di rigore per un plateale placcaggio del portiere argentino Agustin Cejas su Johnstone che l’aveva superato, e Gemmell si incarica della trasformazione con una violenta conclusione in mezzo ai pali …

Lo svantaggio carica ancor più il pubblico, che va in delirio allorché poco dopo la mezzora, è il Capocannoniere della Libertadores, Norberto Raffo, a confermare la sua buona vena siglando il punto del pari, risultato con cui le due squadre vanno al riposo, prima che ad inizio ripresa tocchi a Cardenas ribaltare le sorti dell’incontro con il punto del 2-1 …

Poiché all’epoca la differenza reti non ha valore nel doppio confronto, gli argentini non hanno alcuna necessità di sprecare energie per incrementare il vantaggio, mentre sugli spalti si assiste a dei curiosi tafferugli tra tifosi del Racing e spettatori uruguaiani che avevano comprato il biglietto per sostenere i loro avversari.

A fine gara, mentre si pensa già all’incontro di spareggio, in programma a distanza di tre giorni allo “Estadio Centenario” di Montevideo, il tecnico Jock Stein così commenta quanto accaduto: “io non sono un uomo che si impressiona facilmente, ma non mi vergogno ad ammettere di essere rimasto terrorizzato da quanto visto sul terreno di gioco, e sono anche convinto che se quello accaduto a Simpson è stato l’unico serio infortunio, ciò è derivato dal semplice fatto che abbiamo perso …!!”

Sono le 16:30 ora locale del 4 novembre 1967 allorché l’arbitro paraguaiano Rodolfo Pérez dà il fischio d’inizio al match che decide l’assegnazione della Coppa Intercontinentale, a cui assistono oltre 65mila spettatori, di cui circa 30mila argentini ad aver attraversato il Rio de La Plata per sostenere i propri beniamini, non senza essersi premuniti di cantare e suonare tutta la notte precedente l’incontro sotto l’albergo che ospitava gli scozzesi …

Al fine di cercare di amicarsi gli spettatori neutrali, i giocatori del Celtic fanno il loro ingresso in campo recando una bandiera dell’Uruguay, non fosse che, subito dietro di loro, gli avversari ne portano una quattro volte più grande ….

E se, sugli spalti, si respira un’aria ben diversa da quella di tre giorni addietro, sul terreno di gioco la sfida è vista come una sorta di “resa dei conti” tra i ventidue scesi in campo, con gli scozzesi, sentitisi più protetti rispetto al precedente incontro, a non voler più tollerare le angherie avversarie …

Ecco, pertanto, che quella che passa alla Storia come “La Battaglia di Montevideo” vede accendersi la miccia poco dopo la mezzora di gioco, allorché Johnstone, senza alcun dubbio il più vivace e pericoloso degli scozzesi, subisce un fallo brutale e proditorio da parte di Juan Rulli, circostanza che scatena una rissa in campo, mentre, come nulla fosse, l’estremo difensore Agustin Céjas lascia la porta per scagliarsi su Johnstone, sollevandolo di peso sino a che l’intervento di un poliziotto armato di sfollagente non lo induce a più miti consigli facendogli riguadagnare il suo posto fra i pali …

Nel frattempo il direttore di gara identifica in Alfio Basile – futuro Commissario Tecnico della Nazionale argentina – colui che ha scatenato la rissa ed, essendo lo stesso già ammonito, lo caccia dal campo, per poi assumere analogo atteggiamento nei confronti di Bobby Lennox, apparso ai più senza colpa alcuna (probabile uno scambio di persona …) e, nonostante le vibrate proteste di Stein, è costretto a rientrare anzitempo negli spogliatoi …

Con la sfida bloccata sullo 0-0 di partenza, una svolta fondamentale giunge dopo 3’ dal rientro delle squadre dopo l’intervallo, allorché l’arbitro commina una seconda espulsione a carico degli scozzesi, vittima stavolta proprio Johnstone che, nel tentativo di liberarsi da una trattenuta di Oscar Martin, sbraccia di quel tanto perché l’astuto argentino crolli a terra inducendo il Direttore di gara ad assumere il provvedimento …

In 9 contro 10, il Celtic subisce al 56’ la rete di Juan Carlos Cardenas autore di una pregevole conclusione da 25 metri che non lascia scampo a Fallon e le scarse possibilità di rimonta da parte scozzese divengono nulle allorché, a 15’ dal termine, un terzo giocatore viene espulso, toccando stavolta a Hughes – che era stato preferito a Chalmers nell’undici di partenza – reo di aver colpito Cejas in uno scontro di gioco.

I restanti minuti servono solo a registrare l’ultima espulsione di giornata, con Rulli a concludere anzitempo l’incontro dopo aver colpito con un pugno al volto Clark ed, essendo la gara oramai fuori controllo, tocca alla Polizia intervenire poco prima del fischio finale per sedare un nuovo accenno di rissa in campo …

Si conclude così una delle tante “pagine oscure” delle sfide tra compagini del Vecchio e Nuovo Continente, con i giocatori del Celtic a dover subire, oltre il danno, pure la beffa, in quanto dell’incontro viene trasmessa nel Regno Unito una sintesi di 30’ mandata in onda il lunedì sera 6 ottobre …

Poiché, come già riferito, la BBC non aveva inviato alcune troupe al seguito della formazione scozzese, il celebre commentatore Kenneth Wolstenholme può solo descrivere le immagini giunte dal Sudamerica, in cui si vede Tommy Gemmell assestare un calcio ad un avversario a gioco fermo ed andarsene senza che l’arbitro prendesse provvedimenti …

Ciò fa passare i giocatori del Celtic come provocatori e lo stesso Stein stigmatizza il gesto del suo difensore: “non potevo credere ai miei occhi, ero così infuriato che mi alzai dalla panchina e, superando la schiera di poliziotti a protezione del campo, mi diressi verso Gemmell per apostrofarlo circa il suo gesto, tanto più che pochi minuti prima aveva bloccato un Basile intenzionato a sferrare un pugno all’arbitro, circostanza che, se andata a segno, avrebbe sicuramente comportato l’abbandono del match e forse saremmo stati dichiarati vincitori del Trofeo …”

L’eco delle immagini porta i componenti della formazione di Glasgow ad essere sorprendentemente multati dalla Federazione scozzese con 250 sterline a testa, mentre dall’altra parte dell’Oceano ai giocatori del Racing viene assegnato un premio pari all’equivalente di 2mila sterline ed una macchina nuova a testa …

Quando si dice, e mai come in questo valga il detto … “becchi e bastonati …”

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