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TMW RADIO - Sensibile: "Messi a livello tecnico solo in 3-4 squadre, economico forse una o due"

TMW RADIO - Sensibile: "Messi a livello tecnico solo in 3-4 squadre, economico forse una o due"
© foto di Flavio Mazzoleni
mercoledì 26 agosto 2020, 18:36Altre Notizie
di Dimitri Conti
Archivio Stadio Aperto 2020
TMW Radio
Archivio Stadio Aperto 2020
Pasquale Sensibile ai microfoni di Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini
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Il dirigente sportivo Pasquale Sensibile è intervenuto in diretta nel corso di Stadio Aperto, trasmissione di TMW Radio condotta da Francesco Benvenuti e Niccolò Ceccarini, iniziando ovviamente dal futuro di Messi: "Bisogna partire da una considerazione che può apparire banale: dal punto di vista tecnico Messi può andare in 3-4 squadre. Poi si valuta anche il lato economico, e ne rimangono una o due... Per me non ci sono tanti club che possano ambire a lui, ammettendo che la situazione poi non ci riservi un colpo di scena. Nel calcio bisogna sorprendersi di chi si sorprende".

Lukaku ha fatto ricredere tutti già dopo la prima stagione?
"Io come sempre parto dal presupposto che trattandosi di essere umani, si debba guardare al patrimonio intellettuale. Anzitutto ha dimostrato di essere ragazzo intelligente e persona per bene, che ha sempre portato grande rispetto nei confronti del club, dei dirigenti, dell'allenatore e del paese che l'ha ospitato. Persino nei confronti di chi, dopo due-tre settimane della scorsa stagione, ridacchiava pensando a un flop totale tralasciando che avesse avuto un'estate travagliata, saltando a piè pari la preparazione fisica. Una volta rimessosi in riga, sempre sorridente ed elegante, ha risposto a tutti a suon di prestazioni e gol, dimostrando cosa voglia dire essere leader".

Di Candreva, che dire?
"Ha vissuto quest'anno una seconda giovinezza, e d'altronde il feeling che ha con Conte non lo scopriamo ora. Dopo il lockdown si è visto un po' penalizzato sui minuti giocati, ma ha dato risposta di alto livello per disponibilità. Sono stati una grandissima realtà di campionato e coppe proprio perché composti da professionisti e guidati da uno come Conte. Senza scordarsi del percorso di crescita encomiabile intrapreso dalla società".

Come giudica la conferma di Conte?
"Per rovinare una stagione o un percorso del genere serve ben altro che una finale europea persa. Parlo di uomini di grandissima personalità che hanno a cuore le sorti dell'Inter, esprimendo un contraddittorio a volte magari sbagliando in tempi e forma, ma tutto finalizzato a crescere. Nell'arco di una stagione si può essere più e meno lucidi, ma conta volere un obiettivo comune. L'Inter l'ha dimostrato in lungo e in largo: anche i collaboratori ad Appiano, leggevo, si comportavano facendo pensare a Conte che si potesse andare avanti. Sono riusciti a ricostruire un senso d'appartenenza che sta alla base dei cicli".

A Spezia ci sono Scuffet e Italiano, che lei ha avuto come giocatore a Verona.
"Lì non avevo ancora il patentino, è stata un'esperienza nuova, rubando il mestiere al presidente Pastorello, papà di Federico. In quella squadra, allenata da Ficcadenti, Italiano spiccava e si vedeva la capacità di leggere il gioco e osservare dinamiche di un certo tipo. Gli ho mandato un messaggio l'altra sera, dicendo che aveva dimostrato ancora una volta che grande lavoro sta facendo. Oltre ai risultati, fa vedere di essere sensato e preparato: è uno dei profili da seguire con curiosità. Il percorso di Scuffet invece, benché sia giovanissimo, è lungo e dopo un inizio positivo ha affrontato difficoltà, tornando in Italia per rimettersi in discussione. Mostra equilibrio e capacità mentali da grande calciatore potenziale: ora arriva il primo banco di prova importante in A, e può imporsi".

Nell'ultimo decennio cos'è mancato alle italiane in Europa?
"Capacità di pianificare e progettare: come sempre accade, chi vince le coppe europee viene preso da esempio. Leggo spesso termini di paragone col Bayern, ma probabilmente loro vanno presi ad esempio per altre cose, e non solo per le vittorie. Siamo più propensi ad improvvisare o trovare rimedi estemporanei senza curarsi troppo della pianificazione: nel calcio, invece, l'unica cosa che non puoi pianificare sono i risultati. Questi però, purtroppo, incidono nel giudizio. Qui sta il gap che dobbiamo colmare".

Juwara racconta la storia di occasioni importanti.
"Qui c'è stato grande coraggio da parte di chi l'ha individuato e portato in agenzia, da parte del Chievo che gli ha dato continuità e anche lungimiranza del Bologna che l'ha preso un anno fa. E poi un grande coraggio di Sinisa Mihajlovic a cogliere l'attimo e dargli spazio... Non solo a lui. Senza sminuirlo, per società e giocatori giovani allenatori come Mihajlovic sono la vera fortuna. Juwara è sveglio e vuole giocarsela con entusiasmo, qualsiasi lasso di tempo giochi. A volte anche troppo entusiasmo ma preferisco vedere chi sbaglia per eccesso rispetto al difetto".

Arriveremo a puntare davvero sui giovani?
"Me lo auguro. In certi momenti diamo l'impressione di non avere capacità e umiltà di copiare chi fa meglio di noi. L'altro giorno il Lione ha giocato la semifinale di Champions con Caqueret titolare, poi si è visto entrare anche un 2002... In Francia non dico che sia l'ordinario, ma ne troviamo tantissimi: da noi un 2000 entra in campo 20' e lo celebriamo".

Lavorate forte in Brasile, giusto? Ci racconta la vostra nuova collaborazione.
"Non mi stancherò mai di mettere in evidenza la visione ad ampio raggio di Federico Pastorello, che tiene sempre tutto molto monitorato. Si è reso conto che in Brasile il mercato ha avuto un'evoluzione, e dall'essere quasi solo esportatore oggi presenta club in grado di fare investimenti importanti. Attraverso uno dei nostri collaboratori storici abbiamo strutturato un rapporto consolidato con Claudio Fiorito, ragazzo giovane, dinamico, entusiasta ed ambizioso: così abbiamo aperto un ufficio a San Paolo, e siamo presenti su quel mercato. Dal Brasile si può arrivare all'Europa delle big anche attraverso step intermedi come Portogallo, Belgio o Olanda. Quanto seminiamo oggi, pensiamo, potrà avere risvolti in Europa".

Il calcio femminile è ripartito.
"Qui rischio di essere ripetitivo, ma dico che Pastorello ha percepito un anno e mezzo fa questa crescita, aprendo il dipartimento femminile con l'avvocato Claudia Romanelli, ritagliandosi uno spazio di livello assoluto in pochissimo tempo".

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